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Sicurezza e prevenzione nell’industria galvanica

Tiziano Menduto

Autore: Tiziano Menduto

Categoria: Industria

13/07/2009

Disponibile on line alcuni documenti relativi al piano di prevenzione mirato alla riduzione dei rischi professionali nel comparto delle industrie galvaniche. La mortalità, i rischi e la prevenzione possibile.

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Il progetto, che ha preso avvio nel novembre 2003 e ha coinvolto ottantadue ditte che si occupano di trattamenti galvanici (prevalentemente nel settore della rubinetteria) nei territori delle Aziende Sanitarie Locali di Novara e del VCO (Verbano - Cusio - Ossola), è stato finanziato dalla Regione Piemonte attraverso il DGR n. 58 del 14/05/03.
Al progetto hanno collaborato i tecnici ARPA Piemonte - Igiene Industriale, gli operatori S.Pre.S.A.L. dell'ASL NO e dell'ASL VCO e il Servizio di Medicina del Lavoro dell'ASO "Maggiore della Carità" di Novara.
In particolare il progetto è stato realizzato mediante “i sopralluoghi eseguiti nelle aziende, l'approfondimento dell'analisi dei rischi, attraverso l'analisi della documentazione aziendale, l'esecuzione di monitoraggi ambientali e monitoraggi biologici sui lavoratori esposti”.
 
Si ricorda che il ciclo produttivo dell’industria galvanica consiste in un insieme di procedimenti con i quali oggetti, metallici o non, opportunamente preparati, vengono rivestiti con metalli o leghe per mezzo di processi elettrolitici.
 
Nella premessa di questo corposo documento sono indicate le motivazioni che hanno portato al piano di prevenzione, motivazioni riconducibili alla riduzione dei rischi professionali connessi, in particolar modo, alla presenza di sostanze chimiche pericolose per la salute e la sicurezza dei lavoratori, alcune delle quali riconosciute cancerogene per l’uomo.
Secondo alcuni studi epidemiologici su coorti di lavoratori del settore galvanico sono stati riscontrati “eccessi di mortalità per tumori, soprattutto a carico del polmone, in particolare negli stabilimenti dove venivano svolte lavorazioni di cromatura e nichelatura”.
E da questi studi “il rischio di tumore del polmone negli addetti del settore pare stimabile in un ordine di grandezza 2-4 volte rispetto ad una popolazione non esposta, con rischi relativi più elevati (fino a 9 volte) per i lavoratori addetti all’elettrodeposizione per un periodo superiore a 5 anni”.
Inoltre tra questi lavoratori è presente un’elevata incidenza di patologie cutanee, “costituite principalmente da dermatiti allergiche conseguenti a sensibilizzazione cutanea a composti di cromo e nickel” e patologie dell’apparato respiratorio, “comprendenti l’asma bronchiale, le broncopneumopatie croniche ostruttive e l’atrofia del setto nasale”.
 
Questi gli obiettivi fissati dal piano di comparto:
- “descrizione del profilo di rischio dei lavoratori impiegati nelle aziende del comparto galvanico, con particolare attenzione al rischio chimico e cancerogeno;
- individuazione delle migliori soluzioni tecniche disponibili o realizzabili al fine di una sempre maggiore tutela della salute dei lavoratori esposti;
- valutazione di eventuali elementi di novità scaturiti da questa esperienza, per un miglioramento costante degli ambienti di lavoro delle industrie galvaniche;
 - azione di prevenzione rivolta a tutte le unità produttive del settore, alla luce delle risultanze del piano di comparto;
- miglioramento complessivo degli standard di sicurezza, al fine di una equiparazione di tutte le ditte galvaniche, con riferimento alle misure adottate e riscontrate nelle aziende più avanzate dal punto di vista dell’igiene del lavoro;
- miglioramento delle strategie di controllo e di prevenzione specifiche per il settore”.
 
Nel documento è presente anche un ampio capitolo relativo alla pericolosità delle sostanze utilizzate utile nel “percorso metodologico volto alla valutazione del rischio di esposizione professionale ad agenti chimici e cancerogeni”.
Sono state “considerate le sostanze in uso nei diversi trattamenti, nonché il relativo consumo annuo, a partire da quanto riportato nei questionari compilati dalle singole ditte che è stato verificato nei sopralluoghi”: l’elenco che ne risulta “non è da considerarsi esaustivo, ma è comunque rappresentativo della tipologia delle sostanze presenti nel settore”.
 
Sul sito dell’Azienda Sanitaria Locale 13 è presente anche un intervento uscito sul numero di Aprile/Giugno 2008 del Giornale Italiano di Medicina del Lavoro ed Ergonomia nella sezione dedicata alla Medicina del Lavoro.
Si tratta del contributo “Il documento di valutazione del rischio chimico e cancerogeno nel comparto galvanico. L’esperienza dell’ASL 13 del Piemonte”, scritto da A. Castelli, B. Calò, I. Cucco e W. Lazzarotto.
 
In questo contributo si sottolinea l’attenzione posta all’analisi dei Documenti di Valutazione del Rischio Chimico e del Rischio Cancerogeno nell’ambito del progetto di comparto suddetto.
Lo studio ha esaminato i documenti di 45 aziende che effettuano trattamenti galvanici o superficiali di metalli e ha evidenziato “che nella maggior parte dei casi il loro livello tecnico-scientifico era piuttosto carente, complessivamente erano di scarsa utilità pratica e di non facile consultazione per gli addetti del settore”.
Probabilmente le motivazioni sono “da ricondurre alla complessità della materia ed all’insufficiente sensibilità degli attori della prevenzione, nei confronti di tipologie di rischio con effetti a lungo termine e quindi non immediatamente correlabili all’esposizione”.
 
Concludiamo ricordando che a questo contributo è allegato un documento relativo alle “Indicazioni generali per la redazione del documento di valutazione del rischio chimico”.   
 
 
 
 
Giornale Italiano di Medicina del Lavoro ed Ergonomia, VOLUME XXX - N. 2 - Aprile/Giugno 2008, “Il documento di valutazione del rischio chimico e cancerogeno nel comparto galvanico. L’esperienza dell’ASL 13 del Piemonte”, scritto da A. Castelli, B. Calò, I. Cucco e W. Lazzarotto (formato PDF, 72 kB).
 
 
 
Tiziano Menduto



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