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La mancanza di una strategia nazionale in materia di salute e sicurezza

La mancanza di una strategia nazionale in materia di salute e sicurezza
Tiziano Menduto

Autore: Tiziano Menduto

Categoria: Approfondimento

14/02/2018

Le indicazioni di un documento unitario di Cgil, Cisl e Uil sul tema della mancanza di una strategia nazionale per la salute e sicurezza sul lavoro. Le indicazioni delle priorità d’azione su cui intervenire in Italia.

Mestre, 14 Feb – In Europa “l'Italia è uno dei pochi paesi dell'Unione a non avere ancora una propria Strategia Nazionale per la salute e sicurezza sul lavoro. Ed è l'unico che non la ha mai avuta”. A ricordarlo e a sottolineare l’importanza di “dotarsi di una Strategia come sistema Paese” è un recente Documento Unitario di CGIL, CISL, UIL su Salute e Sicurezza sul Lavoro, dal titolo “Un’azione di prevenzione efficace, partecipata e diffusa”.

Il documento, che contiene “obiettivi e priorità di un percorso per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro”, è stato definito con il contributo di vari coordinamenti in materia di salute e sicurezza ed è stato illustrato all’Assemblea RLS-RLST-RLSS svoltasi a Mestre nei giorni del 18 e 19 gennaio 2018.

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Non è in realtà la prima volta che i tre sindacati criticano la mancanza di una chiara strategia nazionale in materia di Salute e Sicurezza sul lavoro. Ad esempio era già successo con una piattaforma del 2013 che PuntoSicuro aveva pubblicato accompagnandolo successivamente con un’intervista a Paolo Onelli, in rappresentanza del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. E nel 2017 abbiamo segnalato la costituzione di un Comitato - presso la Commissione consultiva permanente per la salute e sicurezza sul lavoro – creato proprio per la redazione del richiesto documento di strategia nazionale in materia di salute e sicurezza.

 

Il documento unitario sindacale

Veniamo tuttavia a quanto indicato nel nuovo Documento Unitario di CGIL, CISL, UIL che, come indicato in premessa, intende “delineare un fondamentale quadro di interventi, modalità operative e attori - sui diversi livelli - al fine di definire un primo ambito di lavoro comune”. E quanto previsto nel documento, costituisce “linea condivisa e fattiva, frutto di un lavoro unitario congiunto tra livello nazionale e territoriale, finalizzata alla programmazione degli interventi sul territorio, nelle diverse realtà lavorative e nella collaborazione con i Patronati; così come anche base di confronto con le associazioni datoriali e le istituzioni”.

 

Sono queste le tematiche prioritarie affrontate nel documento:

  1. Strategia Nazionale per la Salute e Sicurezza sul Lavoro
  2. Rapporti con le Istituzioni (Regioni, INAIL, ASL, Servizi di Prevenzione e Vigilanza)
  3. Contrattazione
  4. Rappresentanza
  5. Pariteticità
  6. Patronati

 

Noi ci soffermiamo, con particolare attenzione alle priorità d’azione, sul tema della strategia nazionale SSL.

 

La strategia nazionale su salute e sicurezza

Il documento ricorda che “per un miglioramento continuo delle condizioni di lavoro e quindi per una diminuzione significativa degli incidenti sui luoghi di lavoro e delle malattie di origine professionale, la UE si è dotata nel tempo di uno strumento programmatico a cadenza pluriennale quale la Strategia per la salute e sicurezza sul lavoro, nel quale vengono indicati i punti di priorità sui quali concentrare l'impegno in modo sinergico e partecipato, da parte degli attori della prevenzione intesi come istituzionali e parti sociali”. E se nel quadro delineato dalla strategia comunitaria, ogni Paese – “indicando le proprie priorità, i passi da compiere e i soggetti che sono chiamati a concretizzarle” - ha steso la propria Strategia Nazionale, “l'Italia è uno dei pochi paesi dell'Unione a non avere ancora una propria Strategia Nazionale per la salute e sicurezza sul lavoro. Ed è l'unico che non la ha mai avuta”.

 

In particolare il dotarsi di una strategia nazionale, significherebbe “definire, in un arco di tempo ampio, le politiche di prevenzione da attuare, le risorse da impiegare, le sinergie da creare, gli obiettivi da raggiungere e i sistemi di valutazione, di percorso e di risultato, da impiegare; potendo tracciare, nel perimetro temporale della Strategia, piani e programmi annuali di intervento mirati”.

 

Le priorità d’azione

In questo senso le tre organizzazioni sindacali segnalano alcune priorità d'azione e indicano che in attesa di una Strategia nazionale, “occorre che si intervenga:

  • rafforzando il coordinamento tra gli enti e le parti sociali a sostegno della strategia messa in campo; è, poi, necessario che il sistema istituzionale della salute e sicurezza sul lavoro sia potenziato nel suo complesso, anche prevedendo l'applicazione integrale e senza eccezioni da parte delle Regioni dell'articolo 13 comma 6 del DLGS 81 del 2008 s.m. (utilizzo dei proventi delle sanzioni per la prevenzione);
  • rilanciando l'attività dei Comitati ex art.7, integrando il D.P.C.M. 21 dicembre 2007 "Coordinamento delle attività di prevenzione e vigilanza in materia di salute e sicurezza sul lavoro" con un provvedimento nazionale che preveda: la definizione di una cabina di regia degli organismi coerentemente con l'approccio europeo trilaterale (organizzazioni sindacali, organizzazioni datoriali, Regione); l'articolazione del comitato per gruppi di lavoro tematici, il rafforzamento del ruolo di questi coordinamenti per la promozione dell'operatività degli RLS, RLST; la previsione dell'utilizzo delle banche dati e del SINP nell'operatività del comitato e degli uffici di coordinamento al fine di georeferenziare gli interventi di prevenzione e di predisporre piani specifici (settoriali e/o territoriali) in stretto coordinamento con le parti sociali; la convocazione in modo regolare degli organismi, garantendo una presenza sindacale e datoriale qualificata; pianificando obiettivi concreti d'intervento e programmi d'azione;
  • chiedendo con forza la rapida approvazione del T.U. amianto (all'inizio della prossima legislatura) con adeguati stanziamenti per finanziarlo;
  • predisponendo e implementando i Registri dei mesoteliomi ReNaM e ReNaTUS, nonché il registro dei tumori professionali a bassa frazione eziologica, ai sensi dell'art.244 del DLGS 81 del 2008 s.m., al fine di promuovere piani mirati di prevenzione in tema di tumori professionali;
  • promuovendo la cultura della prevenzione e della salute e sicurezza sul lavoro attraverso l'alternanza scuola lavoro e la formazione professionale, con il coinvolgimento attivo, sistematico e non occasionale delle organizzazioni sindacali;
  • definendo linee guida e target specifici di vigilanza relativamente all'attenzione alla specificità di genere nella valutazione dei rischi e predisposizione delle azioni di prevenzione e protezione conseguenti;
  • integrando pienamente la prevenzione della violenza e delle molestie sul lavoro (definite in coerenza con l'Accordo Quadro del Dialogo Sociale Europeo del 2007 e gli accordi siglati a livello nazionale e regionale) nelle politiche di tutte le aziende relative alla salute e sicurezza sul lavoro;
  • definendo linee guida specifiche per l' invecchiamento al lavoro e un target di vigilanza che monitori l'applicazione delle stesse nelle aziende;
  • definendo linee guida e un target di vigilanza specifici relativamente alla maggiore esposizione degli immigrati ai pericoli sul lavoro;
  • prevedendo linee guida specifiche e una maggiore vigilanza relativamente ai lavoratori e alle lavoratrici giovani, più esposti alla precarietà, anche attraverso l'abuso dei tirocini non curricolari, che, frequentemente, è associata a una minore salute e sicurezza sul lavoro”.

 

Rimandiamo in conclusione, per gli altri punti prioritari indicati dalle organizzazioni sindacali, alla lettura integrale del documento unitario.

 

 

Tiziano Menduto

 

 

Scarica il documento da cui è tratto l'articolo:

CGIL, CISL, UIL, " Un'azione di prevenzione efficace, partecipata e diffusa", Documento Unitario 19 gennaio 2018 (formato PDF, 593 kB).



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