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Imparare dagli errori: ancora sui lavoratori anziani e pensionati

Imparare dagli errori: ancora sui lavoratori anziani e pensionati
Tiziano Menduto

Autore: Tiziano Menduto

Categoria: Imparare dagli errori

28/06/2018

Esempi di infortuni correlati all’attività di lavoratori anziani e pensionati. Infortuni su coperture edili e alla guida di motocoltivatori. L’invecchiamento, i problemi di salute, le capacità lavorative e il work ability index.

 

Brescia, 28 Giu – I dati recentemente forniti dall’ Istat, l’Istituto Nazionale di Statistica, mostrano come l’Italia sia per il terzo anno consecutivo in fase di declino demografico, mentre invece le nascite sono in calo già da nove anni. E risultiamo il secondo Paese più vecchio al mondo, dopo il solo Giappone, con un numero di 168,7 anziani ogni 100 giovani.

 

Partendo da questi dati e con riferimento alla recente campagna europea 2016-2017 “ Ambienti di lavoro sani e sicuri ad ogni età”, concludiamo oggi il viaggio della rubrica “ Imparare dagli errori” intorno agli infortuni di cui sono vittima lavoratori anziani, benché per fattori causali non dipendenti direttamente dall’età. Lavoratori in molti casi già pensionati e senza regolari contratti di lavoro.



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Per la raccolta delle dinamiche di infortunio utilizziamo le schede di INFOR.MO., un importante strumento per l'analisi qualitativa dei casi di infortunio collegato al sistema di sorveglianza degli infortuni mortali e gravi.

 

I casi di infortunio tra i lavoratori anziani

Il primo caso riguarda un infortunio in una ditta edile.

Un pensionato, senza regolare contratto di lavoro, presta manodopera presso una ditta edile. Mentre spinge delle macerie verso un castello di tiro per gettarle nel cortile sottostante, perde l'equilibrio e cade al suolo da un'altezza di 4 metri, battendo il capo sul terreno con conseguente frattura in sedi multiple. L'apertura non era protetta con due traversi e tavola fermapiede.

 

Al di là delle irregolarità contrattuali la scheda riporta come fattore causale dell’infortunio la “mancanza di protezioni contro la caduta dall'alto”.

 

Il secondo caso è relativo ad un infortunio avvenuto su una copertura di una struttura.

Un lavoratore sale sul tetto, che si presenta in uno stato di precaria stabilità, di una vecchia struttura (capanna) in mattoncini di piccole dimensioni - ad un'altezza, nel punto più alto, di circa 2,30 metri - per prendere visione dei lavori che avrebbe dovuto eseguire per la demolizione della stessa struttura.

Nella successiva ricostruzione dell’infortunio si presume che parte del tetto “sia ceduto e l'infortunato, distraendosi, cadeva a terra” battendo la testa.

L'infortunato “era un pensionato non in regola e comunque eseguiva lavori per una ditta individuale. Non era presente il documento di valutazione dei rischi e il POS.

L'infortunato non era formato ed informato sui lavori da svolgere da parte del datore di lavoro. La committenza non aveva accertato l'idoneità tecnico professionale della ditta che doveva svolgere lavori di demolizione. L'infortunato è in coma irreversibile”.

 

Anche in questo caso il fattore causale rilevato riguarda l’attività dell’infortunato che “saliva sul tetto in stato di precaria stabilità in mancanza di formazione ed informazione”.

 

Il terzo caso è relativo ad un infortunio alla guida di un motocoltivatore.

L'infortunio è accaduto ad un pensionato di 73 anni, nel terreno di sua proprietà.

Mentre conduce il motocoltivatore a marcia avanti lungo un terreno orizzontale, il motocoltivatore si impenna dopo aver urtato con una grossa pietra.

A seguito dell'impennamento la fresa del motocoltivatore colpisce gli arti inferiori dell'infortunato provocandogli la subamputazione della gamba destra.

La fresa era dotata di protezione.

 

Il fattore causale rilevato è la grossa pietra presente sul terreno che ha fatto impennare il motocoltivatore.

 

La prevenzione e la work ability

Rimandando gli approfondimenti sulla valutazione dei rischi e sull’age management alla lettura dei tanti articoli di PuntoSicuro sull’invecchiamento nel mondo del lavoro, ricordiamo che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) considera:

  • aging (USA) o ageing (UK) worker - il lavoratore che invecchia (oltre i 45 anni);
  • aged il lavoratore anziano per età (oltre i 55 anni).

 

Riprendiamo alcune indicazioni sul tema dell’invecchiamento dal libro “ Aging E-book, il Libro d'argento su invecchiamento e lavoro” curato dal gruppo “Invecchiamento e lavoro” della Consulta Interassociativa Italiana per la Prevenzione ( CIIP) e ricco di spunti per l’identificazione e valutazione dei rischi correlati all’età dei lavoratori.

 

Nel documento (“ Invecchiamento della popolazione lavorativa, pensionamento e salute”, a cura di Angelo d’Errico) si indica che “le richieste lavorative generalmente si riducono poco con l’età, ma si riduce la capacità lavorativa, cosa che può portare ad una possibile incompatibilità tra la capacità funzionale del lavoratore anziano e il livello di richieste sul lavoro”. E come conseguenza la maggior parte delle imprese potrebbero non aver sufficienti risorse finanziarie “per adattare le condizioni di lavoro ad un gran numero di lavoratori con limitazioni funzionali o gravi malattie croniche, che quindi diventerebbero a rischio di disoccupazione e di pensionamento per invalidità”. E dunque, affinché l’occupazione sia sostenibile, “è essenziale che le richieste lavorative siano adattate allo stato di salute e alle capacità di ciascun lavoratore”.

E la distribuzione per età dei dati sull’esposizione a rischi lavorativi, con riferimento alla penultima indagine Eurofound (2012), mostra che “l’esposizione ai principali fattori di rischio sul lavoro si modifica poco tra i lavoratori di entrambi i generi oltre i 50 anni, e persino tra quelli di età superiore a 60 anni”.

 

A fronte di cambiamenti relativamente piccoli nell’esposizione ai fattori di rischio occupazionali tra lavoratori di età superiore a 60 anni, “sorge spontanea la domanda se la riduzione della capacità lavorativa attesa in questi lavoratori sia compatibile con la prosecuzione dello svolgimento dell’attività lavorativa”. In ogni caso la riduzione della capacità lavorativa nei lavoratori anziani “mostra comunque un’ampia variabilità individuale, che è determinata soprattutto dalla presenza di malattie croniche e di limitazioni funzionali ad asse eventualmente associate”.

 

Si è cercato di stimare la proporzione di soggetti affetti da seri problemi di salute nella fascia di età 62-67 anni e si indica che “la prevalenza maggiore tra i problemi di salute è relativa all’artrosi, che soprattutto tra gli operai raggiunge percentuali di soggetti affetti molto elevate sia tra gli uomini (26%) che tra le donne (31%)”.  E riguardo al rachide lombare, “in uno studio francese è stato stimato che il 20% di soggetti di entrambi i sessi ed età 55-64 anni riferiva lombalgia per almeno 30 giorni negli ultimi 12 mesi e oltre il 10% era affetto da lombalgia cronica, definita come dolore lombare persistente per più di 90 giorni (Gourmelen et al., 2007)”. Sulla base delle “prevalenze di patologie croniche e di disturbi funzionali osservati nella popolazione italiana nella fascia di età 62-67 anni”, si stima dunque che “una proporzione di soggetti in un range del 25-30% tra gli uomini e del 35-40% tra le donne abbia una capacità lavorativa ridotta a causa di limitazioni funzionali motorie, di disturbi mentali severi o di alterazioni patologiche dovute a malattie sistemiche”.

 

Il work ability index

Infine si segnala che diversi studi hanno dimostrato che la “work ability”, misurabile per mezzo del Work Ability Index (WAI), è “influenzata negativamente dall’età, da alti livelli di richieste fisiche e psicosociali, stili di vita insalubri e scarsa forma fisica (Ilmarinen et al., 1997; Tuomi et al., 1997; van den Berg et al., 2008). Il WAI include le seguenti sette dimensioni di capacità lavorativa autoriferita:

  1. valutazione soggettiva della capacità lavorativa rispetto alla massima nel corso della vita,
  2. capacità lavorativa soggettiva in relazione alle richieste fisiche e mentali del lavoro,
  3. numero di malattie diagnosticate da un medico al momento attuale,
  4. grado di limitazioni nell’attività lavorativa dovuta a malattie,
  5. numero di giorni di assenza per malattia nell’ultimo anno,
  6. problemi di salute percepiti che riducano la probabilità di rimanere al lavoro per due o più anni,
  7. grado soggettivo di ottimismo, vitalità e speranza”.

 

 

 

Tiziano Menduto

 

 

Sito web di INFOR.MO.: nell’articolo abbiamo presentato le schede numero 1350, 3039 e 5141 (archivio incidenti 2002/2015).

 

Leggi gli altri articoli di PuntoSicuro sulle differenze di genere, età, cultura



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