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Amianto: l’informazione alla popolazione e la formazione agli operatori

Amianto: l’informazione alla popolazione e la formazione agli operatori
Tiziano Menduto

Autore: Tiziano Menduto

Categoria: Linee guida e buone prassi

12/03/2019

Le linee guida della Regione Toscana sull’amianto si soffermano sul tema dell’informazione alla popolazione e della formazione agli operatori. La normativa, le figure da formare e le strategie di informazione.

 

Firenze, 12 Mar – Sappiamo che nel nostro Paese sono ancora presenti molti materiali che contengono fibre di amianto e che costituiscono un rischio nel momento in cui la loro compattezza è compromessa con il possibile rilascio di fibre.

Elementi essenziali per la prevenzione di questi rischi sono sia una adeguata formazione tra gli operatori, sia una capillare informazione rivolta all’intera popolazione.

 

Infatti l'informazione della popolazione “su problematiche che possono avere risvolti importanti sulla salute rappresenta un dovere per le istituzioni, e costituisce uno strumento fondamentale attraverso il quale si può sviluppare una conoscenza scientificamente corretta da parte dei cittadini su tali problematiche favorendo così quelle azioni che possono contribuire efficacemente alla loro soluzione”.

 

A presentare in questo modo l’importanza della informazione/formazione in materia di rischio amianto sono le “ LINEE GUIDA SULL'AMIANTO. Criteri e priorità per l’esercizio delle azioni della Regione Toscana”; linee guida realizzate da un gruppo di lavoro regionale, coordinato da Tommaso Braccesi e David Tei, e previste in Toscana dalla legge regionale n. 55 del 5 ottobre 2017 "Norme per la protezione e bonifica dell'ambiente dai pericoli derivanti dall'amianto".



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I rischi dell’amianto e l’informazione alla popolazione

Si sottolinea, dunque, che l'amianto “è fattore di rischio per la salute e un inquinante su cui vi è un'ampia conoscenza scientifica ed è ben noto a pressoché tutta la popolazione per i suoi effetti cancerogeni. Per questo agente oncogeno l'Organizzazione Mondiale della Sanità e nessuna autorevole Agenzia di ricerca a partire dalla IARC hanno mai definito un valore soglia di rischio al di sotto del quale non si possano evidenziare effetti per la salute umana”. E a differenza di “altri fattori di rischio oncogeni per il polmone, quali ad esempio il radon o la silice libera cristallina, si assiste dunque ad una diffusa percezione del rischio sanitario e ambientale, mentre minore è la consapevolezza dell'entità dei rischi connessi in relazione ai diversi scenari di esposizione e dispersione nell'ambiente che si possono presentare”.

 

Nel documento si indica che, perché l’informazione alla popolazione sia corretta ed efficace, “occorre che:

  • l'informazione sia corretta dal punto di vista scientifico e venga fornita da personale istituzionale qualificato e di riconosciuta credibilità;
  • il contenuto informativo sia equilibrato e completo, senza nascondere gli eventuali elementi critici, ma nello stesso tempo senza suscitare allarmismi ingiustificati;
  • le modalità informative siano chiare e comprensibili per le fasce di popolazione a cui è indirizzato il messaggio, e a tale scopo può essere utile che il personale tecnico collabori con quello esperto di comunicazioni di massa;
  • l'informazione tenga conto del quadro normativo e istituzionale, nonché della disponibilità delle strutture di supporto, soprattutto a livello locale;
  • la stessa informazione sia fornita dalle istituzioni pubbliche preposte sia sanitarie sia ambientali in modo che non emergano contraddizioni e visioni interpretative diverse che hanno più a che fare con opinioni che con dati scientifici”.

 

Si sottolinea anche che l'informazione della popolazione “rappresenta uno degli elementi cardine del Piano Nazionale Amianto (PNA)”. E in Toscana anche la Legge Regionale 51/2013 indica che ‘La Regione, ai fini di una corretta informazione pubblica, promuove azioni di sensibilizzazione dei cittadini sul problema dell'amianto avvalendosi dell'ARPAT e del servizio sanitario regionale per quanto di competenza, nell'ambito dell'integrazione fra ambiente e salute’.

 

Le strategie di informazione

Tenendo conto della diffusa percezione del rischio amianto – continua la linea guida – “si ritiene utile progettare un piano di informazione sull'amianto strutturato in modo che l'informazione sia facilmente disponibile per chiunque debba affrontare un problema connesso con la presenza di amianto, in modo che la popolazione abbia riferimento autorevoli e non sia lasciata sola a trovare soluzioni a riguardo”.

 

E tale strategia prevede azioni da parte delle istituzioni rivolte “prioritariamente alle categorie individuate dalla normativa e a quelle che svolgono ruoli chiave nelle attività sull'amianto, inclusa la categoria dei ‘mediatori/propagatori dell'informazione’”.

 

In definitiva la strategia di informazione proposta è basata sui seguenti punti:

  • “elaborazione di un percorso di sempre maggiore responsabilizzazione e cooperazione delle varie istituzioni coinvolte;
  • definizione di messaggi chiari, coordinati e coerenti;
  • identificazione di tutte le figure che svolgono ruoli chiave nelle attività connesse alla gestione e rimozione dell'amianto, sia previste dalla normativa che non;
  • identificazione di ‘mediatori dell'informazione’ credibili, e formazione/crescita delle loro competenze;
  • identificazione di ‘gruppi specifici’ o di ‘aree specifiche della regione’ alle quali porre un'attenzione particolare quali ad es. i proprietari di edifici e i datori di lavoro che operano in ambienti con presenza di amianto, i residenti/le aree che subiscono calamità inattese quali eventi atmosferici con frantumazione di MCA o incendi di capannoni industriali con potenziale diffusione di MCA”.

 

La formazione degli operatori

Il documento segnala poi la necessità che “varie figure professionali acquisiscano e mantengano un livello conoscitivo elevato sul tema dell'amianto e delle azioni efficaci per ridurre l'esposizione ed i conseguenti rischi per la salute, nonché per trattarlo, smaltirlo e rimuoverlo correttamente”.

 

Queste sono le figure professionali identificate:

  • “i dirigenti e addetti alle bonifiche;
  • gli operatori del SSR e di ARPAT che a vario titolo e occasione possono affrontare il tema dell'amianto e della sua prevenzione;
  • i responsabili amianto;
  • quelle molte e varie che possono avere un ruolo come mediatori dell'informazione”.

E chiaramente l’obbligatorietà o meno dei corsi “deriva dalle indicazioni della normativa vigente”.

 

Ad esempio per quanto concerne le azioni rivolte alle professionalità coinvolte nel trasferimento dell'informazione alla popolazione e agli operatori del settore, il documento indica che “è opportuno un coordinamento delle iniziative di formazione attraverso la realizzazione di un programma di formazione indirizzato alle varie figure già identificate”, alcune delle quali svolgono anche “un ruolo specifico nelle problematiche amianto mentre altre hanno un ruolo prevalente di trasferimento dell'informazione:

  1. Medici (pediatri, medici di base, pneumologi, oncologi, medici del lavoro, ecc.) e altri operatori sanitari (tecnici della prevenzione, assistenti sanitari, infermieri del dip. di Prevenzione, ecc. )
  2. Professionisti del comparto dell'edilizia (architetti, ingegneri, geometri, ecc.)
  3. Responsabili e addetti prevenzione e sicurezza degli ambienti di lavoro (RSPP, ASPP, ecc.)
  4. Gestori dei patrimoni immobiliari
  5. Operatori di Enti locali (ad es. uffici tecnici)”.

 

Il documento si sofferma poi sulla formazione obbligatoria per i dirigenti e addetti alle bonifiche di materiali contenenti amianto e ricorda che la normativa “prevede la realizzazione di programmi a livello regionale, e in particolare la Legge regionale 51/2013” prevede "la predisposizione di ‘specifici corsi di formazione ed aggiornamento professionale per gli addetti alle attività di rimozione e di smaltimento dell'amianto e di bonifica delle aree interessate’”.

Ma è tuttavia “necessario integrare quanto previsto dall'accordo Stato-Regioni, prevedendo anche:

  • “una tempistica di aggiornamento/formazione obbligatoria (minimo ogni 5 anni), pena la scadenza dei patentini già acquisiti. Tale iniziativa è già prevista in altre Regioni;
  • contenuti formativi standard che consentano una omogeneità di intervento sull'intero territorio regionale, anche attraverso la formazione dei formatori e il tutoraggio ai corsi da parte di operatori ASL/ARPAT”.

 

Concludiamo rimandando alla lettura integrale del documento che si sofferma anche sulla formazione obbligatoria degli operatori ASL/ARPAT e sulla formazione per i Responsabili amianto.

 

 

Tiziano Menduto

 

 

 

Scarica il documento da cui è tratto l'articolo:

Regione Toscana, “ LINEE GUIDA SULL'AMIANTO. Criteri e priorità per l’esercizio delle azioni della Regione Toscana”, realizzato da un gruppo di lavoro coordinato da Tommaso Braccesi e David Tei (formato PDF, 3.45 MB).

 

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