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COVID-19: nuova ordinanza, regioni a maggior rischio e scenari previsti

COVID-19: nuova ordinanza, regioni a maggior rischio e scenari previsti
Tiziano Menduto

Autore: Tiziano Menduto

Categoria: Coronavirus-Covid19

12/11/2020

Una nuova ordinanza individua altre regioni con scenari di elevata o di massima gravità. Un allegato al DPCM del 3 novembre si sofferma sull’evoluzione della strategia di contenimento: le incognite per i possibili scenari epidemici autunnali e invernali.

Roma, 12 Nov – Come ricordato in un precedente articolo sugli scenari del contagio del virus SARS-CoV-2 molte delle indicazioni presenti nel DPCM 3 novembre 2020, riguardo alle misure per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da COVID-19 e alla divisione in varie zone di rischio, dipendono dal documento “ Prevenzione e risposta a COVID-19: evoluzione della strategia e pianificazione nella fase di transizione per il periodo autunno invernale”. Un documento prodotto dal Ministero della Salute e dall’Istituto Superiore di Sanità con una lunga serie di collaborazioni rilevanti (Consiglio Superiore di Sanità, Dipartimento della Protezione Civile, INAIL, Conferenza Stato Regioni, …) e allegato al DPCM 3 novembre 2020 (allegato 25).

 

Prima tuttavia di tornare al documento, alle misure di precauzione e alle previsioni degli scenari epidemici, sottolineiamo che è stata firmata una nuova Ordinanza del Ministero della Salute per individuare i territori regionali che si collocano in uno scenario di tipo 3 e un livello di rischio alto (cosiddetta “zona arancione” con misure contenute nell’articolo 2 del DPCM) e i territori che si collocano in uno scenario di tipo 4, sempre con un livello di rischio alto (cosiddetta “zona rossa” con misure contenute nell’articolo 3 del DPCM).

 

Questi gli argomenti affrontati nell’articolo:


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L’ordinanza del Ministro della Salute del 10 novembre 2020

Ricordiamo che le regioni a maggior rischio (rispetto alla “zona gialla” con misure contenute nell’articolo 1 del DPCM) sono individuate, come indicato nel DPCM 3 novembre 2020, “con ordinanza del Ministro della salute, adottata sentiti i Presidenti delle Regioni interessate, sulla base del monitoraggio dei dati epidemiologici secondo quanto stabilito nel documento di ‘Prevenzione e risposta a COVID-19: evoluzione della strategia e pianificazione nella fase di transizione per il periodo autunno invernale’, condiviso dalla Conferenza delle Regioni e Province autonome l’8 ottobre 2020 (allegato 25) nonché sulla base dei dati elaborati dalla cabina di regia di cui al decreto del ministro della salute 30 aprile 2020, sentito il Comitato tecnico scientifico sui dati monitorati”.

 

Dopo l’ Ordinanza del 4 novembre 2020 è stata firmata e pubblicata anche la nuova Ordinanza del Ministero della Salute 10 novembre 2020, recante “Ulteriori misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da COVID-19”. Ordinanza che produce effetti dall'11 novembre 2020 (quella del 4 novembre produce effetti dal 6 novembre) e per un periodo di quindici giorni.

 

 

Leggendo insieme gli allegati di entrambe le ordinanze queste, ad oggi, sono le regioni che appartengono alle zone a maggior rischio:

  • Scenario di elevata gravitàmisure di contenimento dell’articolo 2 del DPCM 3 novembre 2020 (zona "arancione”):
  • Puglia
  • Sicilia
  • Abruzzo
  • Basilicata
  • Liguria
  • Toscana
  • Umbria
  • Scenario di massima gravitàmisure di contenimento dell’articolo 3 del DPCM 3 novembre 2020 (zona “rossa”):
  • Calabria
  • Lombardia
  • Piemonte
  • Valle d'Aosta
  • Provincia Autonoma di Bolzano

 

Rimangono, per il momento, nella cosiddetta “zona gialla” le Regioni Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Marche, Molise, Provincia autonoma di Trento, Sardegna, Veneto.

 

Le incognite dei possibili scenari epidemici autunnali e invernali

Torniamo al documento “Prevenzione e risposta a COVID-19: evoluzione della strategia e pianificazione nella fase di transizione per il periodo autunno invernale” - sottotitolo “Approfondimento complementare ai documenti generali già resi pubblici su preparedness, pianificazione e contesti specifici” - che presenta anche i possibili scenari epidemici nel periodo autunno-invernale in Italia.

 

In particolare il documento – “chiuso in redazione” il 12 ottobre - indica che gli scenari in Italia per l’autunno, in termini di impatto sul sistema sanitario, “dipenderanno molto da alcune incognite:

  1. Trasmissibilità di SARS-CoV-2 a fine estate. Non è, infatti, ancora chiaro se l’incremento di trasmissibilità (Rt) osservato a partire da giugno in alcune Regioni/PA si stabilizzerà attorno ai valori osservati durante il mese di settembre oppure continuerà ad aumentare nel tempo. È del tutto evidente che gli scenari cambieranno notevolmente a seconda che si riesca o meno a mantenere Rt a valori prossimi a 1 nella stagione autunno-invernale.
  2. Trasmissibilità di SARS-CoV-2 nelle scuole. La reale trasmissibilità di SARS-CoV-2 nelle scuole non è ancora nota, anche se cominciano ad essere descritti focolai in ambienti scolastici in Paesi in cui le scuole sono state riaperte più a lungo. Non è inoltre stato quantificato l’impatto che potranno avere le misure di riorganizzazione scolastica adottate. Più in generale, non è noto quanto i bambini, prevalentemente asintomatici, trasmettano SARS-CoV-2 rispetto agli adulti, sebbene vi sia evidenza che la carica virale di sintomatici e asintomatici, e quindi il potenziale di trasmissione, non sia statisticamente differente. Tutto questo rende molto incerto il ruolo della trasmissione nelle scuole a partire da settembre sull’epidemiologia complessiva di SARS-CoV-2 in Italia.
  3. Trasmissibilità di SARS-CoV-2 nei luoghi di lavoro. I luoghi di lavoro si sono dimostrati fin dalla fase acuta un importante serbatoio di infezioni, non solo in ambienti a rischio specifico, come quello sanitario, ma anche in contesti che, in Italia e non solo, sono stati caratterizzati da cluster anche di notevoli dimensioni, ad esempio nel settore agroalimentare (aziende agricole, trasformazione delle carni, mercati) e in quello delle spedizioni mediante corriere. Inoltre, la ripresa delle attività lavorative in presenza, anche se in percentuali variabili a seconda dei settori, potrebbe contribuire alla attivazione di ulteriori focolai epidemici.
  4. Impatto della mobilità della popolazione sulla trasmissione di SARS-CoV-2. La ripresa della scuola e delle attività lavorative in presenza tende ad una messa a regime a pieno carico del sistema di trasporto pubblico in generale e, in particolare, di quello locale, con inevitabile aumento delle occasioni di esposizione al virus.
  5. Contributo del sistema di prevenzione aziendale nei luoghi di lavoro. Il sistema realizzatosi nel tempo si è già rivelato, con maggiore valenza di sempre, come una naturale infrastruttura in grado di contribuire alla mitigazione del rischio, alla luce della integrazione di misure organizzative di prevenzione e protezione previste a partire dal ‘ Protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus COVID-19 negli ambienti di lavoro’ del 14 marzo e la sua integrazione del 24 aprile e nei Protocolli di settore, favorendo – anche per il periodo autunno-invernale – la tutela della salute e sicurezza dei 23 milioni di lavoratori interessati, con inevitabili ricadute positive anche sulla collettività. Particolare rilievo continua a rivestire la sorveglianza sanitaria anche in relazione alle attività di informazione sul rischio nonché per la tutela dei lavoratori cosiddetti ‘fragili’.
  6. Grado di accettazione delle misure igienico-sanitarie e comportamentali per la prevenzione della trasmissione di SARS-CoV-2 da parte della popolazione generale. Ad esempio sono possibili inasprimenti di criticità già riscontrate allo stato attuale, come la collaborazione dei soggetti positivi per la conduzione delle attività di indagine epidemiologica e di contact tracing e il rispetto/adesione alle misure contumaciali sia per i casi confermati che per i contatti stretti.
  7. Capacità di risposta dei sistemi di prevenzione e controllo. È evidente la migliorata capacità dei sistemi di prevenzione nell’identificare rapidamente i focolai, isolare i casi e applicare misure di quarantena ai contatti dei casi, cosa che contribuisce in modo determinante a mantenere la trasmissione sotto controllo. Tuttavia non è noto al momento quale sia il livello di trasmissione, ad esempio in termini di numero di focolai, che i sistemi di prevenzione possano gestire efficacemente. Va considerato, infine, come l’inizio della stagione influenzale possa rendere queste attività più complesse e impegnative.

 

Si indica poi che un altro aspetto importante da considerare, correlato più alla tenuta del sistema sanitario che alla trasmissibilità di SARS-CoV-2, “riguarda l’età media dei casi”.

Infatti “nei mesi estivi è stata osservata un’importante decrescita dell’età media dei casi con relativamente poche nuove ospedalizzazioni da COVID-19, tuttavia, a questo è poi seguito un nuovo aumento dell’età mediana nei casi diagnosticati tra la fine di agosto e l’inizio di settembre. Non è al momento chiaro se questo trend si manterrà nel tempo e se sarà possibile mantenere protette categorie a rischio come gli anziani”.

 

Concludiamo ricordando ancora una volta – l’abbiamo presentati nel dettaglio in un precedente articolo - i quattro possibili scenari per l’autunno individuati dal documento:

  • SCENARIO 1: “Situazione di trasmissione localizzata (focolai) sostanzialmente invariata rispetto al periodo luglio-agosto 2020”;
  • SCENARIO 2: “Situazione di trasmissibilità sostenuta e diffusa ma gestibile dal sistema sanitario nel breve-medio periodo”
  • SCENARIO 3: “Situazione di trasmissibilità sostenuta e diffusa con rischi di tenuta del sistema sanitario nel medio periodo”
  • SCENARIO 4: “Situazione di trasmissibilità non controllata con criticità nella tenuta del sistema sanitario nel breve periodo”.

 

 

Tiziano Menduto

 

 

 

Scarica il documento da cui è tratto l'articolo:

Istituto Superiore di Sanità – Ministero della Salute, “ Prevenzione e risposta a COVID-19: evoluzione della strategia e pianificazione nella fase di transizione per il periodo autunno-invernale”, ottobre 2020 (formato PDF, 4.25 MB).

 

 

Scarica la normativa di riferimento:

MINISTERO DELLA SALUTE - ORDINANZA 10 novembre 2020 - Ulteriori misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da COVID-19.

 

MINISTERO DELLA SALUTE - ORDINANZA 4 novembre 2020 - Ulteriori misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da COVID-19.

 

DECRETO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 3 novembre 2020 - Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 25 marzo 2020, n. 19, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 maggio 2020, n. 35, recante «Misure urgenti per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da COVID-19», e del decreto-legge 16 maggio 2020, n. 33, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 luglio 2020, n. 74, recante «Ulteriori misure urgenti per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da COVID-19».

 

 

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Rispondi Autore: Lenny - likes: 0
12/11/2020 (09:39:49)
Ricordo i focolai in riva al mare con gli amici negli anni '80! Se non usciamo da questo "covid loop", le aziende continueranno a chiudere e i lavoratori avranno le stigmate alle mani come Padre Pio a suon di igienizzare le mani!

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