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Una causa della non sicurezza: la mancata manutenzione


Il crollo del Ponte Morandi che passava sopra i quartieri di Sampierdarena e Cornigliano è solo la punta di un iceberg, ben visibile e vagante, insieme ad altri precedenti crolli accaduti in Italia con gli esiti mortali occorsi a molte persone innocenti. Il sommerso dell’iceberg invece risulta intenzionalmente invisibile per una situazione di cause che nascondono, pur lasciandoli intuire, aspetti ben più gravi e complessi di questi continui incidenti che colpiscono il Sistema Italia. Una delle principali cause, sempre la stessa: mancata manutenzione.

 

Manutenzione e Sicurezza sul Lavoro è un binomio noto agli addetti ai lavori e agli Organi di vigilanza di Stato preposti alle ispezioni e ai controlli dei luoghi di lavoro. Un insieme di due attività che devono essere in stretta connessione per non creare rischi e danni, a persone e cose. Attività che altro non sono che una buona conservazione di immobili, impianti, macchine ed attrezzature che sono state previste fin dalla fase di progettazione e di messa in esercizio. Un ponte, uno stabilimento industriale o una scuola progettati, costruiti e messi in esercizio con tutti i criteri di salute e sicurezza sul lavoro previsti dalle norme vigenti e dalle norme di buona tecnica, devono essere semplicemente mantenuti nel tempo con gli standard previsti fin dalla progettazione. Questa necessità di manutenzione continua, preventiva e programmata nel tempo, non avviene quasi mai. Le ragioni? Quasi sempre l’incompetenza, l’ignoranza, l’inesperienza e la mala fede di molti Datori di Lavoro e degli addetti ai lavori, i cosiddetti soggetti giuridici che hanno responsabilità in materia di salute e sicurezza sul lavoro, pubblici o privati che siano.

 

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In un recente articolo apparso su Punto Sicuro a firma del Presidente AIFOS Rocco Vitale, dal titolo Rinvio a giudizio per mancata formazione, i Pubblici Ministeri della Procura di Milano hanno concluso delle indagini su un grave infortunio mortale che il 16 Gennaio scorso aveva provocato la morte di quattro lavoratori dell’azienda Lamia, Laminatoi Milanesi Nastri, nel quartiere milanese di Greco. Le conclusioni invitano a sostituire e fare un passaggio dalla “cultura della sicurezza” alla “cultura della prevenzione”. Inoltre l’autore invita a conoscere i passaggi delle cause di infortunio e delle relazioni ispettive per trarne insegnamenti sui comportamenti relativi all’applicazione normativa e, soprattutto, alle omissioni. La lettura delle sentenze, sottolinea l’autore, serve per capire, sempre di più e meglio, cosa bisogna fare e ciò che non è stato fatto.  Sottolinea infine che l’attività ispettiva deve essere utile e valorizzata, lasciando alla giustizia il compito delle colpe e delle sanzioni, mentre l’ispezione deve essere l’occasione per capire meglio le realtà per modificare ed attuare una seria opera di prevenzione.

 

Quindi “cultura della prevenzione”: ma bisogna invece prendere atto che nel Sistema Italia c’è sempre una “mancanza di qualcosa in materia di salute e sicurezza sul lavoro e nell’applicazione concreta del D.Lgs 81. Gli infortuni, le malattie professionali e le “morti bianche” non fanno che dimostrare plasticamente queste mancanze: “Mancata formazione”, “Mancata manutenzione”, “Mancata informazione”, “Mancate Politiche di Sicurezza”, “Mancato addestramento”, “Mancati controlli degli Ispettori del Lavoro”, “Mancata elaborazione del Documento sulla Valutazione dei Rischi”, “Mancata nomina del Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione”, “Mancata Sorveglianza Sanitaria”, “Mancata nomina del Medico Competente”, “Mancato controllo del Lavoro Nero” e si può facilmente continuare ed elencare le altre “mancanze”.

 

Sempre il Presidente AIFOS Rocco Vitale indica che serve un controllo sociale diffuso sulla prevenzione che coinvolga tutti i soggetti della sicurezza. Ma la “Mancanza di dignità” di molti addetti ai lavori che hanno il potere di organizzazione, di gestione, di indirizzo e soprattutto di controllo è parallela all’utopia del “Rischio Zero” di cui è difficile annunciare il semplice obiettivo di voler ridurre, se non abbattere, ove possibile, gli infortuni, le malattie professionali e gli infortuni mortali. Dignità: termine che si riferisce al valore intrinseco dell'esistenza umana che ogni uomo, in quanto persona, è consapevole di rappresentare nei propri principi morali, nella necessità di liberamente mantenerli per sé stesso e per gli altri e di tutelarli nei confronti di chi non li rispetta

 

La “mancata manutenzione” è uno dei capitoli dei COSTI DELLA NON SICUREZZA del Sistema Italia. Costi però regolarmente ignorati sia a livello di “singola” azienda che a livello nazionale. Non deve essere una utopia avere continuamente sotto controllo a livello di “singola” azienda e a livello nazionale gli “obblighi” minimali in materia di salute e sicurezza sul lavoro. Ma questo non è stato mai annunciato e messo in atto dallo Stato: per “Mancanza di Stato”. I “COSTI DELLA NON SICUREZZA” dimostrano invece ampiamente le ragioni per dover investire in questi controlli, i quali devono avere caratteristiche di verifiche di carattere preventivo più che repressivo dando spazio al confronto e alla discussione tra l’Ispettore, il Datore di Lavoro, il Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione, il Medico Competente. Ma la totale indifferenza del danno prodotto al Sistema Italia è invece ben noto agli addetti ai lavori di tutte le Associazioni professionali, di tutti i Ministeri competenti e di tutte le Associazioni di categoria dei Datori di Lavoro. Il danno per l’incuria a livello nazionale si paga profumatamente, nel momento in cui è noto che i “COSTI DELLA NON SICUREZZA” del Sistema Italia” si aggirano sul 3.5 % del PIL, ben 45 miliardi di Euro (90.000 miliardi di vecchie Lire). Una cifra pazzesca che giustificherebbe una contravvenzione per omissione di atti di ufficio a tutti gli addetti ai lavori e agli organismi di controllo dello Stato preposti. Con tale reato verrebbero puniti tutti i soggetti della sicurezza che omettessero di compiere l'atto dell'ufficio, ovvero non esponessero le ragioni del ritardo, entro trenta giorni dalla richiesta di chi vi ha interesse generale: l’auspicato controllo sociale.

 

Naturalmente è una provocazione per una breve riflessione sul perché certi incidenti mortali accadono continuamente sotto l’indifferenza generale dell’opinione pubblica oramai drogata dal sistema informativo che generando paura crea assuefazione alla continua cronaca di questi accadimenti. Il D.Lgs. 81/2008 e tutta la normativa vigente, in merito alla mancanza di manutenzione per la sicurezza di impianti, macchine ed attrezzature, stabilisce che questi devono essere sempre in buono stato di stabilità, di conservazione e di efficienza, in relazione alle condizioni d’uso ed alle necessità di sicurezza, degli edifici, degli ambienti, dei posti di lavoro e dei servizi accessori. Il concetto di manutenzione richiesto dal D.Lgs. 81/2008 non si deve ridurre alla semplice attività di riparazione, cioè a qualcosa che si rompe e che bisogna ripararla o sostituirla in modo tale che l’attività industriale continui a produrre beni o servizi, ma deve essere invece un’attività preventiva e programmata nel tempo. Un qualsiasi e semplice “Manuale d’uso e manutenzione”, cominciando dai semplici elettrodomestici che normalmente utilizziamo ogni giorno a casa e la stessa nostra auto che utilizziamo per muoverci nel caotico traffico cittadino, indica le misure di sicurezza e le accortezze per il loro corretto uso.

 

La manutenzione è uno dei principali capitoli del DVR (“Documento sulla Valutazione dei Rischi”) elaborato dal Datore di Lavoro avvalendosi del Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione con il coinvolgimento del Medico Competente. Documento che non viene mai preso in considerazione dagli Organi di controllo di Stato, dal Management aziendale e, come è facile constatare, ignorato dai Mass Media.

 

Insomma non si cita mai il “Documento sulla Valutazione dei Rischi” e nessuno tiene in debita considerazione il parere del Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione e del Medico Competente, come nel Caso del crollo del Ponte Morandi di Genova e non solo. Una continua irregolarità che il Sistema Italia paga per gli infortuni, le malattie professionali e soprattutto per gli infortuni mortali, causa il mancato e sistematico controllo degli Ispettori.

 

 

Donato Eramo

 



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