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La professione dell’ingegnere e la valutazione dei rischi in ottica di genere

La professione dell’ingegnere e la valutazione dei rischi in ottica di genere

Un nuovo documento presenta uno studio sulle professioni tecniche e si sofferma sulla professione dell'ingegnere in ottica di genere e sulla valutazione dei rischi. Focus sulle criticità della valutazione e sulle caratteristiche di infortuni e malattie.

Roma, 22 Feb – Se la professione dell’ingegnere storicamente è stata caratterizzata da una predominanza maschile, aumenta ora sempre di più sia la quota di donne laureate in ingegneria, sia quella delle iscritte all’Albo degli Ingegneri, rappresentando nel 2020 il 15,7% degli ingegneri iscritti all’Albo. Tuttavia la situazione non è omogenea sul territorio italiano e ci sono regioni – ad esempio Campania, Veneto e Molise – in cui il tasso di presenza femminile supera di poco il 10%.

 

Proprio in Campania l’ Ordine degli Ingegneri di Napoli, che promuove un’incisiva partecipazione delle donne nel mondo del lavoro, si occupa da diverso tempo anche di parità di genere e ha istituito, a questo proposito, una Commissione per le Pari Opportunità che ha dato vita a innumerevoli iniziative.

 

Proprio per migliorare il raggiungimento della parità dei diritti e con riferimento alla non buona posizione dell’Italia nella classifica mondiale del gender gap (il divario tra uomini e donne), viene presentato uno studio pubblicato in un documento Inail dal titolo “La professione dell'ingegnere in ottica di genere. Uno studio diretto sulle professioni tecniche”.

 

Gli autori della pubblicazione -  Direzione regionale Campania dell’Inail, Fondazione Ordine Ingegneri Napoli, Ordine degli Ingegneri della Provincia di Napoli e Centro Formazione e Sicurezza Napoli - si auspicano che lo studio “possa contribuire anche a una migliore organizzazione del lavoro, esigenza di fondamentale importanza per la corretta gestione dei tempi dei lavoratori ed in particolare per coloro i quali sono caricati di obblighi familiari considerevoli, come quasi sempre accade per le donne”.

 

 

L’articolo si sofferma sui seguenti argomenti:

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Gli ostacoli alla valutazione dei rischi in ottica di genere

Il documento – curato, con diverse collaborazioni, da Rossella Continisio (Inail, Contarp Direzione regionale Campania), Paola Marone (Centro Formazione e Sicurezza), Carmen Napolano e Paola Francesca Nisticò (Fondazione Ordine Ingegneri Napoli) e Clara Stella (Inail, Direzione regionale Campania) – si sofferma, dopo una parte con vari dati statistici, sulla valutazione del rischio in ottica di genere.

 

Si ricorda ad esempio che il D.Lgs. 81/2008 e s.m.i. se non ha costituito un cambiamento sostanziale nella già vigente normativa in materia di sicurezza sul lavoro, ha però “raffinato i dettami già in essere”. Ad esempio riguardo alla valutazione del rischio il decreto impone al datore di lavoro di effettuarla “non più in maniera generica ed anonima e per mansioni omogenee, ma gli richiede di personalizzare il processo tenendo necessariamente conto di quelli che sono realmente i suoi dipendenti considerandoli se maschi o se femmine, se caricati di incombenze familiari significative o no, se giovani o vecchi, se italiani o stranieri. Ciò nell’accezione che queste differenze possano poi riflettersi in diverse valutazioni della probabilità di accadimento dell’evento infortunistico o della diversa magnitudo del danno una volta che l’evento si verifichi”.

 

L’analisi che la norma chiede di effettuare non può dunque “prescindere dalla valutazione delle segregazioni orizzontali e verticali o dalle discriminazioni che nei luoghi di lavoro possono verificarsi a seconda dell’essere lavoratore o lavoratrice” ed è dunque importante un idoneo studio e governo delle “conseguenze che l’appartenere ad uno o all’altro dei generi può determinare in materia di salute”.

Senza dimenticare che le politiche relative alla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro risultano ancora “poco attente al genere dei lavoratori” e sono pochissime, ad oggi, le aziende “che hanno redatto un Documento di Valutazione dei Rischi in ottica di genere, e ciò per motivi diversi, ma soprattutto per la difficoltà di interpretazione del significato sotteso dal dettato normativo ed anche per la mancanza di standard orientativi”.

In molti casi “le aziende hanno effettuato solo la valutazione dei rischi per le donne in gravidanza, ritenendo, anche in buona fede, che questo sia precisamente il contenuto della valutazione dei rischi in ottica di genere”. Questo – continua il documento – può essere il risultato, “ma anche fonte di alimentazione, della cultura della cosiddetta “sindrome del bikini” ossia della individuazione della diversità della salute femminile solo per quegli organi che, coperti da un bikini, molto evidentemente differenziano gli uomini dalle donne. Ed anche la medicina orientata alle donne, fino a pochi anni fa, si è limitata soltanto allo studio delle patologie che affliggono gli organi genitali femminili ignorando le peculiarità che pure esistono per organi e patologie che sono presenti in entrambi i sessi”.

 

Se in realtà per genere si intendesse il ben più ampio contenitore all’interno del quale si inseriscono non solo le differenze biologiche ma anche le differenze di ruolo atteso all’interno della società, per quanto attiene al personale femminile andrebbe valutato “non solo il diverso impatto su di un organismo strutturato in maniera diversa, ma anche la modulazione che la necessità di conciliare i tempi di vita e lavoro possono determinare nei comportamenti sul luogo di lavoro e quindi delle conseguenze che da questi possono residuare”.

 

L’analisi in ottica di genere di infortuni e malattie professionali

Il documento riporta poi indicazioni sullo studio che si è sviluppato sia attraverso una raccolta di dati relativi agli infortuni e malattie professionali per la regione Campania, sia attraverso la raccolta delle risposte a questionari destinati alle donne e rivolti a rilevare eventuali criticità legate alla professione.

 

Riportiamo in questo caso le analisi su alcuni dati generali presenti nel documento.

 

Si ricorda ad esempio che, riguardo alla distribuzione degli infortuni denunciati in Campania per modalità di evento, se tale distribuzione è sostanzialmente paritaria in termini qualitativi, la differenza tra i generi “si coglie negli infortuni in itinere che si presentano fra le donne con un’incidenza più che doppia rispetto a quelli che hanno interessato il sesso maschile e questo a prescindere dalle modalità degli spostamenti, sono infatti quasi una volta e mezzo gli infortuni al femminile in itinere con utilizzo del mezzo di trasporto personalmente condotto, ma sono quasi 4 volte tanto quelli occorsi alle donne in itinere senza mezzo di trasporto, sempre considerando l’incidenza sul totale degli infortuni e non i numeri assoluti che sono poco paragonabili per quanto già detto in merito alle differenze di occupazione”.

Si rileva poi che “gli infortuni avvenuti in occasione di lavoro alla guida di un mezzo personalmente condotto sono il doppio quelli occorsi agli uomini piuttosto che alle donne, ovviamente in misura percentuale. Vale a dire che fra i guidatori professionisti abbiamo una maggiore incidentalità fra gli uomini, mentre al di fuori del lavoro il rapporto si capovolge completamente”.

 

Riguardo alle malattie professionali riprendiamo la figura 2 dove si rappresenta il quinquennio di riferimento “per verificare anche il trend oltre che il dato assoluto”.

 

 

Si indica che le differenze sono molto evidenti: “maggiore incidenza delle patologie a carico del rachide e degli arti superiori per quanto riguarda le donne in accordo con molti dati presenti in letteratura, ed anche con l’intero patrimonio umano assicurato all’Inail. Il dato si interpreta con la doppia chiave della differente costituzione fisica e resistenza delle donne rispetto agli uomini nonché della ergonomia degli ambienti e delle postazioni di lavoro disegnate intorno alla antropometria maschile che non si rivela efficace per proteggere i corpi femminili. Altro fattore di rischio è l’età della lavoratrice, si conosce ampiamente infatti il valore protettivo degli ormoni prodotti nella fase fertile della donna, per i tessuti delle articolazioni. Cessata tale produzione, l’incremento delle patologie osteoarticolare diventa sensibile. Anche il doppio lavoro delle donne, quello retribuito e quello casalingo non retribuito, sviluppa fattore di rischio aggiuntivo nel campo delle malattie muscoloscheletriche”.

 

Inoltre il documento sottolinea anche la maggiore incidenza delle malattie del sistema nervoso e dei disturbi psichici e comportamentali denunciata dalle donne rispetto agli uomini.

Si indica che “ciò è storicamente interpretato come una sottostima dei fenomeni riguardanti il sesso maschile che risulta in genere più reticente a denunciare fenomeni afferenti la sfera neurologica e psicologica, ma vi sono di sicuro anche componenti dovute a cause esterne che agiscono sulle donne in maniera selettiva, basti pensare alle violenze e molestie in ambiente di lavoro, ma anche ancora una volta al doppio lavoro cui la maggior parte delle donne è soggetta”.

Le neoplasie – continuano gli autori – “sembrano essere invece quasi totalmente appannaggio degli uomini, probabilmente per la differente adibizione a mansione dei lavoratori, pertanto la conseguente differenza di esposizione a sostanze cancerogene, ciò che va sotto il nome di segregazione orizzontale del lavoro, determina una incidenza di tali patologie così sbilanciata verso il genere maschile nel settore analizzato”.

 

Rimandiamo alla lettura integrale del documento che riporta ulteriori indicazioni sui rischi in ottica di genere, con riferimento alle risposte al questionario sottoposto alle iscritte all’Ordine degli ingegneri della provincia di Napoli, e sulla mitigazione del rischio.

 

L’indice del documento

Riportiamo, in conclusione, l’indice del documento “La professione dell'ingegnere in ottica di genere. Uno studio diretto sulle professioni tecniche”.

 

I SEZIONE - Fondamenti giuridici dell’assicurazione

 

Capitolo I - Inquadramento normativo

1.1 Requisiti del rapporto assicurativo

1.2 Oggetto dell’assicurazione

1.3 Attività rischiose

1.4 Soggetti assicurati

1.4.1 Soci e parasubordinati in Industria e Terziario

1.5 La previdenza dei professionisti

1.5.1 Inarcassa

 

Capitolo 2 - Il premio assicurativo

2.1 Determinazione del premio

2.2 Inquadramento aziendale Inps

2.2.1 Settori di attività

FONTI

 

II SEZIONE - Dati statistici

 

Capitolo 3 - Istat e Inail a confronto

3.1 Popolazione

3.1.1 Occupati

3.2 Assicurati Inail

3.3 Rapporto tra Occupati e Assicurati Inail

3.4 Ingegneri iscritti agli ordini professionali

3.4.1 Ingegneri: in aumento la presenza femminile

3.4.2 La professionalità in ottica di genere

 

Capitolo 4 - Dati statistici

4.1 Nota metodologica per l’analisi dei dati

4.2 Infortuni sul lavoro riconosciuti

4.2.1 Studio sulla Gestione Industria e Servizi

4.3 Casi mortali riconosciuti

4.3.1 Studio sulla Gestione Industria e Servizi

4.4 Malattie professionali riconosciute

4.4.1 Studio sulla Gestione Industria e Servizi

 

Elenco tabelle

Bibliografia

Sitografia

 

III SEZIONE – La valutazione del rischio in ottica di genere

 

Capitolo 5 - La valutazione del rischio in ottica di genere: gli ingegneri

5.1 Introduzione

5.2 Materiali e metodi

5.3 Valutazione dei rischi

5.3.1 La valutazione dei rischi in ottica di genere degli ingegneri

5.4 Mitigazione del rischio

 

Bibliografia e sitografia

 

Capitolo 6 - Questionario per la rilevazione in ottica di genere delle criticità legate al lavoro che possano avere ricadute sulla salute e sicurezza delle professiste tecniche

 

 

Tiziano Menduto

 

 

 

Scarica il documento da cui è tratto l'articolo:

Inail - Direzione regionale Campania, Fondazione Ordine Ingegneri Napoli, Ordine degli Ingegneri della Provincia di Napoli, Centro Formazione e Sicurezza Napoli, “ La professione dell'ingegnere in ottica di genere. Uno studio diretto sulle professioni tecniche”, a cura di Rossella Continisio (Inail, Contarp Direzione regionale Campania), Paola Marone (Centro Formazione e Sicurezza), Carmen Napolano e Paola Francesca Nisticò (Fondazione Ordine Ingegneri Napoli) e Clara Stella (Inail, Direzione regionale Campania), con diverse collaborazioni, collana Salute e Sicurezza, edizione 2021 (formato PDF, 2.65 MB).

 

 

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