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Dopo l’incidente all’acciaieria ThyssenKrupp: riflessioni sulla sicurezza sul lavoro

Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Luoghi di lavoro

11/12/2007

La lettera al Presidente del Consiglio del Presidente dell'A.I.Te.P.: quante e quali sono le reali carenze del sistema italiano sul tema della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro in Italia. 1950 tecnici per la prevenzione per 5 milioni di aziende.

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Pubblichiamo la lettera aperta del Presidente dell'Associazione Italiana dei Tecnici della Prevenzione nell'Ambiente e nei Luoghi di Lavoro (A.I.Te.P.) Dott. T.d.P. Vincenzo Di Nucci, che evidenzia quante e quali sono le reali carenze del sistema italiano sul tema della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro:
 
"Al Presidente del Consiglio dei Ministri , Prof. Romano Prodi.
 
Oggetto: Lettera aperta sul tema salute e sicurezza nei luoghi di lavoro – Infortuni e Malattie Professionali.
 
Egr Presidente del Consiglio,
 
ecco, in merito all’emergenza infortuni, il punto di vista dell’AITEP, Associazione dei Tecnici della Prevenzione nell’Ambiente e nei luoghi di Lavoro.
 
In Italia siamo 1950 tecnici per 5 milioni di aziende. In tutta la provincia di Messina c’è un solo tecnico, a Vibo Valentia: due, a Legnago (Verona) cinque, polo dell’industria del mobile con 1600 imprese, a Venosa (PZ) due. Vuol dire che si entra in un’azienda ogni 33 anni, se poi si considera che secondo le Camere di Commercio la vita media di una società è tra i 12 e i 15 anni questo vuol dire che quasi tutti i luoghi di lavoro hanno la certezza statistica di non essere esaminati.
 
Siamo d’accordo con la Sua affermazione, fatta dopo il luttuoso evento all’acciaieria ThyssenKrupp di Torino, secondo la quale la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro, gli infortunie le malattie professionali sono una vera emergenza nazionale.
 
Le emergenze vanno affrontate con misure rilevanti nell’immediato ma anche con interventi strutturali e soprattutto applicando le norme che già esistono.
 
In questo ultimo anno si è parlato molto di sicurezza sul lavoro, ma gli unici provvedimenti presi hanno riguardato l’assunzione di ispettori del lavoro.
 
Gli ispettori del lavoro come è noto, dalla Riforma Sanitaria e cioè dal 1978 si occupano quasi esclusivamente di verificare il rispetto della normativa relativa alla regolarità dei rapporti di lavoro.
 
Combattere il lavoro nero è giusto, e certo ha una ricaduta positiva anche in termini di sicurezza, ma la Prevenzione negli ambienti di lavoro la fanno (e se possiamo dire: la sanno fare) i Servizi territoriali delle ASL con il supporto dell’ISPESL.

 
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Non comprendiamo che senso abbia spezzettare le competenze tra il Ministero del Lavoro e quello della Salute: mantenere sotto organico i servizi delle ASL e contemporaneamente assumere ispettori del lavoro che dovrebbero occuparsi “anche” di sicurezza, ricostruendosi una professionalità in materia accantonata da 30 anni.Infatti i primi ispettori assunti vengono mandati a fare esperienza nelle ASL!
 
Crediamo che, per imboccare la strada giusta, occorra prima di tutto decidere quale struttura fa Prevenzione in questo Paese e poi fornirla di risorse minimamente adeguate.
 
Che in Veneto ad esempio, la terra del mitico Nord-Est con una fabbrica ogni due case, vi siano in totale 320 operatori (tra medici, tecnici, assistenti sanitari, personale amministrativo …) distribuiti nei servizi territoriali delle ASL, è un dato che si commenta da solo.
 
È inutile, e questo sì scandaloso, gridare periodicamente alla vergogna dei morti sul lavoro se poi non si mettono a disposizione uomini e risorse per garantire un minimo di attività di prevenzione.
 
Chiediamo allora che il Governo, come prima misura di emergenza, dia seguito all’Ordine del Giorno accolto in sede di approvazione della Legge 123/07 (allegato), facendo proprio un emendamento (il n°118.5) presentato in tal senso alla legge finanziaria in discussione in queste ore alla Camera dei Deputati. Provvedimento che prevede la sospensione del blocco delle assunzioni dei Tecnici della Prevenzione nelle ASL e il recupero, attraverso la formazione, di un rapporto privilegiato tra i Rappresentati dei Lavoratori per la Sicurezza e i Servizi deputati a svolgere il ruolo di verifica e controllo nei luoghi di lavoro.
 
Con un piccolo investimento, inferiore all’uno per mille dei costi globali calcolati dall’INAIL per tale tema che ammontano a circa quarantuno miliardi di euro l’anno, cioè con 40 milioni di euro, si potrebbero assumere mediamente cinque Tecnici della Prevenzione per ogni ASL d’Italia.
 
Certo del Suo interessamento Le auguro buon lavoro e La saluto cordialmente.
 
Setteville di Guidonia 9 dicembre 2007"
 

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Rispondi Autore: Giovanni Colle - likes: 0
11/12/2007 (15:38)
In linea di principio è del tutto condivisibile quanto evidenzia il dottor Vincenzo Di Nucci.
Ci sarebbe molto da dire su quanto sta accadendo in questi giorni e condivido anche una certa indignazione espressa dal dottor Meroni nel suo editoriale (l'ipocrisia; la corsa di politica, sindacati, istituzioni a scagliare la prima pietra e a fare di tutte le erbe un fascio; la squallida arroganza di molto giornalismo che improvvisamente degna di molta attenzione la sicurezza del lavoro passandosi per esperto quando fino a mercoledì scorso quasi non lo considerava).
Ma da operatore di SPP dell'industria metalmeccanica in vena di sfoghi mi preme evidenziare quanto segue.
Concordo, la vera prevenzione la si fa soprattutto attraverso la cultura (a partire dalal Scuola). Come i grandi esperti ci ricordano, gli eventi infortunistici si determinano nell'85% dei casi in conseguenza di comportamenti errati, e non tanto per carenze oggettive di macchine, impianti e attrezzature (su cui tuttavia c'è ancora molto da lavorare!). L'esperienza mi insegna che nonostante vi siano delle professionalità davvero invidiabili, ancora troppi ispettori del lavoro e tecnici della prevenzione delle UOPSAL rilevano solo aspetti certamente previsti dalle leggi ma poco significativi (comunque sufficienti a riempirci di sanzioni!). Quando mai hanno tempo e voglia (e forse capacità) per analizzare proprio quelle carenze gestionali e organizzative che spesso sono le vere cause principali degli eventi infortunistici. In alcune zone d'Italia avviene ma in molte altre difficilmente le aziende ricevono da queste istituzioni pubbliche l'aiuto richiesto: disponibilità ad aiutare poca, a sanzioanre troppa (salvo poi trovare il tempo, alcuni, per fare i consulenti da "privati" come denunciato da Guariniello).
Gli stessi RLS sono spesso molto poco preparati per contribuire seriemente ed efficacemente alle attività di prevenzione nelle aziende. Cosa fanno i sindacati per fornire una maggior preparazione a queste importantissime figure aziendali (nonostante tuttto, guai se non ci fossero)?
Tante altre cose funzionano solo sulla carta ma in pratica son poco o per nulla efficaci. quanta distanza c'è ancora tra le formali "buone intenzioni" (del legislatore, delle aziende, dei lavoratori, dei controllori pubblici) e la concretezza (frutto anche di compromessi, e non solo di applicazioni troppo rigide) che sarebbe necessaria per fare davvero prevenzione.

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