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Carichi di lavoro e sicurezza degli operatori sanitari


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È disponibile sul sito di Inail la ricerca “Carichi di lavoro e sicurezza degli operatori sanitari - Benessere di medici e infermieri, performance e conseguenze sulla sicurezza dei pazienti”.

 

Tale progetto ha indagato sulle cause che fanno sì che i fattori legati ai volumi di attività e all’organizzazione del lavoro possono avere ricadute sul benessere degli operatori, sull’incidenza delle tecnopatie (al di là di infortuni al sistema muscolo-scheletrico), sulla frequenza di eventi avversi, sulla qualità dell’assistenza e sull’efficienza anche economica del Sistema sanitario in generale.

 

Pubblichiamo le conclusioni.

 

Carichi di lavoro e sicurezza degli operatori sanitari - Benessere di medici e infermieri, performance e conseguenze sulla sicurezza dei pazienti

[…]

 

Conclusioni

Un buon coinvolgimento lavorativo permette agli operatori sanitari di resistere a fronte di un carico di lavoro crescente. In sintesi, i medici e gli infermieri delle 6 chirurgie toscane coinvolte percepiscono una buona capacità lavorativa ed un buon coinvolgimento, che però tende a diminuire con l’aumento dell’anzianità lavorativa nel contesto preso in esame, mentre pare indipendente dall’età anagrafica e dal genere. Tra le tre categorie professionali considerate, gli infermieri manifestano un vigore inferiore sia rispetto agli Oss che ai medici, mentre la dedizione è generalmente molto alta per tutti. Gli infermieri e gli Oss hanno il triplo della possibilità di avere un indice di work ability scadente o mediocre rispetto ai medici. Mentre l’anzianità lavorativa in equipe aumenta del 44% la probabilità di un buon coinvolgimento lavorativo.

 

Il 75% degli operatori intervistati riferisce di soffrire di almeno una patologia lavoro-correlata, con al primo posto i disturbi muscolo-scheletrici, seguiti da malattie della pelle e problemi gastro-intestinali. In virtù delle 111 sessioni di osservazione del lavoro, della durata media di 1h e 20min, seguendo 61 operatori sanitari in sala operatoria e nel reparto di degenza con la tecnica dello shadowing, mediante lo strumento Wombat, si è potuto classificare le attività secondo la prospettiva sistemica, mettendo in luce le interazioni ed i tempi delle attività principali e delle interruzioni. È emerso, tra l’altro, che oltre il 60% della attività cliniche e assistenziali è svolto in multitasking, che sono oggetto di interruzione nel 15% dei casi per gli infermieri e nel 24% dei casi per i medici.

 

In altre parole gli operatori sanitari svolgono più attività contemporaneamente e quindi sono esposti ad un impegno cognitivo che supera lungamente le ore effettivamente svolte, anche per le frequenti interruzioni che in una organizzazione ad alta intensità di relazione come quella sanitaria arrivano ad essere in media 6 interruzioni ogni ora per un medico. La comunicazione rimane un aspetto fondamentale del lavoro in sanità e rappresenta uno strumento fondamentale per migliorare la sicurezza, ma può anche essere un problema se non viene strutturata e se non avviene secondo precise modalità.

 

Circa un quarto delle attività mediche ed infermieristiche è infatti dedicato alla documentazione, per un 15% di tipo meramente burocratico. Queste analisi preliminari offrono molti spunti di riflessione, che il gruppo di ricerca approfondirà insieme al management delle 6 unità di chirurgia.

 

Operatori resilienti quindi, ma con segnali di sofferenza che vanno presi in considerazione per un monitoraggio in senso longitudinale, soprattutto per prevenire gli effetti congiunti del lavoro a turni, orario di lavoro prolungato, con attività in multitasking ed invecchiamento della popolazione lavorativa. Questa la lettura del Prof. Marco Depolo, autore della versione italiana del questionario sul coinvolgimento lavorativo che è stato impiegato nello studio. Fattori che favoriscono il coinvolgimento lavorativo sono: opportunità di apprendimento, supporto dei superiori, comunicazione, autonomia, leadership adeguata.

 

Quando c’è un buon coinvolgimento, i lavoratori tendono ad avere un atteggiamento proattivo ed a rimanere a lungo periodo all’interno dello stesso servizio. Negli operatori sanitari migliora l’identificazione con l’ospedale, si riduce l’assenteismo, migliora la performance organizzativa. Il coinvolgimento è fortemente connesso con il disegno delle organizzazioni. In Inghilterra, l’indagine annuale condotta dalla Care Quality Commission mostra che il coinvolgimento è correlato con buona qualità, performance economiche, pazienti più soddisfatti, meno assenteismo e minori tassi di mortalità intraospedaliera, che si riducono fino all’8%.

 

In considerazione dell’esposizione al lavoro a turni, che nel campione studiato riguarda una proporzione superiore al 60% degli operatori, il Prof. Giovanni Costa dell’Università Statale di Milano, che ha collaborato esternamente alla review dei risutati ottenuti dallo studio, ha puntualizzato lo stato dell’arte delle conoscenze relative agli effetti sulla salute e sulla performance del lavoro a turni: aumento fino al 15% dei rischi nei turni pomeridiani e fino al 30% nei turni notturni.

 

Sulle donne il lavoro a turni ha un effetto anche sulla capacità riproduttiva, con un ritardo di 1,5 anni del primo parto rispetto alle giornaliere ed un aumento più marcato del rischio di insorgenza di tumori al seno. Inoltre il numero di figli riduce il numero di ore di sonno in modo crescente, in particolare in chi fa il turno di notte e di mattina. Lavoro notturno definito da IARC (International Agency for Research on Cancer) come probabilmente cancerogeno. Turnazione quindi da bilanciare, ridurre, organizzare in modo tale da limitare tutti gli altri fattori che contribuiscono al rischio di deprivazione di sonno. Oltre all’orario di lavoro, infatti, le condizioni dell’ambiente e le caratteristiche del compito incidono sulla performance: ad esempio nell’ambiente la carenza di stimoli, la cattiva illuminazione o il rumore hanno effetti negativi, così come la monotonia dei compiti o la scarsa autonomia professionale dal punto di vista organizzativo. Ci sono poi fattori personali, come l’alimentazione, l’esercizio fisico, la motivazione a cui aggiungere le condizioni familiari e sociali. Il prolungamento del turno lavorativo produce accumulo di fatica e rischi per gli operatori sanitari e per i pazienti. La maggior parte dei medici tendono a negare l’effetto della fatica sulla performance, nonostante le evidenze della ricerca sulle correlazioni tra durata dei turni, orario di lavoro prolungato, lavoro notturno ed effetti sulla salute degli operatori e sulla sicurezza dei pazienti.

 

Lo studio, rilevante per numero di operatori coinvolti, ha quindi consentito di individuare metodi e strumenti per una rilevazione oggettiva dei carichi di lavoro degli operatori in Sanità, esaltando il ruolo strategico di una tale rilevazione non tanto o non solo al fine della corretta ed efficiente allocazione delle risorse, ma anche per la razionale gestione della organizzazione del lavoro in termini di benessere e sicurezza degli operatori e dei pazienti.

 

In questa ottica assume una importanza affatto secondaria la coerenza (e la coesistenza) dell’analisi dei carichi di lavoro con gli altri elementi che influenzano la performance dell’operatore, quali i livelli di dedizione e coinvolgimento, le richieste della propria mansione, le proprie risorse mentali e fisiche. I risultati dello studio, oltre a portare un notevole contributo di conoscenza sul tema dei carichi di lavoro in Sanità e del loro impatto sulla sicurezza ed il benessere degli operatori sanitari, consentiranno di proporre indicazioni specifiche per il miglioramento dell’organizzazione del lavoro.

 

Fonte: INAIL

 

INAIL - Carichi di lavoro e sicurezza degli operatori sanitari - Benessere di medici e infermieri, performance e conseguenze sulla sicurezza dei pazienti

 



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