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Tessile: i rischi per i lavoratori nella produzione di capi di confezione

Tessile: i rischi per i lavoratori nella produzione di capi di confezione
Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Industria tessile, cartaria

25/09/2017

Un progetto multimediale si sofferma sulla tutela della salute e sicurezza nel settore tessile e abbigliamento. Le schede riepilogative dei rischi per la salute nelle fasi del ciclo produttivo dei capi di confezione.

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Sicurezza Abbigliamento (Produzione) - Categoria Istat: C - Attività Manifatturiere

 

Per questo motivo in questi mesi abbiamo presentato su PuntoSicuro un documento sulla sicurezza nel settore dell’abbigliamento che è correlato al progetto Impresa Sicura, un progetto multimediale - elaborato da EBER, EBAM, Regione Marche, Regione Emilia-Romagna e Inail - che è stato validato dalla Commissione Consultiva Permanente come buona prassi nella seduta del 27 novembre 2013 e che si è occupato in questi anni della sicurezza in vari comparti lavorativi. E già nelle scorse settimane PuntoSicuro, attraverso i contenuti del progetto, ha potuto soffermarsi sulle misure di prevenzione nella produzione di capi di confezione (creazione stilistica, ricevimento, controllo, preparazione del tessuto, taglio del tessuto, confezione del capo, controllo stoccaggio e spedizione capo finito) e maglieria (materie prime, finissaggio e tintura, tessitura, taglio tessuti, confezionamento, stiro e controllo, stoccaggio e spedizione).

 

Oggi facciamo invece un breve riepilogo complessivo di quelli sono i rischi professionali per i lavoratori nella produzione di capi di confezione.

 

Infatti il documento “ ImpresaSicura_L’abbigliamento” presenta alcune schede riepilogative di tali rischi, un sintetico “strumento di riferimento dei rischi che possono presentarsi durante le fasi del ciclo produttivo della confezione di un capo di abbigliamento”. Le schede, oltre ad elencare i possibili rischi per ogni lavorazione, indicano “ciò che è necessario fare per quanto riguarda la Sorveglianza Sanitaria” e suggeriscono i Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) “necessari per evitare infortuni e malattie professionali”. È evidente che, in ogni caso, per eventuali integrazioni e/o modifiche a quanto indicato, bisogna fare riferimento alla specifica valutazione dei rischi.

 

Partiamo dalla fase di creazione stilistica del modello che è “l’attività iniziale del ciclo produttivo o per meglio dire è l’attività finalizzata alla realizzazione del modello del capo di abbigliamento”.

Si ricorda che i rischi lavorativi connessi a questa fase “sono essenzialmente connessi all’ uso dei videoterminali, impiegati nella progettazione tramite sistema computerizzato (affaticamento visivo, disturbi muscolo scheletrici da postura e movimenti ripetitivi, affaticamento mentale). Nelle aziende del settore ad impronta artigianale, in cui tale fase è svolta manualmente secondo criteri stilistici ben definiti, laddove il ritmo di lavoro sia elevato, si possono rilevare rischi professionali significativi per la postura e per il sovraccarico biomeccanico degli arti superiori”.

Veniamo ad alcune indicazioni della scheda:

- principali rischi professionali: “affaticamento visivo; disturbi muscolo scheletrici da postura; affaticamento mentale”;

- principali dispositivi di protezione individuale: “non sono previsti DPI per i lavoratori addetti al VDT; il Datore di Lavoro fornisce a sue spese ai lavoratori i dispositivi speciali di correzione visiva, in funzione dell’attività svolta, quando l’esito delle visite ne evidenzi la necessità e non sia possibile utilizzare i dispositivi normali di correzione”. La scheda si sofferma sull’importanza di idonei “abiti da lavoro”.

 

Veniamo alla fase di controllo e preparazione del tessuto, una fase che “comprende tutte le operazioni inerenti lo stoccaggio delle materie prime (rotoli di tessuto), il controllo qualità e la preparazione del tessuto”.

Possono essere impiegati “sistemi manuali o meccanizzati per la movimentazione dei rotoli di tessuto e/o dei contenitori, delle confezioni e imballaggi”. Si ricorda che i rischi professionali in questa fase operativa “sono prevalentemente riferibili allo spostamento/ movimentazione dei carichi (rotoli) e quindi, in tal senso, possono essere sia di tipo igienico-sanitario (sovraccarico biomeccanico del rachide, posture incongrue) sia di tipo infortunistico (guida di mezzi). Occorre inoltre considerare l’impiego dei macchinari specifici per le operazioni di controllo visivo e di vaporizzo del tessuto che possono determinare sia rischi di tipo igienico-sanitario (posture incongrue, movimenti ripetitivi per l’arto superiore, affaticamento visivo) che di infortunistici derivanti dal lavoro in prossimità di organi meccanici in movimento (rischio di schiacciamento degli arti superiori, di presa e impigliamento, e di ustione)”.

Ci soffermiamo sui principali rischi professionali: “rischio infortunistico; sovraccarico biomeccanico degli arti superiori; sovraccarico biomeccanico del rachide; affaticamento visivo; posture incongrue; rischio vibrazioni trasmesse al corpo intero; rischio chimico” (se rilevante per la salute); “discomfort termico (add. macchina vaporizzo); rischio rumore (se LEX,8h = 80 dB(A).

 

Un'altra fase rilevante è il taglio.

Questa fase consiste nel taglio del tessuto con varie macchine o utensili. “L’attività è finalizzata alla realizzazione degli elementi costitutivi del capo di abbigliamento destinati alla fase di cucitura. I rischi lavorativi in questa fase sono prevalentemente di tipo infortunistico in relazione all’impiego di attrezzature manuali o macchinari da cui possono scaturire rischi residui di taglio e/o schiacciamento, impigliamento, cesoiamento. Gli organi di trasmissione del moto delle macchine possono costituire rischi infortunistici per presa e trascinamento. Le parti in movimento possono determinare l’investimento di persone che si trovano nella zona operativa”.

Questi i principali rischi professionali: “rischio infortunistico; sovraccarico biomeccanico degli arti superiori e del rachide; rischio vibrazioni trasmesse al sistema mano-braccio”; rischio chimico” (se rilevante per la salute); rischio rumore (se LEX,8h = 80 dB(A)”.

 

Le articolate fasi di confezione del capo, precedute dalle operazioni di marcatura e di etichettatura dei vari elementi prodotti nel reparto taglio, “portano alla realizzazione del capo di abbigliamento, attraverso la congiunzione, per cucitura a macchina o a mano delle varie parti”.

I principali rischi lavorativi in questa fase “sono sia di natura igienico sanitaria, in dipendenza dello sforzo visivo nell’espletamento dell’attività di cucitura, della postura e dei movimenti ripetitivi, nonché del rischio di vibrazioni al sistema mano-braccio, sia di natura infortunistica conseguenti all’impiego di macchinari”.

Questi i principali rischi professionali: “rischio infortunistico; sovraccarico biomeccanico degli arti superiori e del rachide; posture incongrue; rischio rumore (se LEX,8h = 80 dB(A)”. Riprendiamo anche i principali dispositivi di protezione individuale: “ guanti per le mani (per operazioni di manutenzione); scarpe con suola antiscivolo; abiti da lavoro”.

 

Le schede si soffermano anche sullo stiro del capo.

Nella fase di stiro del capo di abbigliamento “si realizzano vari passaggi di stiro manuale con ferro e/o con pressa, finalizzati al miglioramento estetico del prodotto. Le presse possono essere specifiche per la applicazione del termoadesivo (rinforzi, decorazioni). Alcune fasi dello stiro possono prevedere l’utilizzo di appositi solventi per la smacchiatura del capo o prodotti chimici facilitanti lo stiro. Le operazioni di stiro, oltre che avvenire nello specifico reparto, possono essere svolte all’interno delle articolate fasi di confezione del capo (stiro intermedio). In questo caso lo stiro serve per dare maggiore stabilità al tessuto prima della cucitura del particolare. I rischi professionali sono di tipo igienico sanitario derivanti da esposizione a calore radiante e microclima caldo-umido, a movimenti ripetitivi e posture incongrue, da esposizione a inquinanti aerodispersi (per asportazione dal tessuto di sostanze trasportate dalla corrente di vapore), da esposizione a rumore. Sono anche di tipo infortunistico correlati all’impiego dei macchinari e quindi al lavoro in prossimità di organi meccanici in movimento (rischio di schiacciamento degli arti superiori nella pressa e di ustione)”.

Questi i principali rischi professionali: “rischio infortunistico”; “rischio chimico”, “solo se rilevante per la salute” (termoadesivi e solventi per la smacchiatura e appretti per lo stiro); sovraccarico biomeccanico degli arti superiori e del rachide; posture incongrue; rischio rumore (se LEX,8h = 80 dB(A); discomfort termico”.

Questi i principali dispositivi di protezione individuale: “mascherine specifiche di protezione delle vie respiratorie; scarpe con suola antiscivolo; tappi o cuffie per la protezione dell’udito; abiti da lavoro”.

 

L’ultima scheda riguarda, infine, la fase di controllo e spedizione.

Si indica che le attività di stoccaggio semilavorati “si riferiscono alle operazioni di movimentazione manuale o meccanizzata dei particolari tagliati destinati alla confezione. Le fasi di controllo qualità, di stoccaggio e di spedizione del capo finito comprendono anche le operazioni di inscatolamento e di imballaggio. Alcune realtà aziendali presentano un impianto di stoccaggio dei capi finiti costituito da un sistema di monorotaie aeree (sistema computerizzato). I rischi professionali in questa fase, sono essenzialmente riferibili allo spostamento dei carichi, sia con riferimento ad aspetti di tipo igienico-sanitario (movimenti ripetitivi, posture incongrue, sovraccarico del rachide) sia di tipo infortunistico riferibili all’impiego di attrezzature e/o mezzi tecnologici impiegati per la movimentazione (cadute dall’alto, ribaltamento, investimenti, presa e trascinamento)”.

I principali rischi professionali: “rischio infortunistico; posture incongrue; sovraccarico biomeccanico del rachide e degli arti superiori; rischio vibrazioni trasmesse al corpo intero; rischio rumore (se LEX,8h = 80 dB(A); rischio chimico”, “solo se rilevante per la salute” (“possibili SOV della termosaldatrice”).

 

Concludiamo rimandando alla lettura integrale delle schede che riportano ulteriori dettagli non solo sui dispositivi di protezione individuale, ma anche per quanto riguarda la sorveglianza sanitaria. E in ogni scheda si trovano i riferimenti e i collegamenti alle parti corrispondenti del documento di Impresa Sicura per eventuali approfondimenti.

 

RTM

 

 

L'articolo è tratto dal sito “ Impresa Sicura”: l’accesso via internet è gratuito e avviene tramite una registrazione al sito.

 

Commissione Consultiva Permanente per la salute e sicurezza sul lavoro - Buone Prassi -Documento approvato nella seduta del 27 novembre 2013 – Impresa Sicura

 

 

 



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