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Imparare dagli errori: ancora sugli infortuni a mani non protette

 Imparare dagli errori: ancora sugli infortuni a mani non protette
Tiziano Menduto

Autore: Tiziano Menduto

Categoria: Imparare dagli errori

01/09/2016

Esempi di infortuni correlati all’uso, errato o mancato, di guanti per la protezione delle mani. Gli infortuni nell’utilizzo di una motosega e durante le attività di magazzino. La dinamica degli infortuni e le informazioni sui dispositivi di protezione.


Brescia, 01 Sett – È impossibile riuscire a raccogliere e raccontare, con la nostra rubrica “ Imparare dagli errori” dedicata agli infortuni e alle malattie professionali, tutte le tipologie di incidenti, con danni più o meno gravi per gli operatori, che riguardano l’assenza o l’utilizzo errato dei guanti di protezione.
A volte sono piccoli infortuni non segnalati o solo infortuni sfiorati, i near miss a cui PuntoSicuro ha dedicato un convegno. E spesso - ma non si occupa di questo l’attuale percorso della rubrica attraverso gli infortuni correlati all’uso dei dispositivi di protezione individuale - i DPI non sono forniti e il lavoratore è costretto a lavorarvi senza.
 
Continuiamo dunque oggi ad affrontare gli infortuni alle mani per uso errato o mancato uso di DPI (ma disponibili) e lo facciamo, come sempre, presentando dinamiche infortunistiche tratte dall’archivio di schede di INFOR.MO., strumento per l'analisi qualitativa dei casi di infortunio collegato al sistema di sorveglianza degli infortuni mortali e gravi.

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I casi

Il primo caso riguarda un infortunio durante l’utilizzo di una motosega.

Un lavoratore mentre utilizza una motosega da potatura, con la sola mano destra, improvvisamente perde il controllo dell'attrezzatura andando a sbattere con la lama sulla mano sinistra. Si procura l'amputazione dell'indice sinistro.

L’operatore non indossava idonei guanti antitaglio.

 

I fattori causali dell’incidente, rilevati dalla scheda, sono evidenti:

-  il lavoratore “perdeva il controllo dell'attrezzatura”;

- il lavoratore “non indossava idonei guanti antitaglio”.

 

Più articolato il secondo caso di infortunio che riguarda attività di magazzino.

Il capo magazziniere di un istituto religioso per esigenze di servizio si deve recare nel magazzino “pannoloni” del reparto infermeria per prelevare dei contenitori (biobox di colore bianco con il tappo rosso) che sono utilizzati come deposito per rifiuti taglienti (aghi ecc.).

Questi contenitori si trovano sull’ultimo piano di una scaffalatura a circa 2 metri da terra.

Per poterli raggiungere il capo magazziniere sale su alcuni scatoloni di pannoloni situati alla base della scaffalatura.

Il lavoratore prende i contenitori richiesti (circa 10) e li deposita sulla sua destra, sopra alcuni pannoloni, ad un’altezza di circa 1 metro e 50 centimetri da terra.

Effettuata questa operazione, per scendere dagli scatoloni si gira e, contemporaneamente, si sostiene con la mano sinistra all’ultimo piano della scaffalatura.

Nel fare questo movimento non si accorge però che la fede nuziale che indossava al quarto dito della mano sinistra rimane agganciata ad una sporgenza di un montante della scaffalatura. Pertanto il capo magazziniere scendendo dal gradino, costituito dallo scatolone (alto circa 20 centimetri), con il peso (70 kg.) del proprio corpo e a causa del contatto del suo anello con la sporgenza del montante, si procura l’amputazione del quarto dito della mano sinistra a livello dell’interfalangea prossimale con scuoiamento.

Le indagini successive all’incidente hanno rilevato che l’infortunato “aveva disposizione guanti da lavoro ed un’apposita scaletta per raggiungere l’ultimo piano della scaffalatura ma ha deciso, di iniziativa, di non utilizzare entrambi”.

 

Questi i fattori causali dell’infortunio:

- “il lavoratore non usa la scaletta ma sale e scende su alcuni scatoloni non stabili;

- “mancato utilizzo dei guanti da lavoro in dotazione”.

 

La prevenzione

Con riferimento al primo incidente, riprendiamo ancora alcune notizie sui DPI antitaglio tratte da un documento correlato al progetto multimediale Impresa Sicura - elaborato da EBER, EBAM, Regione Marche, Regione Emilia-Romagna e Inail - che è stato validato dalla Commissione Consultiva Permanente per la salute e la sicurezza come buona prassi nella seduta del 27 novembre 2013.

 

Rimandando alla lettura del precedente “ Imparare dagli errori” che riporta indicazioni sui DPI antitaglio, riportiamo ulteriori informazioni su due specifiche tipologie di guanti di protezione dai rischi meccanici:

- guanti e proteggi-braccia contro tagli causati da coltelli motorizzati: tipologia di DPI “indicata per quelle lavorazioni in cui l’operatore fa uso di coltelli motorizzati, cioè di apparecchiature ad impugnatura manuale o fissa che utilizzano una fonte di energia diversa da quella umana - generalmente elettrica o aria compressa - per azionare una lama di coltello rotante, alternativa o vibrante. Queste attrezzature di lavoro sono comunemente utilizzate nel settore dell’abbigliamento, nella lavorazione della gomma piuma e materiali similari, nei mattatoi e negli stabilimenti per il taglio della carne. Si utilizzano coltelli a nastro, coltelli diritti alternativi, taglierine circolari rotanti e altri tipi”;

- guanti di protezione per l’utilizzo di seghe a catena: la norma UNI EN 381 “specifica le caratteristiche di resistenza che i guanti debbono avere verso il taglio mediante sega a catena. Poiché queste attrezzature di lavoro sono progettate per essere utilizzate con la mano destra, normalmente protetta quando stringe l’apposita impugnatura dell’attrezzatura di lavoro, i requisiti di protezione sono riferiti ai guanti per la mano sinistra. Pertanto un operatore mancino deve utilizzare la sega a catena come un destrorso per ottenere la prevista protezione dal DPI. Sono previsti due tipi di guanti di protezione che differiscono tra loro sulla base delle diverse aree di protezione della mano”: di Tipo A (guanto a cinque dita separate, con protezione del metacarpo, cioè della parte compresa tra il polso e le dita); di Tipo B (guanto a 5 dita o manopola con “protezione di tutto il dorso della mano compreso quello delle dita, ad esclusione del pollice. Per la mano destra non è richiesta alcuna protezione: tuttavia se essa esiste deve per lo meno essere equivalente a quella richiesta per la mano sinistra, secondo le relative tipologie sopra indicate”.

 

Ci soffermiamo, in conclusione, su alcuni requisiti generali e fondamentali dei guanti di protezione utilizzabili nel mondo del lavoro tratti dal documento correlato a Impresa Sicura e con riferimento a quanto prescritto dalla norma UNI EN 420, una norma che definisce non solo requisiti e procedimenti di prova, ma anche aspetti come innocuità e confortevolezza:

 

 - innocuità: “i materiali del guanto, comprese le cuciture e i bordi, nonché i prodotti della loro degradazione e le sostanze in essi contenute, e in particolare quelle parti che sono a diretto contatto con l’utilizzatore, non devono danneggiare la sua salute e la sua igiene. Nelle istruzioni fornite dal fabbricante devono essere elencate tutte le sostanze che sono note come potenziali allergizzanti. Il pH dei quanti deve essere maggiore di 3,5 e minore di 9,5”;

 - ergonomia/confortevolezza: “la confortevolezza è legata alla taglia, e quindi alla misura, delle mani e dei guanti”. Le taglie dei guanti (riportate in un apposita tabella) sono “definite sulla base di due caratteristiche dimensionali delle mani: circonferenza; lunghezza (distanza tra polso e l’estremità del dito medio). Si annota che sono possibili anche mezze taglie, le cui misure sono ricavate per interpolazione delle misure riportate nella precedente tabella e taglie più piccole o più grandi, estrapolabili sempre dai suddetti dati. La lunghezza minima della mezza taglia deve coincidere con quella della taglia unitaria immediatamente superiore”;

 - destrezza: “la destrezza offerta dal guanto dovrebbe essere la massima possibile. Essa dipende da vari fattori, quali spessore del materiale con cui è fabbricato il guanto, la sua elasticità e la sua deformabilità. Se richiesto, la destrezza delle dita deve essere testata e le prestazioni graduate” (anche in questo caso è riportata una tabella con i livelli di prestazione);

 - trasmissione e assorbimento al vapore acqueo: “se possibile i guanti di protezione devono permettere la permeabilità al vapore acqueo in modo che le mani dell’operatore possano operare in una situazione di benessere. Qualora le caratteristiche di protezione del guanto impediscano o escludano la permeabilità al vapore acqueo, il DPI dovrà essere progettato per ridurre il più possibile gli effetti della traspirazione. L’assorbimento del vapore acqueo deve essere di almeno 8 mg/cm2 per 8 ore”.

 

Sito web di INFOR.MO.: nell’articolo abbiamo presentato le schede numero 2737 e 1399 (archivio incidenti 2002/2010).

 

 

Tiziano Menduto



Creative Commons License Questo articolo è pubblicato sotto una Licenza Creative Commons.
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Rispondi Autore: Federico Betteni - likes: 0
01/09/2016 (08:53:54)
Articolo interessante, come del resto la stragrande maggioranza del material che pubblicate. Mi permetto di segnalate l'uso improprio del termine "ANTITAGLIO" che crea false aspettative negli utilizzatori dei guanti. Non esistono sul mercato guanti "antitaglio", ma solo ed esclusivamente guanti che offrono una certa resistenza al taglio da lama liscia (es. coltello, profilo, ecc). Ad eccezione dei guanti realizzati in maglia metallica, tutti gli altri guanti in commercio si tagliano più o meno facilmente, per questo motivo offrono un indice di resistenza al taglio quantificato sulla base del test previsto dalla Norma tecnica EN388.
Per qualche strano motivo la traduzione dall'inglese del termine "cut resistant" (resistente al taglio), indicato nella versione originale della stessa EN388, é "antitaglio", il cui significato è "cut-proof".
É proprio il caso di dire che le parole fanno la differenza, anche perché le stesse hanno un significato ben preciso e come tale vengono percepite.

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