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La chiusura della campagna europea e le buone prassi per gli asili nido

La chiusura della campagna europea e le buone prassi per gli asili nido

Nell’evento di chiusura della campagna europea “Ambienti di lavoro sani e sicuri ad ogni età” sono state presentate buone pratiche e un intervento multilivello per le educatrici degli asili nido con riferimento al tema dell’invecchiamento.

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Roma, 22 Dic – Il 7 novembre 2017 si è tenuto a Roma l’evento di chiusura in Italia della campagna europea 2016/2017 “ Ambienti di lavoro sani e sicuri ad ogni età” promossa dall’ Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro. Una campagna (il nostro giornale era media partner) che aveva l’importante obiettivo di promuovere una vita lavorativa sostenibile nel contesto dell’ invecchiamento della forza lavoro europea.

 

E durante l’evento, che ha visto la premiazione di alcune realtà che hanno presentato buone prassi sul tema della campagna, è stato possibile soffermarsi sulle iniziative e sui risultati delle buone pratiche elaborate in materia di invecchiamento e lavoro.

 

Ci soffermiamo, a titolo esemplificativo, sull’intervento “Le Buone Pratiche” presentato dal Comune di Torino in relazione ad un intervento multilivello per le educatrici dei nidi torinesi. Un intervento che ha previsto un supporto psicosociale individuale e di gruppo, la revisione partecipata degli spazi, attività di ginnastica posturale e igiene vocale per la sostenibilità del lavoro over 50.

 

Nella relazione si ricorda che i Servizi Educativi del Comune di Torino si occupano della gestione di due grandi realtà: gli asili nido e le scuole dell’infanzia comunali. E la ‘buona pratica’ ha “coinvolto la realtà degli asili nido, all’interno dei quali lavorano educatrici che svolgono mansioni molto richiedenti da un punto di vista fisico e psicologico”.

Il contesto è, quindi, “paradigmatico:

- alcune attività svolte dalle lavoratrici, espongono a un elevato e non riducibile rischio biomeccanico (compromissione dai 45 anni di spalle, gomiti, ginocchia, zona lombo-sacrale): posizionare i bambini nel seggiolino o nella culla, accompagnare al sonno i bambini, tenere in braccio i bambini a lungo;

- in questi contesti l’intervento sugli ambienti, costruiti a misura di bambino piccolissimo, è molto complesso quando non impossibile;

- contestualmente, anche l’arricchimento o il mutare della mansione, la rotazione, sono altresì improponibili in relazione all’organizzazione e allo specifico lavoro di accudimento. Inoltre risulta improponibile anche rispetto alla dimensione collegiale del lavoro”. 

 

Riguardo alle problematiche rilevate si segnala che una prima rilevazione nel 2013 fa emergere alcuni dati peculiari riferibili alle educatrici dei Servizi Educativi (SE) comunali, “evidenziando un’elevata percentuale di lavoratrici over 50, associata alla presenza di criticità di ordine psicologico oltreché fisico. Negli anni successivi vengono svolti approfondimenti e infine nel 2015 viene progettato il presente intervento che si è sviluppato tra il dicembre 2016 e il maggio 2017”.

 

Si sottolinea poi che dal punto di vista lavorativo “uno dei maggiori problemi è l’incompatibilità tra la capacità funzionale del lavoratore ‘anziano’ e il livello di richieste sul lavoro: le richieste lavorative generalmente non si riducono con l’età, ma si riduce la capacità lavorativa”. 

Si ricorda anche il principio di sostenibilità secondo l’Unione Europea: “il grado di ‘sostenibilità’ del lavoro dipende dalla possibilità di far fronte ad altre responsabilità compatibilmente con l’orario di lavoro, dall’aggiornamento delle proprie competenze per garantire la sicurezza del posto di lavoro, dall’autonomia personale di cui un lavoratore dispone per affrontare le esigenze lavorative e dalla misura in cui le condizioni di lavoro proteggono la salute nel lungo periodo”. E se queste condizioni sono soddisfatte, “allora esistono i presupposti affinché i lavoratori possano rimanere più a lungo nel mondo del lavoro” (Commissione Europea, EWCS, 2011).

E sono presentate anche alcune indicazioni di studi su età, richieste del lavoro e performance (Warr,1994):  

  • Tipo A: “attività prevalentemente cognitiva che può essere mantenuta nel corso del tempo, anche con benefici legati all’esperienza acquisita; possibile maggior rendimento da parte dei più anziani;
  • Tipo B: attività standardizzate e di routine che richiedono skill chiaramente definite e stabili. Non vi sono differenze di performance in base all’età;
  • Tipo C: attività in cui aumentano le difficoltà con l’invecchiamento perché richiedono capacità fisiche o skill che declinano con l’età; non vi è comunque decremento fino a quando sono possibili strategie compensative basate sull’esperienza;
  • Tipo D: attività in cui è richiesta rapidità nell’esecuzione, nell’utilizzo di informazioni oppure capacità fisiche elevate. Qui l’esperienza aiuta poco nella compensazione e vi sono difficoltà o impossibilità di proseguire oltre una certa età”.       

 

Riguardo alle soluzioni presentate, nel rispetto delle specificità del lavoro nei nidi e al fine di supportare la sostenibilità, “è stato definito un protocollo di intervento e valutazione che ha coinvolto 27 nidi comunali. All’interno di 10 nidi è stato sperimentato tale protocollo, 17 nidi facevano parte del gruppo di controllo”: la scelta è avvenuta “tenendo sotto controllo alcune variabili (ampiezza del nido, età media delle educatrici, numero di bambini, presenza di supplenti ecc.)”.

 

L’intervento, che vi invitiamo a leggere integralmente, riporta alcune soluzioni possibili identificate dalla letteratura, e le soluzioni applicate.

Tutti i 27 nidi:

  • “sono stati oggetto di una valutazione strutturale degli ambienti da parte degli architetti”;
  • “sono stati oggetto di una valutazione ergonomica da parte della ergonoma” e di una tirocinante di psicologia;
  • le 406 educatrici sono state visitate due volte dal Medico Competente: “subito prima dell’intervento e subito dopo la sua fine se appartenenti al gruppo sperimentale, a distanza di un anno, nello stesso periodo, se del gruppo di controllo. In occasione delle due visite mediche le 406 educatrici hanno compilato un questionario psicosociale”;
  • nello stesso arco di tempo sono state condotte “due valutazioni di customer satisfaction tra i genitori dei 27 nidi da parte di una tirocinante psicologa”;
  • i 27 responsabili dell’economato “hanno tenuto un diario annuale (a partire dalla prima visita medica) per segnalare presenze/assenze di bambini e personale;
  • al termine della sperimentazione si è tenuto in ciascuno dei 10 nidi un incontro finale di valutazione dell’intervento in presenza di tutti gli attori e del capo del personale”.

Il protocollo di intervento multilivello ha poi previsto alcune attività comuni ai 10 nidi e due attività diverse che hanno distinto i 10 nidi sperimentali in due sottogruppi (GS1 e GS2).

 

Queste le attività comuni:

  • Spazio di ascolto: “possibilità di accedere ad uno sportello di ascolto allestito presso il Dipartimento di Psicologia (3 incontri), gestito da docenti psicoterapeuti della Scuola di Specializzazione in Psicologia della salute” e da alcuni specializzandi con la supervisione di un supervisore SPI della Scuola”;
  • Supporto al gruppo di lavoro: “incontri (3) con piccoli gruppi all’interno dei nidi stessi, condotti da docenti del Dipartimento di Psicologia al fine di sostenere il gruppo di lavoro e individuare le dinamiche presenti negli stessi”.
  • Queste le attività specifiche per ciascun gruppo:
  • GS1 (Ridefinizione dello spazio di lavoro): “sulla base della Participatory Action Research e della Participatory Design, gli architetti, in compresenza di DC e IS, hanno allestito tre incontri all’interno di ciascuno dei 5 nidi al fine di condividere i problemi legati allo spazio di lavoro (bambini/personale che invecchia), restituire una prima riprogettazione e monitorare la sua implementazione. Sono stati inoltre introdotti alcuni arredi a seguito della valutazione congiunta tra architetti, fisioterapista e medico del lavoro;
  • GS2 (Training vocale ed educazione al movimento): “una fisioterapista e una logopedista hanno tenuto lezioni su posture e igiene vocale e incontri pratici all’interno di alcune palestre comunali con gruppi (misti) formati da educatrici provenienti dai 5 nidi”.

 

Riguardo all’efficacia delle soluzioni e ai risultati “a valle degli interventi si è osservato un aumento: della fiducia nei vertici, del supporto sociale percepito da parte dei colleghi e della soddisfazione lavorativa”; e c’è stata una riduzione: “dello stress e del burnout (esaurimento e indolenza).  Le condizioni fisiche non migliorano con il passare degli anni visto il tipo di lavoro, ma non incidono più significativamente anche sull’abbassamento dei livelli di benessere psicologico e di soddisfazione per il lavoro”.

 

Sono riportati, infine, alcuni limiti e sviluppi (“compatibilmente con il bilancio”):

  • “Stabilizzazione dello spazio di ascolto, con possibili aperture di luoghi di incontro decentrati;
  • Prosecuzione ‘incrociata’ delle attività nei GS1 e GS2;
  • Attivazione di percorsi di supporto al gruppo nei nidi sperimentali;
  • Formazione di educatrici che all’interno dei nidi monitorino le attività di educazione al movimento direttamente nel luogo di lavoro;
  • Estensione progressiva delle attività sperimentali nei nidi di controllo e via via negli altri nidi torinesi;
  • Distacco dalla sezione lattanti delle educatrici over 60;
  • Ri-assegnazione delle lavoratrici con limitazioni lavorative ai laboratori di lettura nella fase di transizione al pensionamento. Possibile anche un percorso di riconversione in attività amministrative all’interno degli uffici; 
  • Formazione di supporto alla leadership nell’ottica dell’ age management per i Responsabili Psicopedagogici”.

 

Tiziano Menduto

 

 

Scarica il documento da cui è tratto l'articolo:

Le Buone Pratiche”, intervento relativo ad alcune iniziative nel Comune di Torino e presentato all’evento di chiusura della campagna europea “Ambienti di lavoro sani e sicuri ad ogni età” (formato PDF, 1.72 MB).



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