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Coloranti alimentari e iperattivita’ nei bambini

Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Sicurezza alimentare, HACCP

10/10/2007

L’Autorità europea per la sicurezza alimentare riesamina uno studio sugli effetti dei coloranti alimentari e le conseguenze sul comportamento dei bambini.

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Coloranti sempre più nel mirino delle autorità per la sicurezza alimentare.
Dopo il divieto per un colorante alimentare utilizzato nella preparazione di  salsicce e carne per hamburger, gli scienziati dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) hanno ultimato una prima valutazione della nuova ricerca commissionata dall’autorità per la sicurezza alimentare del Regno Unito (Food Standards Agency, FSA) su coloranti alimentari e iperattività nei bambini, concludendo che fosse necessaria una valutazione più dettagliata dello studio.
 
Il gruppo scientifico ha individuato una serie di aspetti centrali che intende esaminare in maniera approfondita, tra cui il ruolo della predisposizione genetica, l’importanza clinica dei risultati per il singolo consumatore o per la popolazione in generale.
 
L’analisi di questi aspetti consentirà al gruppo scientifico di valutare le implicazioni dei risultati e la loro pertinenza ai fini della definizione di conclusioni definitive su causa ed effetto e sul possibile ruolo di determinati coloranti.
 



Il gruppo di esperti scientifici sugli additivi alimentari (gruppo AFC) ha rilevato che lo studio svolto dall’università di Southampton è il maggiore mai realizzato finora sulla possibilità che taluni additivi alimentari possano interferire con il comportamento dei bambini e che esso può gettare nuova luce su tale importante argomento.
Il gruppo scientifico analizzerà lo studio in maniera approfondita, con l’aiuto di altri scienziati e medici esperti in psicologia e comportamento infantile, allergie e analisi degli studi clinici.
L’EFSA prevede di ultimare la propria valutazione entro la fine del gennaio 2008.
 
Lo studio, commissionato dalla Food Standards Agency del Regno Unito e svolto dall’università di Southampton, è stato pubblicato su The Lancet.
 
Maggiori informazioni sullo studio nel sito EFSA.
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