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Video: sicurezza, come insegnarla ai bambini

Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Approfondimento

31/05/2010

Expo SicuraMente: un work shop per insegnare ai bambini la sicurezza. Vediamo come è andata in un video.

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Un progetto per un percorso formativo dove l’aula è solo una parte degli strumenti utilizzati, nella consapevolezza che la formazione va fatta in azienda, perché ogni realtà specifica richiede una formazione specifica. Un progetto annunciato da Aifos, l’Associazione italiana dei formatori della sicurezza sul lavoro, già in elaborazione, probabilmente pronto in autunno, che ridefinirà gli orizzonti formativi dei rappresentanti sindacali della sicurezza, calando la formazione nelle realtà aziendali.





E’ questa una delle riflessioni tenute in uno dei molti work shop con cui Aifos, nell’ambito di Expo SicuraMente, la fiera della cultura della sicurezza che si è tenuta dal 26 al 28 maggio scorsi, ha approfondito gli aspetti della formazione nel campo della sicurezza sul lavoro con decine di formatori e di esperti che, in tre giorni di intenso lavoro, hanno messo a punto metodologie, contenuti, percorsi formativi.
Così, quella che il presidente di Aifos, Rocco Vitale, aveva definita una “fiera attiva”, ha messo a segno, in effetti, un’attività intensa, con decine di incontri nei vari work shop e nei bar camp, dove si sono discusse le più svariate tematiche relative alla sicurezza.
Interessante anche, fra i molti, l’approfondimento relativo alla presenza degli stranieri, dove emerge una diffusa presenza di caporalato nelle aziende, spesso cooperative, gestite direttamente da stranieri, dove, è stato detto, i presidenti o i titolari sono padroni della vita dei loro associati o dipendenti.

Gravi le responsabilità delle aziende italiane che utilizzano queste società, in quanto delegano la sicurezza a mondi che sono fuori controllo.
I veri protagonisti di Expo SicuraMente sono stati, però, non gli adulti, ma i bambini, i pompieri, gli esperti di cantiere del Collegio costruttori, uomini e donne del 118 e il Campo scuola Madonna di Campiglio, vera e propria sorpresa da film.
La scena che si è presentata ripetutamente nella tre giorni fieristica è la seguente. Mentre nelle salette si discute di responsabili della sicurezza, di lavoratori stranieri e di mille altri aspetti della cultura della sicurezza, una sirena annuncia un incidente. Un uomo è caduto dalle scale e si è rotto una gamba. I volontari del 118 arrivano di corsa, lo assistono. Poco dopo uno stunt man cade da un ponteggio. I volontari arrivano trafelati, mentre i bambini delle scuole elementari di Gussago e di Torricella, sotto gli occhi compiaciuti delle maestre e di Franco Ferrante, dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale, guardano le manovre di immobilizzo, imbragamento, trasporto. I feriti sono messi al sicuro, ma a poca distanza c’è un tizio che si è fatto male per davvero: il sangue esce dalle lacerazioni, il viso è pesto. Realtà? No. Finzione da truccatori esperti del Campo scuola Madonna di Campiglio, formatori degli equipaggi di soccorso delle varie unità (ambulanze, vigili del fuoco, e via discorrendo) e esperti nel creare scenari tragici, anche di guerra, dove feriti che sembrano veri e morenti vengono “salvati” in esercitazioni che sfidano la realtà in quanto a capacità emozionale. Albina, truccatrice della scuola, nel frattempo, “ferisce” bambini divertiti, che stanno disegnando i cartelli indicatori di pericolo, in un gioco che prelude a loro esperienze dirette. Albina Garbaini, come i suoi colleghi, ha imparato il mestiere dagli esperti della Caserma Ederle di Vicenza, abili nel creare scene finte di battaglia, con morti e feriti e a istruire i militari sul come prestare soccorso e sul come smarcarsi dal pericolo.

Mentre i bambini divertiti si lasciano “ferire”, Emilia Ardesi, vicepresidente dei giovani del Collegio Costruttori, imprenditrice edile con formazione da educatrice e da assistente sociale, dirige il “cantiere” che alcuni “muratori” animano imbragando i giovani “lavoratori” alle prese con ostacoli e pericoli. Muniti di casco giallo, che poi gli verrà regalato in miniatura, i bambini salgono su un ponteggio, imbragati e con tanto di moschettone, e superano ostacoli di varia natura.
“E’ il primo esperimento in Italia – ci dice Emilia Ardesi – fatto per formare e informare i bambini. Abbiamo creato dei giochi, riguardanti i vari dispositivi di sicurezza, e poi abbiamo attrezzato un cantiere edile per la parte pratica. Pensiamo che un approccio ludico possa avvicinare i giovani alla sicurezza, creando in loro una confidenza con l’uso dei dispositivi. Gli stimoli che qui ricevono sono poi trasmessi alle famiglie, con un effetto moltiplicatore”.
In effetti il prototipo è replicabile e declinabile anche per classi di età inferiori e superiori a quella dei 9-11 anni, per la quale l’esperienza di ExpoSicuraMente è stata ideata. “Stiamo anche valutando – aggiunge Emilia Ardesi – altri metodi comunicativi, per affinare la sperimentazione”.

Poco più in là la sirena dei pompieri richiama l’attenzione dei bambini su Pompieropoli, un teatro di varie esperienze, con tanto di maglia dei Vigili del Fuoco e di casco, messa a punto dal Corpo dei Vigili del Fuoco di Palazzolo sull’Oglio.
I bambini imparano e si divertono. I grandi, nel frattempo, carta e penna in mano, discutono in vari incontri che si svolgono in contemporanea, dando a Expo SicuraMente il carattere di un vero e proprio laboratorio.




 



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