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Allergia...all'euro

Maneggiare le monete da 1 e 2 euro troppo a lungo potrebbe creare fastidi ai cittadini allergici al nichel; il metallo e' infatti presente negli strati che le ricoprono (sul sito della BCE ne e' indicata la composizione).
Alcuni ricercatori svedesi e inglesi avrebbero riscontrato in queste monete una quantita' elevata di nichel che, in soggetti allergici, potrebbe dare luogo ad eczema.

Al fine di valutare la concentrazione del nichel rilasciato, i ricercatori hanno simulato il contatto fra la pelle e le monete, immergendo i pezzi da 1 e 2 euro in una soluzione di sudore riprodotto in laboratorio.
Dopo una settimana la quantita' rilevata (30 microgrammi per centimetro quadrato) era 30 volte piu' elevata di quella considerata dagli esperti come soglia abituale di reazione allergica.
Lo studio e' stato pubblicato su '' Contact Dermatitis ''.

L'allergia al nichel e' una patologia che colpisce il 15% delle donne ed il 5% degli uomini dei paesi industrializzati.

Secondo il direttore del servizio di allergologia dell'ospedale San Gallicano di Roma, intervistato da ''Repubblica'', per la maggior parte dei cittadini allergici al nichel non dovrebbero esserci problemi in quanto: ''Le monete non rimangono in contatto intimo e prolungato con le mani delle persone ed il rischio che scatenino l'eczema è praticamente nullo. Le cose cambiano per alcune categorie di lavoratori, come i cassieri. Se il soggetto è già allergico al nichel i contatti frequentissimi delle monete "richiamano" l'allergia e possono aggravare l'eczema alle mani, se già colpite dalla dermatite''.

Una direttiva europea, recepita in Italia con il decreto del Ministero della Sanita' del 21 marzo 2000 (G.U. n.138 del 15.06.2000) vieta che siano commercializzati i prodotti destinati ad entrare in contatto diretto e prolungato con la pelle (quali ad esempio orecchini, collane, orologi, cerniere) se il tasso di cessione di nichel e' superiore a 0,5 microgrammi per centimetro quadrato a settimana.

Le monete tuttavia non rientrano fra i prodotti citati dal decreto in quanto non sono destinate ad entrare in contatto diretto e prolungato con la pelle.
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