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Gli errori piu' frequenti nella valutazione dei rischi
Il 26 e 27 gennaio 2009 si è svolta a Bruxelles una conferenza - organizzata dalla Confederazione Europea dei Sindacati (CES- ETUC) e dall'Istituto Europeo (ETUI) - sulla partecipazione dei lavoratori e dei loro rappresentanti in azienda in relazione alla valutazione dei rischi.
Da questa conferenza, di cui PuntoSicuro ha già presentato gli atti, prendiamo spunto per presentare un documento che crediamo possa essere di grande utilità per i nostri lettori e per tutti coloro che si trovino a dover redigere una valutazione dei rischi.
Si tratta di un documento, predisposto dall’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (OSHA), intitolato “Errori frequenti nella valutazione dei rischi” e collegato alla Campagna europea 2008-2009 "Ambienti di lavoro sani e sicuri”.
Il documenti ripercorre l’importanza della valutazione: descrive gli obblighi del datore di lavoro, definisce gli ambiti di pertinenza di tale valutazione e ricorda che questa è “la chiave di volta per limitare gli infortuni legati all’attività lavorativa e le malattie professionali”.
Dopo aver ricordato che per la maggior parte delle imprese è sufficiente un semplice approccio alla valutazione dei rischi in cinque fasi (individuare i pericoli e le persone a rischio - valutare e dare priorità ai rischi - decidere un’azione preventiva – intervenire - controllo e riesame), per ogni fase sono individuati gli errori più frequenti che possono essere commessi.
Tuttavia errori possono essere commessi anche in fase di pianificazione di una valutazione di rischi:
- “incaricare della valutazione dei rischi persone incompetenti;
- non fornire ai responsabili incaricati dall’organizzazione di effettuare la valutazione le informazioni, la formazione, le risorse, il tempo e il supporto necessari a tale scopo;
- non assicurare un adeguato coordinamento tra valutatori di aziende diverse che operano nel medesimo luogo di lavoro;
- non coinvolgere nella valutazione dei rischi un gruppo di persone e non includere lavoratori dotati di una conoscenza pratica del processo/attività oggetto di valutazione”.
Veniamo agli errori relativi alle cinque fasi.
Errori nella fase 1 “individuare i pericoli e le persone a rischio”:
- “sottovalutare talune categorie di rischio, fra cui fattori psicosociali e organizzativi (orari, carico di lavoro ecc.);
- trascurare i pericoli a lungo termine per la salute (per esempio, rischi derivanti da un’esposizione cronica a sostanze pericolose o da livelli elevati di rumore);
- consultare il manuale dello stabilimento, ma non i lavoratori: le prassi di lavoro possono essere diverse e i lavoratori conoscono i problemi reali;
- attenersi rigidamente a una lista di controllo”: considerare soltanto i pericoli menzionati nella lista di controllo e non tenere conto di come i lavoratori interagiscono con i pericoli in concreto;
- “sottovalutare un pericolo importante, minimizzandone la gravità;
- sottovalutare le attività secondarie, come interventi di manutenzione o pulizie, svolte sul luogo di lavoro;
- trascurare l’eventuale presenza di lavoratori di altre aziende o di altre persone (contraenti, visitatori ecc.) sul luogo di lavoro;
- non garantire un coordinamento tra datori di lavoro e contraenti, per esempio omettendo di informare questi ultimi circa gli eventuali rischi o pericoli”;
- “non tener conto di gruppi di persone particolarmente a rischio, come donne in gravidanza, giovani lavoratori, lavoratori con disabilità ecc.;
- non valutare la pericolosità di apparecchiature utilizzate di rado;
- non consultare il registro degli infortuni o delle malattie”.
Errori nella fase 2 “valutare e dare priorità ai rischi”:
- “trascurare alcune delle conseguenze dei rischi, per esempio non considerare gli effetti a lungo termine dei rischi;
- creare un falso senso di sicurezza: il fatto di aver individuato un rischio non significa che tale rischio sia stato eliminato dall’ambiente di lavoro o sia tenuto sotto controllo;
- non definire un ordine di priorità dei rischi in funzione della valutazione svolta. È indispensabile definire le priorità degli interventi di prevenzione e di protezione dai rischi”.
Errori nella fase 3 “decidere un’azione preventiva”:
- “non tener conto dei generali principi di prevenzione: considerare in primo luogo se è possibile prevenire o evitare i rischi e, in caso contrario, valutare come ridurre o controllare il rischio, adottando misure quali: combattere i rischi alla fonte, sostituire i fattori di rischio con altri innocui o meno pericolosi ecc.;
- trasferire il rischio, vale a dire mantenere un rischio sotto controllo creandone di nuovi;
- omettere di consultare/coinvolgere i lavoratori nelle decisioni sulle misure di prevenzione”.
Errori nella fase 4 “intervenire”:
- “l’implementazione delle misure di prevenzione non figura tra le priorità;
- il piano d’azione non specifica: quali misure adottare, le persone responsabili di attuare determinate misure e le relative scadenze, il termine finale di implementazione;
- non sovrintendere puntualmente all’attuazione degli interventi;
- mancata consultazione/coinvolgimento dei lavoratori”.
Errori nella fase 5 “controllo e riesame”:
- “tralasciare le specifiche di riesame e revisione della valutazione dei rischi;
- non assicurarsi se le misure di prevenzione e di protezione rispecchiano i risultati della valutazione dei rischi;
- non controllare le misure adottate per verificarne l’efficacia nel tempo;
- non informare i lavoratori e/o i loro rappresentanti sui risultati della valutazione dei rischi e le misure adottate;
- considerare la valutazione dei rischi alla stregua di un obbligo una tantum e non aggiornarla periodicamente”.
Infine vengono commessi errori anche nella fase di registrazione della valutazione:
- “non documentare la valutazione dei rischi;
- non tenere un elenco dei pericoli e dei rischi, delle persone a rischio, delle misure di prevenzione adottate, delle specifiche sull’attuazione delle misure ecc.;
- non utilizzare documentazione informativa per le persone interessate (lavoratori, dirigenti) o per controllare l’attuazione delle misure di prevenzione e di protezione”.
Il documento si conclude ricordando che sul sito dell’Agenzia sono disponibili molte informazioni e linee guida utili sulla valutazione dei rischi e sulle buone prassi provenienti da tutti i paesi dell’Unione Europea.