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La prevenzione dei tumori di origine professionale

Tiziano Menduto

Autore: Tiziano Menduto

Categoria: Linee guida e buone prassi

22/07/2008

Sorveglianza epidemiologica dei casi di tumore dei seni nasali e paranasali, linee guida per la rilevazione del mesotelioma maligno, prevenzione degli ex-esposti e un nuovo software per aiutare l’identificazione dei tumori di origine professionale.

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Benché in Italia più di 4 milioni di lavoratori siano esposti a sostanze cancerogene, con circa 6.000 casi di tumore indotto ogni anno da esposizioni ad agenti cancerogeni in ambito lavorativo, il fenomeno dei tumori di origine professionale continua ad essere ampiamente sottovalutato.
 
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Per ovviare a questa sottovalutazione del problema, da qualche anno l’Ispesl, insieme al Ministero della Salute, sta portando avanti una campagna informativa per la prevenzione dei tumori nei luoghi di lavoro con l’intento di sviluppare un percorso informativo e di aggiornamento professionale che vada a interessare i principali soggetti coinvolti nella prevenzione delle patologie neoplastiche nel mondo del lavoro.
 
In relazione a questo percorso sono state realizzate una serie di pubblicazioni e prodotti scientifici che possono favorire la prevenzione, l’identificazione e la cura di queste gravi patologie.
Ne presentiamo brevemente alcune, focalizzando nei prossimi articoli l’attenzione su alcuni fact sheets dedicati ai tumori professionali.
 
Sorveglianza epidemiologica dei casi di tumore dei seni nasali e delle fosse paranasali
In questo documento si ricorda che l’art. 244 “Registrazione dei Tumori” del D.Lgs. n. 81 del 9 aprile 2008 definisce le basi normative per la costituzione di un registro nazionale dei tumori di origine professionale.
In particolare al comma 3, lettera b si indica l’estensione del registro dei casi di sospetta neoplasia “ai casi di neoplasie delle cavità nasali e dei seni paranasali, sotto la denominazione di Registro nazionale dei tumori nasali e sinusali (ReNaTuNS)”.
Queste forme di tumore sono abbastanza rare ma il “rischio aumenta in modo decisivo per esposizioni a specifiche sostanze chimiche e settori occupazionali, come la lavorazione del legno”.
 
Tra gli obiettivi del ReNaTuNS c’è la “stima dell’incidenza dei TuNS in aree con elevata prevalenza di esposizione a polveri di legno duro e pelli, la raccolta di informazioni individuali sull’esposizione a specifici agenti associati al rischio di TuNS e la descrizione della frequenza di casi per settore industriale e mansione”.
L’Ispesl ha recentemente redatto le “linee guida nazionali per l’implementazione del ReNaTuNS”, la cui “funzione di monitoraggio epidemiologico potrà fornire un contributo importante alla conoscenza dei meccanismi implicati nella cancerogenesi di questa neoplasia”.
 
Linee guida per la rilevazione e la definizione dei casi di mesotelioma maligno
Il documento è nato dall’esigenza di istituire un sistema di sorveglianza nazionale del mesotelioma maligno per il massiccio utilizzo di amianto che è avvenuto in Italia in numerosi settori di attività economica fino agli anni ’80.
Oggi il ReNaM (Registro Nazionale dei Mesoteliomi) è un “sistema di sorveglianza epidemiologica attivo su più del 60% del territorio nazionale, con oltre 42 milioni di residenti e in regioni che complessivamente nel periodo 1988-97 hanno registrato un gettito di decessi per tumore della pleura pari all’80 % di quello nazionale”.
 
Le “Linee Guida per la rilevazione e la definizione dei casi di Mesotelioma maligno e la trasmissione delle informazioni all’ISPESL da parte dei Centri Operativi Regionali”, pubblicate  nel 1996, sono state recentemente aggiornate ai progressi relativi alle tecniche diagnostiche e alle nuove conoscenze rispetto alle possibili occasioni di esposizione.
Rispetto alla edizione precedente “sono state introdotte modifiche importanti per i criteri di assegnazione dei diversi livelli di certezza diagnostica ed è stato ulteriormente implementato il questionario per la raccolta delle informazioni sulla storia lavorativa e residenziale dei soggetti colpiti dalla malattia”.
 
La prevenzione per gli ex-esposti a cancerogeni occupazionali
L’Ispesl ha elaborato, in collaborazione con l’Istituto Europeo di Oncologia, un progetto per lo sviluppo di misure di prevenzione e sorveglianza sanitaria degli ex-esposti a cancerogeni occupazionali.
Infatti spesso la diagnosi delle patologie tumorali correlabili ad esposizioni lavorative “avviene molti anni dopo la cessazione dell’esposizione a causa dei lunghi tempi di latenza”.
Per questo motivo è necessario una prevenzione e una sorveglianza che includa il coinvolgimento di diverse figure professionali del Servizio Sanitario ed una stretta collaborazione tra la medicina generale, l’oncologia e la medicina del lavoro.
Il documento, intitolato “Ex-esposti a cancerogeni occupazionali: quale prevenzione?”, raccoglie alcune relazioni presentate ad un omonimo convegno del 2004 e vuole offrire un “momento di approfondimento sul tema della cancerogenesi professionale ed un’occasione di confronto sulle possibilità di prevenzione per patologie a così elevato impatto di sanità pubblica”.
 
Strumenti per la sorveglianza e la prevenzione: S.E.R.I.C.O.
Pensato come strumento informativo utile per giungere alla identificazione di un tumore di origine professionale, è stato realizzato un software, denominato S.E.R.I.C.O. (Sorveglianza Epidemiologica Rischi Cancerogeni Occupazionali), rivolto sia a specialisti di settore che ad operatori sanitari.
Questa applicazione, che sarà resa disponibile a breve, è “composta di tre moduli collegati fra loro attraverso un link che permette di avviare una ricerca per attività economica, sede della neoplasia ed agente cancerogeno”.
In particolare, i tre moduli riguardano:
 
- risultati di studi caso-controllo secondo la metodologia OCCAM che evidenziano eccessi di rischio tra sede della neoplasia e settore economico. Ricordiamo che il progetto OCCAM (OCcupational CAncer Monitoring) nasce da una collaborazione tra Ispesl e Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori di Milano “per stimare il rischio per i tumori di origine occupazionale per area geografica (provincia, regione ecc.), sede d’insorgenza della malattia e comparto produttivo”;
 
- una Matrice della Letteratura di epidemiologia occupazionale che ha come obiettivo quello di mettere a disposizione uno strumento che, almeno in una fase iniziale, sia in grado di fornire elementi di “sospetto” della neoplasia professionale;
 
- la classificazione degli agenti cancerogeni e mutageni secondo le classificazioni CE, IARC, EPA e ACGIH. Per ciascuna sostanza viene riportato “il numero identificativo (CAS, indice e CE), il nome della sostanza, la categoria CEE di cancerogenicità e di mutagenicità, la frase di rischio associata alla classificazione di cancerogenicità, il numero dell'adeguamento al progresso tecnico in cui viene riportata la classificazione della sostanza, eventuali note aggiuntive alla classificazione di pericolosità della sostanza o del preparato”.
 
 
 
 
Tiziano Menduto



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