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I dati Istat su criminalita' e sicurezza

Tiziano Menduto

Autore: Tiziano Menduto

Categoria: Criminalità

16/05/2008

L’Istat pubblica i dati relativi alla sicurezza in Italia. Diminuiscono gli omicidi, crescono i delitti. In Europa, specialmente in relazione agli omicidi, siamo tra i paesi più tranquilli. Eppure continuiamo a sentirci insicuri.

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Abbiamo già presentato la pubblicazione dell’Istat100 statistiche per il Paese. Indicatori per conoscere e valutare” che offre un “quadro d’insieme dei diversi aspetti economici, sociali, demografici e ambientali del nostro Paese, della sua collocazione nel contesto europeo e delle differenze regionali che lo caratterizzano”.
 
 
 

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Questa pubblicazione, che raccoglie dati per lo più dal 2001 al 2006, dedica un ampio spazio al problema della sicurezza, tema che proprio in questi giorni è ampiamente dibattuto.
L’Istat offre sia dati relativi a reati e omicidi denunciati, sia dati relativi a ricerche sulle principali preoccupazioni dei cittadini italiani, dati che possono aiutare a analizzare la “componente oggettiva” del fenomeno (comportamenti antisociali o delittuosi) e quella “soggettiva” (percezione dell’allarme sociale da parte degli individui)”.
 
Delitti
In Italia, nel 2005, sono stati denunciati dalle forze dell’ordine all’autorità giudiziaria circa 44 delitti (reati che violano norme a tutela di diritti naturali) per mille abitanti.
E’ un dato che non entra nella specificità delle diverse tipologie di reato e che è difficilmente confrontabile con quelli degli anni passati per le “profonde modificazioni” nel sistema di rilevazione in questi anni.
 
Volendo tentare un confronto si può dire che “i delitti denunciati passano da 38,7 per 1.000 abitanti nel 2000 a 44,0 nel 2005”. Gli incrementi sono più alti nella provincia autonoma di Trento, in Valle d’Aosta, Lombardia, Emilia-Romagna, in Toscana e in Abruzzo.
Le regioni con una percentuale, nel 2005, di delitti superiore alla media nazionale sono il Piemonte, la Lombardia, la Liguria, l’Emilia-Romagna, la Toscana e il Lazio; le regioni con i valori più bassi sono invece Basilicata e Molise.
 
Difficile anche un confronto con i paesi dell’Unione Europea “in quanto i dati risentono delle differenze tra i sistemi della giustizia e delle diverse modalità di raccolta e di classificazione”.
Tuttavia con “riferimento ai soli valori assoluti, nel 2005 l’Italia, con poco più di 2,5 milioni di denunce, si colloca al quarto posto nella graduatoria europea, dopo Germania, Regno Unito e Francia”.
 
Omicidi
Controllando i dati  di alcuni specifici illeciti, l’Istat afferma che dall’inizio degli anni Novanta “molte tipologie di reato hanno avuto un andamento decrescente: gli scippi, i furti di veicoli e di oggetti dai veicoli, i furti nelle abitazioni”.
Un’altra tipologia di reato che diminuisce sensibilmente, a parte quelli consumati in famiglia, sono gli omicidi.
Veniamo ai dati: “nel 2005 in Italia sono stati commessi circa 10 omicidi per milione di abitanti” e dal “2000 ad oggi si assiste a una progressiva riduzione del numero di omicidi, che passano da 13,1 a 10,3 per milione di abitanti”.
L’Istat ci ricorda che “la gran parte degli omicidi si registra nelle regioni del Mezzogiorno, in particolare Campania, Puglia, Calabria, Sicilia, Sardegna e, in modo minore, Basilicata”, ma anche queste regioni “presentano lo stesso andamento decrescente che si osserva a livello nazionale”. Comunque, “con qualche oscillazione, gli omicidi risultano in diminuzione anche nel Centro-Nord”.
 
Il confronto con i dati europei, in questo caso, è molto più semplice: “l’Italia, per numero di omicidi commessi, è uno dei paesi più sicuri” e si colloca sotto la media europea (14 omicidi per milione di abitanti) in “ottava posizione dopo Austria, Lussemburgo, Svezia, Germania, Malta, Slovenia e Repubblica Ceca”. I paesi più a rischio in Europa sono invece le repubbliche baltiche: Lituania, Estonia e Lettonia.
 
Percezione
Riguardo alla percezione della sicurezza in Italia, una ricerca (l’indagine multiscopo dell’Istat “Aspetti della vita quotidiana”) offre dati che dimostrano come criminalità e povertà, dopo la disoccupazione, siano considerati problemi prioritari.
Ma questa percezione mostra, nella popolazione di 14 anni e più, una “differente sensibilità tra nord e sud del Paese”.
 
Se in tutte le regioni del Mezzogiorno la disoccupazione è al primo posto della graduatoria, in molte regioni del Nord “il tema della criminalità è maggiormente sentito”.
Ad esempio nel Nordest la disoccupazione, come percezione di priorità,  raggiunge il 50,8 per cento, mentre la criminalità il 55,6 per cento.
In molte regioni del Nord, segnala l’Istat, la preoccupazione della criminalità si accompagna anche a una elevato livello di “preoccupazioni legate all’immigrazione extracomunitaria: province autonome di Bolzano e Trento (rispettivamente 43,6 e 41,2 per cento), Veneto (39,3) e Lombardia (38,8)”.
 
Dall’indagine Eurobarometro della Commissione Europea, risulta, inoltre, che nel 2007 i problemi più rilevanti per gli italiani erano criminalità (33 per cento), inflazione (29 per cento) e disoccupazione (27 per cento). Nel complesso dell’Unione Europea, invece, “il problema più sentito dai cittadini è la disoccupazione, con il 27 per cento delle risposte, seguito a breve distanza dall’inflazione (26 per cento)”.
 
 
 
Tiziano Menduto


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