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Guida per gli altri come vorresti che gli altri guidassero per te

Tiziano Menduto

Autore: Tiziano Menduto

Categoria: Sicurezza stradale

08/05/2008

Una ricerca australiana sulla relazione che può intercorrere tra fattori di personalità, percezione del rischio, comportamento alla guida nei giovani guidatori. La ricerca del brivido ed uno scarso livello di altruismo favoriscono la velocità.

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Il Centro Regionale di Documentazione per la Promozione della Salute (DORS) della Regione Piemonte ha focalizzato la propria attenzione sugli esiti di uno studio realizzato dal Dipartimento di Psicologia dell'Università di Southern Queensland, Australia.
 
Questo studio, sintetizzato a cura di Mariella Di Pilato e Paola Capra (DORS) e comparso sulla pubblicazione “Accident analysis & prevention” e intitolato  "Relationships between young drivers’ personality characteristics, risk perceptions, and driving behaviour”, ricerca la relazione che può intercorrere tra fattori di personalità, percezione del rischio, comportamento alla guida nei giovani guidatori.

 
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È una ricerca che può dare utili spunti per una campagna informativa efficace nel ridurre il numero ancora troppo alto di incidenti stradali in Italia: secondo i dati forniti dall’Istat nel 2006 la media giornaliera era di 652 incidenti.
 
Questa ricerca australiana analizza le variabili connesse alla diversità di ogni singolo individuo, spesso “correlate con comportamenti di guida rischiosi quali eccessiva sicurezza alla guida, eccesso di velocità e violazione della normativa; tali variabili includono fattori associati alla percezione del rischio e caratteristiche di personalità del guidatore”.
 
Riguardo alla percezione del rischio, che generalmente viene definita “soggettiva esperienza di rischio in situazioni di traffico potenzialmente pericolose” (Deery 1999) e viene considerata “predittiva del comportamento alla guida”, ci sono stati molte ricerche in passato con esiti spesso diversi.
 
In una delle ultime ricerche (Rundmo e Iversen - 2004) si ritiene che “per misurare il rischio percepito è importante distinguere fra valutazioni soggettive basate su aspetti cognitivi o invece basate su aspetti affettivo-emotivi (come la paura, la preoccupazione, la rabbia ecc.), sebbene questi ultimi sembrano avere meno influenza
È una ricerca che può dare utili spunti per una campagna informativa efficace nel ridurre il numero ancora troppo alto di incidenti stradali in Italia: secondo i dati forniti dall’Istat nel 2006 la media giornaliera era di 652 incidenti.
 
Questa ricerca australiana analizza le variabili connesse alla diversità di ogni singolo individuo, spesso “correlate con comportamenti di guida rischiosi quali eccessiva sicurezza alla guida, eccesso di velocità e violazione della normativa; tali variabili includono fattori associati alla percezione del rischio e caratteristiche di personalità del guidatore”.
 
Riguardo alla percezione del rischio, che generalmente viene definita “soggettiva esperienza di rischio in situazioni di traffico potenzialmente pericolose” (Deery 1999) e viene considerata “predittiva del comportamento alla guida”, ci sono stati molte ricerche in passato con esiti spesso diversi.
 
In una delle ultime ricerche (Rundmo e Iversen - 2004) si ritiene che “per misurare il rischio percepito è importante distinguere fra valutazioni soggettive basate su aspetti cognitivi o invece basate su aspetti affettivo-emotivi (come la paura, la preoccupazione, la rabbia ecc.), sebbene questi ultimi sembrano avere meno influenza nel determinare comportamenti rischiosi alla guida, rispetto ad altre variabili (conseguenze legali, stato d’animo, passeggeri trasportati, orario del viaggio, fattori economici ...)”.
 
Riguardo al rapporto tra caratteristiche di personalità e guida pericolosa, nella letteratura scientifica ci sono diversi studi che mostrano come le variabili di personalità contribuiscano direttamente a comportamenti rischiosi alla guida.
Una ricerca australiana dell’anno passato (Vassallo et al. 2007) dimostra che in particolare “un alto livello di comportamento antisociale e di aggressività ed un basso livello di empatia sono anticipatori di comportamenti come l’eccesso di velocità e la violazione di norme; anche un basso livello di ansia è associato alla violazione del limite di velocità”.
 
Il presente studio dell'Università di Southern Queensland per dimostrare come “le variabili di personalità e le variabili di percezione del rischio influenzano in modo diretto la velocità alla guida di un veicolo”, ha fatto un’indagine tra 159 studenti, con un’età tra i 17 e i 20 anni, attraverso uno “strumento on-line di indagine trasversale RSB (Road Safety Behaviour)”.
Questo strumento,  oltre a riportare il comportamento di guida (Speeding Scale), ha esaminato gli aspetti di personalità (rabbia, ansia, ricerca di situazioni “eccitanti”, altruismo e “mancanza di regole”) e i fattori di percezione del rischio (una scala basata sui fattori emotivi e tre sui fattori cognitivi).
 
Riguardo ai risultati, in sintonia con le ricerche del passato riguardo alla sottostima del rischio potenziale e alla sovrastima della personale abilità tra i giovani guidatori, ci sono alcune interessanti rilevazioni.
Ad esempio “la velocità risulta significativamente correlata in modo positivo con la Ricerca di situazioni “eccitanti” (Excitement-Seeking) e in modo negativo con l’Altruismo (Altruism) e con l’Avversione ad assumere rischi (Adversion to Risk Taking): cioè i giovani in cui prevale la ricerca del brivido e in cui è scarso il livello di altruismo e poco accentuata l’avversione ad assumere rischi sono più propensi a guidare veloci”.
 
Aspetti come l’Ansia (Anxiety) e la Preoccupazione (Worry and Concern) “sono invece correlate alla velocità in modo non significativo, cioè nessuna delle 2 variabili è predittiva rispetto alla velocità”. Dunque molte delle campagne sulla sicurezza stradale che “fanno appello alla paura e suscitano ansia potrebbero influenzare solo conducenti che già hanno alti livelli di ansia ed essere ignorate dagli altri”.
 
I risultati offrono, dunque, alcune dirette applicazioni pratiche riguardo alla progettazione di corsi di educazione stradale più efficaci.
Intanto sarebbe possibile fare uno “screening iniziale sui giovani patentandi o patentati, per individuare i comportamenti a rischio di velocità”, in modo di “allertare gli educatori rispetto al fatto che alcuni adolescenti” potrebbero essere meno predisposti “a prendere ragionevoli precauzioni in diverse situazioni”.
 
Inoltre “nei percorsi di educazione stradale potrebbero essere inclusi esercizi di auto-consapevolezza per aiutare i giovani guidatori a intuire che la voglia di velocità può essere condizionata sia dalla ricerca della situazione eccitante e pericolosa, sia dal livello di importanza che viene attribuito al benessere degli altri automobilisti, sia infine dal livello di pericolo che, in una data situazione, si percepisce”.
E’ insomma importante che oltre a “porre l’accento sull’importanza di rispettare la normativa”, si aiutino i giovani guidatori a “riflettere sugli aspetti della propria personalità che maggiormente influenzano le decisioni prese e i comportamenti messi in atto”.
 
Un ultimo consiglio per le campagne sulla sicurezza stradale.
Invece di “focalizzarsi sulle caratteristiche negative e a rischio rispetto alla velocità”, dovrebbero cercare di rinforzare elementi di altruismo secondo la massima “guida per gli altri come vorresti che gli altri guidassero per te”.
 
 
La Sintesi dello studio (PDF, 47 kB), a cura di Mariella Di Pilato e Paola Capra (DORS).
 
Tiziano Menduto

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