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Valutazione psicoattitudinale del personale di emergenza: resilienza e alessitimia

Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Gestione emergenza ed evacuazione

16/04/2008

Come valutare l’idoneità psicoattitudinale del personale che lavora in situazioni di emergenza? Un contributo per aprire un dibattito partendo dai concetti di resilienza e di Alessitimia. A cura di Antonio Zuliani, prima parte.

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PdE”, rivista di psicologia applicata all’emergenza, alla sicurezza e all’ambiente, nel suo undicesimo numero vuole “avviare un dibattito attorno ad un tema tanto importante quanto misconosciuto: quello dei criteri di selezione psicoattitudinale per persone chiamate a lavorare in emergenza”. L’obiettivo è quello di salvaguardare questo personale dai possibili danni derivanti dall’essere esposti a situazioni emotive troppo intense.
 
Resilienza e alessitimia: un supporto ai processi di valutazione psicoattitudinale per il personale”. A cura di Antonio Zuliani (direttore scientifico di PdE).
 
“Uno dei temi più dibattuti tra coloro che si occupano di psicologia dell’urgenza e dell’emergenza è quello di arrivare ad individuare possibili indicatori che permettano di selezionare il personale più idoneo a lavorare in questi campi. Una selezione che tenga conto in modo significativo della necessita di non esporre tale personale a situazioni emotive che possano risultare troppo disturbanti. Un’attenzione in qualche modo preventiva nella misura in cui non ci si vuole arrendere al fatto che il danno psichico, fino all’instaurarsi della Sindrome Post Traumatica da Stress, sia in qualche modo “inevitabile” e/o si possa agire sono a valle dell’evento traumatico al quale la persona, per forza di cose, sarà prima o poi esposta dal lavoro intrapreso.
 
Di seguito si proporranno alcune iniziali riflessioni su due temi che sono al centro dell’attenzione e dello studio del gruppo di lavoro che ho l’onore di guidare su tale tematica: la resilienza e l’alessitimia.


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Resilienza
Se il termine resilienza muta la sua origine dall’ingegneria, pur tuttavia sarebbe limitativo appiattire i due significati: quello fisico/strutturale e quello psicologico.
La resilienza é la capacita che ha un metallo di riassumere la sua forma originale dopo aver subito uno stress. Per analogia si vede nella resilienza psicologica la facoltà di ritrovare una posizione di sufficiente equilibrio emotivo, dopo essere stati sottoposti ad un significativo stress.
 
Vi sono due prime considerazioni importanti, in specie nel contesto di questo contributo. In primo luogo la persona resiliente non è una persona che non soffre per e nelle situazioni che si trova a vivere.
Avere una significativa resilienza non significa avere “fatto la pelle dura”.
Questo può al più significare l'aver “anestetizzato” le emozioni, il che approda spesso a processi di rimozione, se non peggio di negazione delle stesse, con conseguenze psichiche e spesso psicopatologiche significative.
In secondo luogo la resilienza non può essere accresciuta con procedimenti “vitaminici”, così come non vi sono strategie certe per vederla aumentare.
 
La resilienza per essere compresa dinamicamente deve essere affrontata sotto tre punti di vista, tra loro concatenati, che come osserva Cyrulnik, sono:
- il processo di acquisizione delle risorse interne, assimilate dal temperamento nel corso delle interazioni preverbali dei primi anni di vita;
- la struttura dell’aggressione subita e il significato che viene ad assumere nella storia del soggetto;
- i contesti affettivi e le attività e le parole che gli altri possono offrire a sostegno della persona ferita.
 
La resilienza, dal punto di vista psicologico, può essere, quindi, vista come quella base di sicurezza interna che ogni persona sviluppa e sulla quale può efficacemente costruire l’edificio della sua vita.
 
Vista in questo contesto la resilienza può essere in qualche modo “stimata” anche attraverso l’utilizzazione, come stiamo sperimentando, di un questionario di autovalutazione.
L’utilizzo del termine “stimata” è opportunamente utilizzato per indicare che si tratta pur sempre di un processo dinamico che difficilmente può essere imbrigliato all’interno di un’attribuzione strettamente numerica.
 
Certamente la manifestazione di una base resilienziale limitata appare indicativa di una difficoltà della persona a ritrovare un punto efficace di equilibrio dopo uno stress significativo”.
 
Fonte: “Pde”, numero 11, aprile 2008
 
Si conclude qui la prima parte dell’articolo. Nella seconda parte, che PuntoSicuro pubblicherà a breve, l’articolo affronterà il tema dell’alessitimia.
 



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