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Formazione per non morire del lavoro

Serve una nuova organizzazione del lavoro e della produzione che consideri la sicurezza come parte integrante del prodotto aziendale: bisogna intervenire applicando la legge. Quelle che ci sono bastano e avanzano. Di Rocco Vitale, presidente dell’Aifos.

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Formazione per non morire del lavoro.
 
Dal gennaio ad oggi, in due mesi, ci sono stati 183 morti sul lavoro: una media di 4 morti al giorno. Ma non è finita in quanto bisogna aggiungere al conto anche i 104 invalidi giornalieri e i 4.160 infortunati, sempre, al giorno.
 
Numeri spropositati ed inaccettabili cui si aggiunge Michele Tasca di 19 anni, deceduto stamattina. Ma non basta più dire e gridare che non si deve morire di lavoro: bisogna intervenire applicando la legge. Quelle che ci sono bastano e avanzano.
 
Il ritornello resta sempre quello che ci vuole una nuova legge e, forse domani, il Governo darà il via al nuovo Titolo I del Testo Unico della Sicurezza. Ma, siamo seri, che cosa cambierà dopodomani ad approvazione avvenuta? E poi che cosa approverà per davvero il governo? Sarà una approvazione definitiva ho l’avvio del processo che porta al Decreto legislativo: vedremo e commenteremo.
 
Oggi vediamo sui giornali le fotografie con in primo piano le scarpe dei poveri corpi uccisi dal lavoro, un lavoro per il quale non si meritava di morire, e tragedia nella tragedia la solidarietà sul lavoro.
 
Lavorare nelle cisterne è pericoloso e tutti lo sanno. Non sono mancati esempi clamorosi di incidenti negli ultimi anni. A poca distanza da Molfetta, a Monopoli, nell’agosto 2006 sono morti due operai nella cisterna di un oleificio. A marzo del 2007 padre e figlio sono stati uccisi dall’ossido di carbonio di una cisterna vicino a Verona e quattro mesi fa a Marghera altri due operai sono stati asfissiati dall’anidride carbonica.
 
Anche i lavoratori di Molfetta dovevano sapere che non si lavora in una cisterna senza maschera. Avrebbero dovuto frequentare un corso di formazione, aver assegnati singolarmente i DPI (dispositivi di protezione individuale), essere stati addestrati. Ma non solo, nella loro azienda doveva esserci un Responsabile del servizio di Prevenzione e Protezione ed un Rappresentante dei Lavoratori.
 
Applicare seriamente il D.Lgs. 626/94 vuole dire tutto ciò. Fare squadra in quanto la sicurezza non è un problema del datore di lavoro ma di tutti. E la legge prevede quali siano le figure sensibili all’interno di ogni azienda, grande e piccola.
 
 

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Molte domande ci vengono alla mente e sulle quali sarebbe utile una risposta immediata e senza lungaggini burocratiche. Chi era il RSPP di quell’azienda? Forse lo stesso datore di lavoro che con solo 16 ore di corso poteva svolgere tale ruolo? Che dire poi se il Datore di lavoro si era “autocertificato in regola con le norme di sicurezza” negli anni scorsi fruendo di esoneri e non aveva mai frequentato nessun corso. Forse aveva anche svolto un corso di 16 ore. Ma a cosa gli è servito, visto purtroppo come anche lui è rimasto vittima del suo lavoro! Aveva adempiuto alla norma e così era a posto con la legge.
 
E, in azienda vi era il Rappresentante dei Lavoratori? Domande cui sarebbe utile una risposta per dare esempi e modelli operativi per altri.
 
Ma, pur aspettando la nuova legge di domani, sappiamo che le leggi da sole non bastano. Come non bastano le sanzioni e le ispezioni: serve una nuova organizzazione del lavoro e della produzione che consideri la sicurezza come parte integrante del prodotto aziendale. In questo senso deve essere sottolineata la nuova dimensione che deve assumere la formazione dei lavoratori che deve essere svolta in modo efficace per attuare il cambiamento. Passare dalla mera e semplice azione formativa all’effettività della formazione stessa e non limitarsi alla fase dell’apprendimento, ma al vero e proprio cambiamento, preludio di un monitoraggio che deve trovare nella formazione continua il suo valore e non il suo adempimento normativo pena una sanzione.
 
Rocco Vitale, presidente dell’Aifos.
 
 
 

 

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Rispondi Autore: raffaele - likes: 0
05/03/2008 (09:24)
Sono pienamente d'accordo con il presidente AIFOS. Le leggi ci sono ma bisogna farle rispettare. Cosa può cambiare nel mondo del lavoro con l'entrata del nuovo Testo Unico?? Forse le persone che entreranno all'interno di cisterne, dato che c'è il "Testo Unico" indosseranno i D.P.I. necessari?? Ma non diciamo follie, quì se vogliamo parlare di sicurezza ben venga, ma rimango molto amareggiato sentendo che tutto possa risolversi con ulteriori Leggi. Mi sembra tanto che chi si stà battendo per l'emanazione del Testo Unico, abbia degli interessi "personali"!! Non ho mai sentito ne letto delle soluzioni ai problemi verificatosi, come ad esempio concedere l'idoneità alla mansione dopo aver sostenuto una valida formazione ma soprattutto da centri abilitati!!
Non scordiamo le vittime...e cerchiamo di non pensare per una volta a noi stessi!!!!!!!!!!
Rispondi Autore: Fausto (Full Service S.r.l.) - likes: 0
06/03/2008 (09:08)
Parole sacrosante, quelle del presidente. Nuove leggi possono casomai migliorare, colmare lacune, ecc. ma non possono risolvere il problema della mancanza di cultura della sicurezza. Il 626 basta e avanza.
la mia società "segue" molti istituti scolastici STATALI(non privati), sapete quanto è il loro budget a disposizone per la sicurezza per un anno .... inferiore a 2.000 € compreso IVA naturalemente. Con questa "enormità" di fondi un Dirigemte deve gestire la sicurezza in alcuni casi di 10 plessi (come nel caso di istituti medie inferiori), dare incarico RSPP all'esterno, fare formazione specifica, ecc.
Questo per dire che anche lo Stato ci mette del suo ......

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