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“Antonio Ferroviere”, quando gli incidenti non sono frutto del destino

Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Approfondimento

20/02/2008

Dalla seconda edizione della rassegna “Corto sicuro”, indetta dall’Anmil, un cortometraggio che racconta di un infortunio sul lavoro occorso a un capotreno e ci ricorda che un incidente non nasce mai dal caso, ma dalle condizioni che lo favoriscono.

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Corto Sicuro” è una rassegna, indetta dall’Anmil, Associazione nazionale mutilati e invalidi del lavoro, e patrocinata dal Ministero per i Beni e le Attivita' culturali, che premia i cortometraggi che riescono a descrivere le problematiche della sicurezza del lavoro, gli infortuni, la precarietà e il lavoro nero.

Presentato alla seconda edizione della rassegna e classificatosi al terzo posto, il cortometraggio del regista Alessandro Quadretti (12’), racconta la storia di Antonio di Luccio: ferroviere dal 1980 e capotreno a Bologna, nel marzo del 2006 subisce nella stazione di Piacenza un gravissimo incidente che gli asporta parte degli arti inferiori.

Questo cortometraggio ha il merito, come giustamente riportato sul magazine online diarioprevenzione, di "mostrare l'altra faccia della luna", di mostrare insieme il dolore non gridato e l’orgoglio di chi vuole ritornare ad una vita “normale” riconquistando la propria autonomia.

Ma non emerge solo il dolore. Emerge anche una condizione di rischio che non viene affrontata e superata con gli strumenti necessari.
Nel cortometraggio Beppe Pinto, capotreno e rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, ricorda come sia sbagliato pensare che un infortunio avvenga per mano del destino. Un infortunio sul lavoro accade perché c’è una condizione che lo favorisce, una condizione generalmente di tipo strutturale che non permette di lavorare in sicurezza.

"Nove marzo 2006, un braccio incastrato nella porta mentre cercava di far partire il treno: l’incidente non ci sarebbe stato se al posto del capotreno ci fosse stato un dirigente ad alzare la paletta."

La sicurezza – continua Pinto - ha costi enormi che per ragioni di mercato vengono troppo spesso limati.
 

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Per intervenire sul rischio, limitandolo il più possibile, non devono essere necessari morti o incidenti. La sicurezza deve essere una cultura che pervade ogni momento dell’attività lavorativa, deve essere un obiettivo slegato da statistiche o grida d’allarme. Deve dipendere da una frequente e seria valutazione dei rischi.

Solo in questo modo, concludiamo noi, sarà possibile affermare di avere “fatto tutto il possibile” per evitare un qualsiasi incidente di lavoro.


E’ possibile visionare il cortometraggio “Antonio Ferroviere” collegandosi al sito di MySpaceTV.




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