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Aumenta la percezione del rischio tra i lavoratori

Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Lavoratori

22/11/2007

Questo uno dei dati che emergono dal rapporto ISFOL 2007 sulla situazione del lavoro in Italia.

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Il Rapporto ISFOL (Istituto per lo sviluppo professionale della Formazione dei Lavoratori) è  divenuto omai da anni un periodico e autorevole punto di riferimento in materia di formazione, presenta il quadro dell'evoluzione più recente del sistema formativo italiano proponendo:
-         la documentazione relativa ai principali fenomeni e processi riguardanti il settore della formazione, con riferimento sia all'apparato formativo in sé, sia al più generale orizzonte (dinamiche dell'occupazione, politiche del lavoro, ecc.) dal quale la politica formativa non può prescindere, e dal quale, in qualche misura, è condizionata;
-         l'analisi e la valutazione di tali fenomeni e processi, estendendo lo sguardo anche alla situazione che caratterizza in materia gli altri Paesi europei;
-         l'indicazione di linee positive in ordine al quadro fenomenologico e programmatico rilevato.
 
 
Riportiamo una sintesi dei dati del rapporto riguradanti la sicurezza sul lavoro.
 
In generale quasi il 30% dei lavoratori italiani ritiene a rischio la propria salute, la percentuale sale al 36% tra chi lavora più di 45 ore settimanali, al 40% tra gli operai e supera il 48% tra chi svolge almeno un turno notturno al mese.
Si riscontra inoltre un aumento dell’indicatore di oltre 9 punti percentuali tra il 2002 e il 2006.
 

 
Il rischio è maggiormente percepito dai lavoratori “con esperienza”: se infatti si ritiene “a rischio” quasi il 32% di chi lavora da più di 20 anni, l’indice scende a meno del 20% tra chi lavora da non più di 5 anni.
 
Emergono nuovi fattori di “disagio” percepiti anche nell’ambito dei settori dei servizi. Per il 65% il disagio deriva dall’“impegno mentale” che le mansioni implicano e per il 62% dal coinvolgimento psicologico-emotivo. Il disagio psicologico sembra spesso causato dal tipo di organizzazione del lavoro nei comparti esposti alle sollecitazioni degli utenti e dei clienti (call-center, luoghi di cura, grande distribuzione, ecc.).
 

 
Con circa venti punti di distacco segue la percezione della gravosità in termini di sforzo e disagio (42%). Sono tuttavia questi ultimi, più degli altri, che temono conseguenze gravi per la loro salute.
 
 
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Quasi il 17% degli occupati ha subito un infortunio nel corso della sua vita lavorativa la cui gravosità pare nettamente correlata sia con la gravosità del lavoro, in termini di sforzo e disagio fisico, sia con la durata dell’orario di lavoro.
L’8,4% degli occupati ritiene di aver contratto malattie a causa del lavoro, anche se sono relativamente pochi i casi di malattie croniche o invalidanti.

Anche in questo caso, il tempo rappresenta un importante fattore di esposizione al rischio: al crescere del numero di ore lavorate e del numero di anni di esperienza aumenta difatti la gravità degli infortuni.
 

 
Per determinare migliori o peggiori condizioni di lavoro oltre al quanto a lungo è poi determinante il quando: chi lavora in orari non standard oppure a turni riferisce più spesso malattie o infortuni.
 
Infine, ulteriore fattore di criticità è il modo, cioè il come viene erogata la prestazione lavorativa. Il ritmo elevato si ripercuote sull’incidenza di malattie e infortuni. 


Fonte: sintesi del rapporto(file PDF, 360 kb).

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