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Lavoro e dipendenza da sostanze psicoattive

Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Medico competente

11/09/2007

Un approfondimento per i medici competenti relativo all’idoneità alla mansione. Prospettive di prevenzione.

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Il medico competente come deve affrontare i casi di abuso di alcol o assunzione di droghe da parte di un lavoratore? Quali strategie adottare?

Il delicato tema dei fenomeni di tossicodipendenze e alcolismo nel settore del lavoro, per il quale la normativa è chiara sui divieti ma non altrettanto sugli adempimenti consentiti nei confronti dei lavoratori, è affrontato in un recente articolo pubblicato sul Giornale Italiano di Medicina Italiana ed Ergonomia.

Gli autori considerano le ricadute e le interferenze che tali fenomeni hanno sul mondo del lavoro. In particolare esaminano le problematiche che il medico del lavoro competente si trova a fronteggiare nella formulazione del giudizio di idoneità alla mansione specifica.

L’articolo fa una panoramica della complessa normativa riguardante la disciplina di stupefacenti, alcol e problemi correlati, evidenziando le difficoltà di interpretazione delle norme introdotte anche recentemente.

 
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Riguardo al provvedimento d’intesa della Conferenza Stato-Regioni 16 marzo 2006 relativo all’assunzione di bevande alcoliche sul lavoro, gli autori affermano che “sembra consentire, per quanto concerne l’assunzione e l’abuso di alcol, una maggiore potestà rispetto al recente passato nell’esecuzione di alcuni esami tossicologici ed in particolare dei controlli alcolimetrici di cui al comma 2 articolo 15 della legge n. 125/2001.
Anche se l’articolo 15 della legge 30/03/2001 n. 125 parla solo di controlli alcolimetrici nei posti di lavoro e non indica altri tipi di indagini, la pubblicazione sulla G.U. del 30/03/2006 del provvedimento di intesa potrebbe rappresentare una giustificazione all’impiego anche di indagini di laboratorio che, pur non indicate specificamente nel dettato legislativo, la letteratura scientifica ha dimostrato idonee all’individuazione di situazioni di abuso alcolico cronico.
Ciò ovviamente non ai fini di selezione ma nell’ottica di un recupero e di un monitoraggio dei programmi di disassuefazione alcolica e previa acquisizione di consenso informato da parte del lavoratore.”

Gli autori propongono infine un percorso diagnostico e riabilitativo che, coinvolgendo le principali figure deputate alla prevenzione negli ambienti di lavoro e sul territorio, “consenta percorsi operativi praticamente perseguibili nel rispetto della dignità e della libertà di autodeterminazione del lavoratore.”

Il testo completo dell’articolo è consultabile qui.

 
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