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Le difficoltà applicative del nuovo codice di prevenzione incendi

Le difficoltà applicative del nuovo codice di prevenzione incendi
Tiziano Menduto

Autore: Tiziano Menduto

Categoria: Interviste e inchieste

14/12/2016

Il nuovo codice di prevenzione incendi è entrato in vigore poco più di un anno fa. Come va la sua applicazione? Quali sono le difficoltà? Ne parliamo con l’Ing. Giuseppe Paduano, comandante dei Vigili del Fuoco di Viterbo.


Bologna, 14 Dic – In materia di rischio incendio, il 2015 è stato caratterizzato sicuramente dall’arrivo del nuovo “ Codice di prevenzione Incendi”, contenuto nel Decreto del Ministero dell’Interno del 3 agosto 2015 recante “Approvazione di norme tecniche di prevenzione incendi, ai sensi dell'articolo 15 del decreto legislativo 8 marzo 2006, n. 139”.

E più volte, anche attraverso interviste ad alcuni comandanti dei Vigili del Fuoco, il nostro giornale ha sottolineato l’importanza di questo nuovo Codice sia per i concetti che ne sono alla base, sia per l’ approccio metodologico che viene sottolineato e potenziato.

 

Tenendo conto del fatto che il codice è entrato in vigore il 18 novembre 2015, cioè poco più di un anno fa, pensiamo, tuttavia, che sia venuto il momento di chiedersi come va la sua applicazione.

Magari cercando anche di non dimenticare che, invece, siamo ancora in attesa del testo della nuova normativa che aggiornerà il vecchio decreto del 10 marzo 1998, come richiesto tra l’altro dall’articolo 46 del D.Lgs. 81/2008. Quando arriverà?


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Per avere qualche risposta in merito a questi interrogativi abbiamo intervistato, il 21 ottobre 2016 ad Ambiente Lavoro di Bologna, l’Ingegnere Giuseppe Paduano - comandante dei Vigili del Fuoco di Viterbo e coordinatore nell’UNI della commissione di reazione al fuoco – che era relatore al convegno ad Ambiente Lavoro 2016 “Le nuove norme di Prevenzione incendi - Aspetti generali” organizzato da Federsicurezza Italia.

 

E l’Ing. Paduano ci ha confermato che c’è stata una prima fase di applicazione delle nuove norme “abbastanza difficile”, anche se il comandante nota che ora c'è più “interesse a voler applicare, e soprattutto a incominciare a introdurre un nuovo percorso”. Anche perché, per i tecnici, “il fatto di avere - come viene detto spesso nelle presentazioni del decreto - più gradi di libertà, più soluzioni possibili, dovrebbe essere uno spunto in più, anche dal punto di vista professionale”.

 

A distanza di un anno dall’entrata in vigore del nuovo codice, cosa possiamo dire della sua applicazione? Quali problemi ne ostacolano l’applicazione?

 

Non potevamo poi non fare domande sul nuovo approccio metodologico.

Cosa ne pensa della rilevanza che sta assumendo l’approccio prestazionale, ingegneristico, del nuovo decreto? Quali gli eventuali vantaggi? E quali le resistenze incontrate?

 

Una domanda ha riguardato anche il futuro del vecchio decreto del 10 marzo 1998, di cui avevamo parlato un anno fa con un’ intervista all’Ing. Fabio Dattilo.

Quando dovrebbe uscire il nuovo decreto? E con quali novità, ad esempio in materia formativa?

 

Infine una domanda l’abbiamo riservata al ruolo di Paduano come coordinatore nell’UNI della commissione di reazione al fuoco, un aspetto importante della prevenzione incendi.

Riguardo alla “reazione al fuoco” ci sono prossime novità a livello normativo?

 

Come sempre diamo la possibilità ai nostri lettori di visualizzare integralmente l’intervista e/o di leggerne una parziale trascrizione.

 

 

 

 

 

Articolo e intervista a cura di Tiziano Menduto

 

L’anno scorso è stato promulgato il Decreto del Ministero dell’Interno del 3 agosto 2015 relativo alle norme tecniche di prevenzione incendi, decreto che è entrato in vigore il 18 novembre 2015. A distanza di un anno cosa possiamo dire dell’applicazione del nuovo decreto?

 

Giuseppe Paduano: “L'applicazione di una struttura normativa nuova fa sempre “a cazzotti” - se così possiamo dire - con la realtà dei tecnici. Ma non perché non ci sia preparazione: le cose nuove sono viste sempre in una maniera un po' diffidente. Il professionista, aldilà dell’impegno tecnico che ci mette, deve tener conto anche di altri tipi di situazioni, non ultima la soddisfazione del committente. E allora prima di pensare di applicare in maniera estesa queste nuove norme, deve superare quella prima fase di diffidenza che poi, una volta che è stata superata, lo fa diventare un tecnico, secondo me, più preparato”.

 

La diffidenza è dovuta al fatto che il nuovo codice è visto come un rallentamento, una difficoltà in più?

 

Giuseppe Paduano: “Diciamo che non è “visto”, perché è poco conosciuto. Devo dire che, da questo punto di vista, l'amministrazione centrale dei vigili del fuoco sta spingendo molto. Le faccio un esempio: tutti quanti i corsi di aggiornamento, le famose 40 ore previste per l'aggiornamento dei tecnici, posano molto l'accento su questo nuovo decreto. E nella pianificazione del programma di questi corsi ovviamente sono stati inseriti, già nel recente passato, proprio i vari paragrafi del codice.

Quindi si tratta solo che i tecnici, in qualche modo, superino questa fase iniziale.

Poi penso che non solo la norma sarà utilizzata, ma che sarà un modo, per loro, di ritornare un po’ ad essere tecnici. Perché con un approccio di tipo deterministico, soprattutto prescrittivo, uno perde un po' il riferimento del proprio essere tecnico. In questo modo forse potrebbero sbizzarrirsi un po' di più ed avere qualche soddisfazione personale in più”.

 

Cosa ne pensa della rilevanza che sta assumendo l’approccio prestazionale, ingegneristico, del nuovo decreto? Quali sono gli eventuali vantaggi?

 

Giuseppe Paduano: “Guardi, i risultati che si attendono dall’utilizzo della Fire Safety Engineering ovviamente sono dovuti anche alla flessibilità del metodo.

La Fire Safety Engineering è un bello strumento. C’è chi è a favore e chi non è a favore, ma di fatto bisogna conoscerlo meglio. E più che conoscerlo meglio, bisogna saperlo applicare. Magari questa è la difficoltà che trovano i tecnici. Quello che a volte si fa fatica a far comprendere, al tecnico che lavora in questo settore, è che al di là della applicazione (…) bisogna approfondire la parte iniziale, dell'approccio, delle ipotesi che vengono date, che sono alla base della Fire Safety Engineering. Questo è proprio l'aspetto che non a tutti è chiaro e quindi crea difficoltà nell’applicazione…”.

 

Stiamo parlando anche dei principi che stanno alla base del decreto…

 

Giuseppe Paduano: “Sì, anche dei principi che sono alla base del decreto. A volte, anche per una questione di comodità e semplicità della cosa, si tende a ricorrere ad applicativi, che in questo settore se ne stanno producendo tanti. Però ovviamente come tutti gli applicativi, come l’utilizzo stesso del computer, il risultato che si ottiene è in funzione di quello che si introduce” (…). Quindi un maggiore approfondimento su quelli che sono i principi fondamentali, base, della prevenzione incendi, aiuterebbe. (…)

Quando ci sono dei cambiamenti, perché siamo comunque una fase di transizione, c’è sempre un’inerzia nel voler conservare le vecchie abitudini (…).

Comunque dopo una prima fase, che anch’io ho visto abbastanza difficile, vedo che quantomeno – ne parlo come esperienza da Comandante - c'è l’interesse a voler applicare, e soprattutto a incominciare a introdurre un nuovo percorso; che, se posso dire, viene reso più difficile, perché anche noi, come tecnici dei Vigili del Fuoco, dobbiamo forse metabolizzarlo meglio. Perché anche noi abbiamo la nostra inerzia, che dobbiamo superare, fermo restando che siamo pronti a qualsiasi tipo di innovazione”.

 

Ci faccia qualche esempio delle resistenze incontrate e cosa si potrebbe fare per superarle…

 

Giuseppe Paduano: “(…) Bisognerebbe conoscere meglio questo decreto – e vedo che nell’ultimo periodo c’è più attenzione - per poi rendersi conto che queste novità offrono tante soluzioni. Mentre prima era un sistema prescrittivo, il fatto di avere - come viene detto spesso nelle presentazioni del decreto - più gradi di libertà, più soluzioni possibili, dovrebbe essere uno spunto in più, anche dal punto di vista professionale, per potersi proporre in una maniera differente (…)”.

 

L’anno scorso, intervistando l’Ing. Fabio Dattilo, abbiamo cercato di comprendere a che punto fosse il testo del nuovo decreto che aggiornerà il vecchio decreto del 10 marzo 1998, come richiesto, tra l’altro, dall’articolo 46 del D.Lgs. 81/2008. Sapevamo che eravamo in una fase avanzata di elaborazione del testo. Ma ormai lo aspettiamo invano da molto tempo…

 

Giuseppe Paduano: “Ci stiamo lavorando, come amministrazione, su questo aspetto. Non siamo ancora riusciti ad avere la versione definitiva, però è una cosa che è attenzionata nell’ambito del Dipartimento”. 

 

Anche perché il decreto porterà diversi cambiamenti…

 

Giuseppe Paduano: “Certo, perché ci sono novità anche a livello formativo. La stessa indicazione rispetto ai piani di formazione, con la divisione che c’è nell’81, in particolare sui corsi rischio basso, medio e alto, è stata rivista.  Ci sono state delle indicazioni sicuramente migliorative (…) però non siamo ancora alla fine, ma ci siamo quasi…”.

 

(…)



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