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Sicurezza sul lavoro: una petizione per chiedere giustizia

Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Approfondimento

05/06/2012

L’associazione AiFOS chiede giustizia per la morte di un’assistente di ricerca dovuta alla mancanza di norme di sicurezza in un laboratorio della University of California, Los Angeles.

 
Sheri Sangji non era un’operaia, ma una giovane assistente di ricerca chimica che lavorava in un laboratorio della University of California a Los Angeles. Dunque non in un paese disagiato, con poche risorse economiche, ma nell’economia con il più alto Prodotto Interno Lordo, gli Stati Uniti d’America.
Sheri Sangji muore il 29 dicembre 2008 per le ferite riportate in un incendio avvenuto a seguito di un esperimento con sostanze chimiche altamente reattive: una fiammata accende i suoi vestiti e la pelle, provocando ustioni mortali.
Sheri Sangji non era stata adeguatamente formata nella gestione delle sostanze chimiche che hanno scatenato l'incendio e perché non indossava abiti ignifughi o adeguati dispositivi di protezione.
Le cause che hanno portato alla sua morte sembrano chiare, ma a distanza di due anni l’inchiesta è ancora in corso.
 
Il Direttore del Dipartimento universitario e i reggenti dell’Università sono ancora sotto inchiesta: devono rispondere alle accuse di crimine per "non aver corretto le condizioni di lavoro pericolose in modo tempestivo, non aver richiesto un abbigliamento adeguato e per non aver  fornito adeguata formazione sulla sicurezza”.
È stata chiesta una condanna di 4 anni e mezzo di reclusione, ma l’esito del processo è ancora incerto, un esito che determinerà un’importante svolta nella sicurezza dei  laboratori delle università accademiche negli Stati Uniti.


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Attraverso l’impegno diretto di Giovanna Alvaro - Consigliere Nazionale AiFOS (Associazione Italiana Formatori della Sicurezza sul Lavoro) e Coordinatrice del Comitato Nazionale Donne AiFOS intitolato a Sheri Sangji – l’Assemblea Generale di AiFOS svoltasi a Padenghe sul Garda (Bs) lo scorso 17 maggio ha accolto la proposta di sostenere in Italia la petizione per ottenere giustizia in nome di Sheri Sangji.
 
AiFOS ha deciso di sostenere questa causa “di verità, dignità umana e giustizia” e dichiedere a tutti una firma per sostenere i diritti di Sheri e dei lavoratori impegnati nei laboratori di ricerca, una firma in previsione della prossima presentazione del caso di Sheri al Tribunale di Los Angeles, presentazione che avverrà il 7 giugno 2012.
In due precedenti occasioni, dietro richiesta dell'Università, il giudice ha concesso rinvii del processo. La speranza è che ora i fatti possano essere presentati in pubblica udienza e che l’illecito dell’Ateneo sia portato alla luce.
 
Questo il testo della petizione in italiano:
 
La morte di Sheri Sangji dopo 18 giorni da un incendio al laboratorio Universitario UCLA evidenzia la totale mancanza di norme di sicurezza all’interno dei laboratori accademici. Ciò pone migliaia di studenti, ricercatori post-dottorato e personale a rischio di lesioni o morte.
La famiglia di Sangji merita giustizia e i lavoratori operanti all’interno dei laboratori meritano un luogo di lavoro sicuro. La responsabilità penale e la condanna porterà UCLA ed altre università ad istituire sistemi di sicurezza più efficaci. Gli imputati devono essere perseguiti nella misura massima consentita dalla legge.
 
 
L’Associazione Italiana Formatori della Sicurezza sul Lavoro, impegnata nella valorizzazione del ruolo della formazione per lo sviluppo della cultura della prevenzione, della salute e della sicurezza negli ambienti di vita e di lavoro, chiede la vostra firma e il vostro impegno per far firmare la petizione.
 
Impegno che, per quanto riguarda il miglioramento della sicurezza dei luoghi di lavoro, non può riguardare solo i propri confini nazionali, ma deve diventare un impegno “globale” e diffuso.
 
Firmiamo la petizione per chiedere giustizia per Sheri e per evitare che simili tragedie accadano di nuovo in futuro!
 
La petizione, indirizzata al Procuratore distrettuale Steve Cooley può essere sottoscritta al link:
 
Per informazioni:
Sede nazionale  AiFOS: via Branze, 45 - 25123 Brescia c/o CSMT, Università degli Studi di Brescia tel.030.6595031 - fax 030.6595040 www.aifos.it   - info@aifos.it
 
 
 
 


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Rispondi Autore: Ernesto Gardini - likes: 0
05/06/2012 (08:59:35)
E' quanti nostri ricercatori e assistenti di ricerca operano nelle stesse condizioni, (non formazione, non DPI, etc.) nei nostri laboratori universitari?
Rispondi Autore: Giovanni Colle - likes: 0
05/06/2012 (09:18:36)
Con tutto il rispetto del drammatico caso umano della povera Sheri Sangji e per le buone intenzioni dell'iniziativa; mettiamoci nei panni di un americano che si vede arrivare questa petizione dall'Italia, paese che ancora non si distingue di certo per assenza di problematiche nella sicurezza del lavoro: secondo voi cosa penserebbe?
Ecco, appunto! Vediamo prima di metterci a posto noi e di pensare ai ca...si nostri prima di pensare a quelli degli altri.
A parte la battuta (più o meno felice, visto la serietà dell'argomento e il dramma di Shari), ben venga un doveroso sostegno etico-morale per questo caso; ma non credete anche voi che ne abbiamo tanti simili anche in casa nostra di cui doverci occupare in concreto, prima di avere l'autorevolezza per permetterci (il "lusso") di andare a fare la morale a quelli degli altri paesi?
Rispondi Autore: Marco Spezia - likes: 0
05/06/2012 (10:46:51)
Bella inizaitiva quella dell' AiFOS. Ma perchè non ha mai pensato a fare un' analoga petizione per i 4 lavoratori che ogni giorno muoiono in Italia e per i quali, salvo rarissimi casi, i responsabili rimangono impuniti?!
Rispondi Autore: Massimo Tedone - likes: 0
05/06/2012 (14:43:43)
Non credo sia corretto fare polemiche, un morto sul lavoro è sempre uguale a qualunque latitudine o longitudine del nostro pianeta. Purtroppo è vero, nel nostro paese muoiono molte persone per anomalie e menefreghismo altrui e non sempre datori di lavoro. La storia normativa del nostro paese è lunghissima ed è passata negli anni '50 da tre DPR che, a mio modestissimo parere e non solo, erano considerati il miglior prodotto per la tutela dei lavoratori in campo internazionale. Con l'emanazione del T.U. sicuramente tutti sappiamo quali sono i nostri diritti ma, soprattutto, i nostri doveri. In molti paesi non esiste una vera normativa sulla sicurezza, in altri è poco considerata. Il fatto che la povera lavoratrice pare non abbia tutele è dovuto unicamente alla mancanza di un istituto nazionale ma ogni soggetto è libero di stipulare un'assicurazione contro gli infortuni; quindi è un paese molto diverso dal nostro e in tutti i sensi. E' anche vero che l'ambiente della ricerca nazionale probabilmente non è molto diverso dagli altri, dove i ricercatori oltre che essere mal pagati han ben poche tutele, ma è anche vero che nel paese in cui molti si ergono a paladini della giustizia, della sicurezza e salute sul lavoro, in pochi ma che contano parechio, pensano di smembrare il pool del Dott. Guariniello perchè inutile o perchè tutti possano accedervi. Dovremmo inannzittutto preoccuparci di mantenere vivo questo immenso tesoro nazionale: Sentenze Thyssen, Eternit e altre, insegnano che qualcosa è stato fatto e molto è necessario ancora fare. Tutto sarà fattibile senza polemiche e con la collaborazione di tutti coloro che hanno a cuore questo argomento .... eccezion fatta per la classe politica che ben si guarda di affrontare il vero problema alla base, tipo iniziare seriamente dalla scuola dell'infanzia iniziando così una sostanziale modifica della cultura della sicurezza, ma si preoccupa di "Spendere" circa 30 miliardi per spese militari invece di .......

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