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La sicurezza stradale, un diritto per tutti: lavoratori e utenti



La guida è l'attività lavorativa più pericolosa: è questo un dato ormai assodato e ricorrente.

I lavoratori che utilizzano un mezzo di trasporto per la loro attività o per andare e tornare dal lavoro sono la quasi totalità; le aziende che sono consapevoli di ciò e adottano adeguate misure di prevenzione sono tuttavia una minoranza.

Milioni di persone usano la strada per svolgere il proprio lavoro o per spostarsi al di fuori dell’ambito lavorativo. Entrambi gli universi, così facendo, entrano in contatto e creano situazioni di rischio.

 

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Circolano una grande varietà di veicoli, tra cui auto, furgoni, camion, taxi, veicoli di servizio e di emergenza, autobus e minibus, pullman, e motocicli, al fine di soddisfare esigenze lavorative e non.  Alcuni per lavorare utilizzano biciclette o vanno a piedi (per esempio, i lavoratori delle poste, addetti alla manutenzione, netturbini, la polizia e così via) e sono comunque sulla strada per svolgere il proprio lavoro.

Tutti noi condividiamo la strada per lavoro, svago, spostamenti casa-lavoro-negozi-scuole-vacanze e per tutte le necessità al di fuori della propria abitazione.

Si può allora sostenere che la strada costituisce uno dei maggiori, se non il maggiore, pericoli per la nostra sicurezza sia in occasione di lavoro che per qualsiasi altro motivo che ci spinge ad utilizzarla. Tale consapevolezza è ancora lontana dall’essere acquisita e percepita e per tale motivo sono spesso i comportamenti imprudenti e non consapevoli che generano gli incidenti su strada.

Nasce per questo l’esigenza di sviluppare sempre più azioni tendenti a sottolineare in modo chiaro ed esplicito l’esigenza di valutare la “strada” come fonte di pericolo per la salute e la sicurezza. Questo approccio deve essere condiviso dagli addetti ai lavori per condurre ad una valutazione dei rischi provenienti dalla “strada” adeguata, in modo tale da imporre l’adozione di tutte quelle "misure ragionevolmente praticabili" per gestire tale tipologia di rischi.

Non esistono aziende o organizzazioni che si possano considerare esenti da tale rischio. Tutte le aziende, in un modo o nell’altro, interagiscono con la “strada” e tutti i lavoratori sono esposti ai rischi connessi durante la loro attività o nei percorsi casa-lavoro ai pericoli connessi.

I dati generali sugli infortuni sul lavoro sono in calo ma restano sempre alti. Sono invece in contro tendenza gli infortuni sul lavoro, in particolare i mortali, che avvengono sulle strade. Si tratta di un dato che trova conferma anno dopo anno: la prima causa di morte sul lavoro è data dagli incidenti stradali, siano essi avvenuti durante il lavoro stesso o in itinere (cioè durante gli spostamenti fatti per andare da casa al lavoro e viceversa).

Da ciò la necessità che diventi prioritaria l’attenzione dei datori di lavoro ed dei responsabili aziendali della sicurezza dei lavoratori (RSPP ed HSE Manager) verso la problematica degli spostamenti su strada dei propri dipendenti con azioni che vadano al di là di quanto previsto dalla normativa sul lavoro. Devono intervenire con  azioni specifiche oppure implementando veri e propri  sistemi di gestione “ISO 39001” per la riduzione del rischio stradale.

Dalla normale e ricorrente mobilità “in itinere” di tipo pendolare, al lavoro quotidiano su strada degli addetti ai diversi servizi, fino alle necessità specifiche di mobilità di chi ricopre funzioni dirigenziali e di rappresentanza, è necessario assicurarsi e garantire che ogni dipendente si attenga scrupolosamente alle disposizioni aziendali e che sia inoltre in possesso di competenze per il lavoro su strada specifiche per il proprio incarico. Il tutto, gestito da chi riveste responsabilità di gestione della mobilità e – soprattutto – della sicurezza in ambito aziendale (dal Datore di Lavoro all’HSE Manager, dall’RSPP, al fleet manager, per finire con il mobility manager).

Per molte aziende e diverse attività, infatti, il “luogo di lavoro” non è individuabile semplicemente all’interno di un ufficio o di uno stabilimento produttivo ma è anche la strada pubblica, spesso in condizioni di difficile gestione (come nel caso di  flussi di merci pericolose che impegnano le strade urbane).

Per minimizzare i rischi di questi lavoratori ed aumentare la sicurezza stradale complessiva (a vantaggio dei lavoratori stessi e di ogni altro utente) si dovranno fare adeguate valutazioni e approfondimenti che consentano di ridurre il rischio stradale intervenendo sulle componenti Uomo-Veicolo-Spostamento del “ sistema guida”. 

Nel 2012 è stata pubblicata la norma ISO 39001 "Road Traffic Safety Management Systems”. La norma definisce i requisiti che deve avere un sistema organizzativo mirato alla riduzione del numero dei morti e feriti conseguenti agli incidenti su strada. Potenzialmente tale sistema può essere adottato da qualsiasi tipo di organizzazione: aziende private, gestori di reti stradali, Enti Pubblici, ecc.

Naturalmente i soggetti più indicati per l’implementazione di un sistema del genere sono le aziende di una certa dimensione che generano, direttamente o indirettamente, un gran numero di spostamenti stradali per motivi di lavoro. Aziende che trasportano persone o merci, aziende che svolgono pubblici servizi (es. gestione strade, raccolta rifiuti, aziende del tipo "global service” ecc.) o di aziende che hanno su strada una rete vasta e capillare di persone con mansioni di natura commerciale o operativa.

La certificazione ISO 39001 non costituisce un obbligo di legge ma certamente l’adozione di un "Road Traffic Safety Management Systems” aiuta certamente l’azienda a sistematizzare e proceduralizzare la valutazione del rischio assumendone la cognizione responsabilmente. Obbligatoria, infatti, è la valutazione del rischio stradale per i lavoratori che abbiano, nella loro mansione, compiti da svolgere su strada (con o senza l'uso di veicoli aziendali). Il Testo Unico di Salute e Sicurezza sul lavoro (D.Lgs. 81/2008) non cita nello specifico la valutazione del rischio stradale, tuttavia, esso prevede che i Datori di Lavoro individuino tutti i rischi a cui possono essere sottoposti i loro lavoratori, li valutino ed adottino misure opportune per la riduzione degli stessi. In aggiunta il D.Lgs. 81/2008 prevede che i datori di lavoro assicurino che le loro attività produttive non arrechino danno all’ambiente circostante in cui, certamente, la sicurezza stradale occupa un posto di primo piano.

In aggiunta c’è da tenere presente che l'approccio di un sistema organizzativo conforme ai requisiti della norma ISO 39001 è orientato alla tutela dell'incolumità non solo dei dipendenti di una data organizzazione, ma anche di tutti gli utenti della strada rispetto ai quali le attività dell'organizzazione possono avere un impatto. La certificazione di un sistema di gestione conforme a questo standard, quindi, si sposa bene anche con quelle certificazioni relative ai modelli organizzativi orientati alla tutela ed al rafforzamento della responsabilità amministrativa e sociale dell’impresa (cfr. D.Lgs. 231/2001, certificazione SA8000, D.Lgs 81/2008 ecc.).

Da quanto fin qui esposto appare evidente gli stretti legami che esistono da una lettura combinata delle normative, volontarie e cogenti, in materia di sicurezza stradale. Legami che possiamo inquadrare in uno scenario solidaristico di tutti gli utenti e utilizzatori della strada che, lavoratori o no, sono esposti in misura identica ai pericoli insiti e collegati al movimento di merci e persone tramite autoveicoli di qualsiasi tipo e dimensione.

Proprio da queste considerazioni AiFOS ha intrapreso uno studio approfondito di queste tematiche riunendo intorno ad un tavolo di lavoro esperti, consulenti e formatori, che insieme anche a soggetti istituzionali come la Polizia Stradale redigano un piano di lavoro che preveda azioni convegnistiche e formative finalizzate ad alzare il livello di attenzione su questa problematica, incidendo sulla consapevolezza ed i comportamenti di tutti: lavoratori e utenti della strada.

 

Francesco Naviglio

Segretario Generale di AiFOS



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Rispondi Autore: Riccardo Borghetto - likes: 0
23/09/2016 (08:43:22)
Argomento interessante e condivisibile.
Già nel 2015 avevo organizzato un convegno che aveva per focus lo stesso argomento. La maggior parte degli incidenti stradali derivano da distrazione (distracted driving in Inglese), spesso legati a dispositivi elettronici che catturano l'attenzione del guidatore e lo rendono transitoriamente cieco per alcuni istanti.E' una questione di natura comportamentale che va affrontata con tecniche idonee. Sicuramente è necessario introdurre nei programmi di formazione di tutti i soggetti della sicurezza anche questo tema.
Rispondi Autore: Giuseppe Miscino - likes: 0
23/09/2016 (10:13:39)
E se il diavolo ci mette la coda ? Scusate l'ironia ma mi riferisco ad alcune situazioni, a mio parere scandalose, riguardo la veicolazione in alcuni comuni. Caricare di responsabilità "di buon padre di famiglia" imprenditori e lavoratori della strada va bene ma (di massima) è un elemento "già dato". Bisognerebbe, a mio avviso, sensibilizzare alcune PA ad essere più attente a rendere le strade di propria competenza più sicure e prive di "insidie". Un esempio (a caso) è vietare l'installazione dei "dehors" (o similari) in strade con percorrenza veicolare o alternarle con la pedonalizzazione ma non entrambe. Ma almeno in un caso a nulla è valso ogni denuncia alle Autorità competenti. Buon lavoro. Giuseppe Miscino
Rispondi Autore: Giuseppe Miscino - likes: 0
23/09/2016 (15:17:30)
E se il diavolo ci mette la coda ? Scusate l'ironia ma mi riferisco ad alcune situazioni, a mio parere scandalose, riguardo la veicolazione in alcuni comuni. Caricare di responsabilità "di buon padre di famiglia" imprenditori e lavoratori della strada va bene ma (di massima) è un elemento "già dato". Bisognerebbe, a mio avviso, sensibilizzare alcune PA ad essere più attente a rendere le strade di propria competenza più sicure e prive di "insidie". Un esempio (a caso) è vietare l'installazione dei "dehors" (o similari) in strade con percorrenza veicolare o alternarle con la pedonalizzazione ma non entrambe. Ma almeno in un caso a nulla è valso ogni denuncia alle Autorità competenti. Buon lavoro. Giuseppe Miscino

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