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Cantieri edili: modelli applicativi dei piani di sicurezza PSC e POS

Cantieri edili: modelli applicativi dei piani di sicurezza PSC e POS
Redazione

Autore: Redazione

Categoria: POS, PSC, PSS

21/03/2016

Una pubblicazione dell’Inail sulla progettazione della sicurezza nei cantieri propone alcuni modelli applicativi di POS e PSC. Le indicazioni per modelli di piani di sicurezza che siano validi strumenti per programmare e gestire la sicurezza in cantiere.

Roma, 21 Mar – Nei cantieri edili uno dei primi e più importanti strumenti di effettiva prevenzione di incidenti e malattie professionali è rappresentato dall’elaborazione e applicazione dei piani di sicurezza, con particolare riferimento al  piano operativo di sicurezza (POS), al piano di sicurezza e di coordinamento (PSC), al fascicolo dell'opera (FO) e al piano di sicurezza sostitutivo (PSS).
Tali piani di sicurezza non devono essere un elenco astratto dei rischi del comparto edile, ma devono fare riferimento ai rischi reali del cantiere e devono essere un efficace strumento applicativo di gestione di tali rischi.
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Per tornare a parlare di piani di sicurezza nei cantieri, con uno sguardo a utili esempi applicativi, possiamo sfogliare il documento Inail dal titolo “ La progettazione della sicurezza nel cantiere”, elaborato dal Dipartimento Innovazioni Tecnologiche e Sicurezza degli Impianti, Prodotti ed Insediamenti Antropici e a cura di Raffaele Sabatino e Antonio Di Muro.
 
Il documento oltre a presentare le specificità dei vari piani di sicurezza e a parlare dei nuovi modelli semplificati  di POS e PSC individuati dal Decreto Interministeriale 9 settembre 2014, dedica una parte del documento alla proposta e presentazione di alcuni modelli applicativi.
 
Gli autori del documento sottolineano che “pretendere di indirizzare l'attività di un coordinatore della sicurezza nell'ambito di schematizzazioni standard, imbrigliando la valutazione in schemi preconfezionati” ha “poco senso” e che una corretta valutazione dei rischi non può prescindere “dalla complessità dello specifico cantiere”. Partendo da questi presupposti, viene avanzata una proposta di modelli applicativi per il PSC ed il POS; una proposta “orientata a fornire ai soggetti interessati (coordinatori e committenti) degli strumenti capaci di agevolare, in una logica operativa, il rispetto di tutte le previsioni normative”.
 
Gli schemi che vengono presentati nel documento, e che vi invitiamo a leggere integralmente, si basano infatti “sulla profonda convinzione che non esiste un cantiere uguale all'altro”.
Non possono esistere due cantieri uguali neanche “se, per ipotesi, questi presentassero identità di opere appaltate, di localizzazione del sito e di impresa esecutrice; le variabili incontrollabili, a priori, permarrebbero comunque molteplici come, ad esempio la presenza di diversi attori che intervengono nel cantiere, di imprevisto sfalsamento temporale di alcune lavorazioni (con ricadute interferenziali), di eventuali varianti in corso d'opera, di differenti condizioni meteorologiche, ecc”.
 
Il tentativo effettuato dagli autori è stato quello di “procedere dal mero, e spesso vuoto di contenuti, adempimento cartaceo, alla produzione di ausili per la redazione di PSC e POS, che contengano quelle caratteristiche necessarie alla creazione di prodotti non generati in serie, come il cantiere edile richiede, costituendo, sempre e comunque, un unicum”.
E, in questo senso, la valutazione dei rischi “non potrà esaurirsi nell'ordinaria elencazione delle lavorazioni previste, bensì dovrà prevedere lo studio approfondito delle necessità ad esse legate, dello specifico contesto e, in definitiva, condurre ad un'analisi oggettiva nella quale l'esperienza del valutatore rimane l'elemento più importante ai fini della bontà del risultato finale”. In questo modo nelle gare d’appalto ogni aspetto (progettuale e inerente la sicurezza) tecnico ed economico potrà essere ben definito dall'inizio, in sede di pianificazione, “evitando di lasciare pericolosi spazi all'interpretazione”.
 
Il piano di sicurezza e di coordinamento deve rappresentare “il vero punto di riferimento nella realizzazione dell'opera; e tanto più esso sarà puntuale nelle sue scelte e nelle sue determinazioni, tanto più consentirà la redazione di buoni POS, ponendo gli esecutori nelle condizioni di realizzare scrupolosamente il percorso costruttivo”.
Questi modelli applicativi non rappresentano una “modellistica per la pianificazione della sicurezza, fatta di check list, buona per tutte le occasioni”, infatti “non esisterà mai un modello in grado di sopperire all'impreparazione del soggetto che si dovesse cimentare nella compilazione dello stesso”...
Non bisogna dimenticare che, “in ogni caso, modelli semplificati o meno, a cantieri complessi non potranno che corrispondere pianificazioni complesse e, conseguentemente a cantieri semplici, semplici pianificazioni”.
 
Vediamo le indicazioni per un modello di PSC che sia - e deve esserlo - “lo strumento per la programmazione e la gestione della sicurezza in cantiere”.
 
Partendo da questo presupposto un buon PSC non deve essere:
- “un documento di considerevole volume e scarsi contenuti, di difficile comprensione e, quindi, di poca utilità;
- una spasmodica e indiscriminata raccolta di fotocopie (il PSC tanto al Kg);
- un elenco di prescrizioni generiche scollegate dalla situazione al contorno”.
 
In particolare il PSC, per rispondere ai contenuti minimi di legge e rappresentare un efficace strumento di programmazione e gestione della sicurezza, “deve essere caratterizzato da:
- puntuale indicazione delle lavorazioni con disarticolazioni in sottofasi, sub-sottofasi, ecc.;
- facilità di lettura, sia in termini di grafica che di contenuti;
- rappresentazione grafica/fotografica dello stato dei luoghi, delle misure di sicurezza, della sequenzialità degli interventi, delle opere provvisionali, ecc..
- precisa indicazione delle voci di costo della sicurezza ed una valutazione analitica degli stessi;
- dettaglio di livello prossimo al POS, (ad eccezione degli aspetti organizzativi di competenza esclusiva dell'impresa);
- congruente programmazione temporale (cronoprogramma)”;
- precisa “ individuazione delle interferenze e delle conseguenti procedure di sicurezza da attuare per la loro riduzione nei limiti di accettabilità;
- puntuale valutazione analitica del rischio e l'individuazione delle misure di sicurezza conseguenti;
- puntuale ricognizione delle interferenze ambientali ( linee elettriche aeree, ostacoli fissi, sottoservizi, ecc.) e delle misure da porre in essere per la loro gestione;
- attenta progettazione dell'area di cantiere in termini di apprestamenti igienico assistenziali, attrezzature fisse, recinzioni, in linea con i rischi valutati e che trovi riscontro nella valutazione dei costi della sicurezza”.
 
Nello schema di PSC proposto la logica seguita è la seguente:
- “puntuali riferimenti agli elaborati progettuali;
- contestualizzazione delle lavorazioni (specificità delle prescrizioni in relazione al contesto operativo);
- graficizzazione delle misure di sicurezza”.
Inoltre l'analisi e la valutazione del rischio “si basano sulle seguenti considerazioni:
- ogni misura di sicurezza è la conseguenza di una precedente valutazione del rischio;
- non è possibile prescrivere la cura (misure di sicurezza) se non è stata effettuata la diagnosi (valutazione del rischio);
- la misura di sicurezza è il minimo di legge, inderogabile, per l'eliminazione del rischio o la sua riduzione a livelli di accettabilità... ma dobbiamo puntare a fare di più”!!
 
E sono state individuate tre fasi:
1. “individuazione degli eventi potenzialmente pericolosi ai fini dell'accadimento di un incidente;
2. esame dell'affidabilità del sistema e della frequenza stimata di accadimento dell'evento;
3. analisi e valutazione delle conseguenze dell'evento.
Determinato il valore del rischio è, quindi, possibile confrontarlo con i limiti di accettabilità del rischio stesso da fissare, sia in termini individuali che sociali, al fine di valutare gli interventi da attuare per la sua riduzione”.
 
Inoltre si ricorda che i costi della sicurezza “debbono essere esposti in maniera chiara e trasparente, fase per fase, anche a garanzia, per l'impresa ed il committente, in vista di sempre possibili contenziosi in materia”. Un tale approccio “consente, agevolmente, l'esatta valutazione dei costi della sicurezza da trasferire in sede di subappalto della lavorazione o di parte di essa”.
 
Per facilitare l'esposizione del modello applicativo, e illustrarne le caratteristiche, nel documento INAIL, che vi invitiamo  a leggere, è presentata “una versione (parzialmente) elaborata su di un caso reale”.
 
E, ricordiamo per concludere, che nel documento è presente anche una versione di un modello applicativo del piano operativo di sicurezza (POS) elaborata su di un caso reale. E si segnala, a tutela di tutti i soggetti presenti in cantiere, “l’eventualità di poter inserire un siffatto modello di POS nel l’ambito del Capitolato Speciale di Appalto, tale da poter costituire un valido e concreto ausilio al CSE (coordinatore  durante l’esecuzione dell’opera, ndr), in sede di verifica del documento (art. 92, comma 1, lett. b) del d.lgs. 81 del 9 aprile 2008 e s.m.i.)”.
 
 
 
INAIL - Dipartimento Innovazioni Tecnologiche e Sicurezza degli Impianti, Prodotti ed Insediamenti Antropici, “ La progettazione della sicurezza nel cantiere”, documento curato da Raffaele Sabatino (INAIL, Dipartimento Innovazioni Tecnologiche) e Antonio Di Muro (Professore a contratto presso l'Università degli Studi di Roma "La Sapienza", Coordinatore della sicurezza in fase di progettazione ed esecuzione per conto di Enti pubblici e privati), con la collaborazione di Andrea Cordisco e Daniela Gallo, edizione 2015 (formato PDF, 12.43 MB).
Algoritmo cantieri (Formato XLS, 260 kB).
 
 
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