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Sicurezza sul lavoro: cambierà qualcosa con la riforma costituzionale?

Sicurezza sul lavoro: cambierà qualcosa con la riforma costituzionale?
Tiziano Menduto

Autore: Tiziano Menduto

Categoria: Interviste e inchieste

09/11/2016

Cosa potrebbe cambiare con l’eventuale ritorno della sicurezza sul lavoro tra le competenze normative esclusive dello Stato? Ne parliamo con il dirigente della Regione Toscana e componente di Itaca, Marco Masi.


Bologna, 9 Nov – Lentamente, ma in modo inesorabile ci avviciniamo sempre più al momento in cui dovremo dire si o no - attraverso lo strumento del referendum costituzionale previsto dall’articolo 138 della Costituzione e disciplinato dalla legge del 25 maggio 1970, n. 352 - alla riforma costituzionale. Riforma che affronta vari temi: dal superamento del bicameralismo paritario alla riduzione del numero dei parlamentari, dalla soppressione del Cnel alla revisione del Titolo V della seconda parte della Costituzione.

 

Ed è proprio su quest’ultimo punto, che comprende anche il ritorno della “ sicurezza sul lavoro” tra le competenze esclusive dello Stato, che il nostro giornale si è soffermato in questi anni con innumerevoli articoli e approfondimenti per comprendere quali possono essere i vantaggi e svantaggi di un ritorno alla competenza esclusiva dello Stato in ambito normativo?

 

Ricordando che le Regioni, almeno in sede di Conferenza delle Regioni, avevano preso, già nel 2014, una posizione contraria alla revisione del Titolo V, abbiamo deciso di raccogliere l’opinione, su questo passaggio della riforma, di un dirigente regionale che avesse grande esperienza e competenza in materia di salute e sicurezza. E quale persona più adatta da intervistare se non il dirigente della Regione Toscana Marco Masi?


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Il Dott. Masi, presente ad Ambiente Lavoro nel suo ruolo di Coordinatore del Comitato Sicurezza sul lavoro all’interno di ITACA, era relatore nell’incontro “Cambia la Costituzione: problemi e prospettive per la sicurezza sul lavoro” che si è tenuto 21 ottobre a Bologna.

 

Con Marco Masi abbiamo affrontato il tema della riforma costituzionale cercando di approfondire il tema del riparto delle competenze tra Stato e Regioni. Qual è la sua opinione sul fatto che le Regioni potrebbero non avere più la competenza normativa in materia di salute e sicurezza?

 

Marco Masi che nell’intervista propone un breve excursus storico a partire dall’entrata in vigore negli anni ’70 della Riforma Sanitaria (Legge 23 dicembre 1978, n. 833 "Istituzione del servizio sanitario nazionale") Masi sottolinea che con la riforma il lavoratore ‘è il cittadino che lavora, e come tale è creditore di attenzione ed entra nella tutela del sistema sanitario’.

 

E ribadisce che “spesso la materia concorrente è stata considerata piuttosto antagonista, competitiva… Ma non ci può essere competizione tra istituzioni sui grandi temi sociali, come la sicurezza e salute sul lavoro. La materia concorrente permette alle regioni di applicare meglio le norme generali previste dal decreto 81…”.

 

Tuttavia la riforma costituzionale, se passasse al vaglio del referendum, non potrebbe velocizzare l’elaborazione della normativa, anche in attuazione del Testo Unico?

E come giudicare e giustificare le tante, troppe differenze in materia normativa tra le diverse Regioni in materia di salute e sicurezza?

Cambierà qualcosa per gli operatori, per le aziende, laddove le competenze passassero in modo esclusivo allo Stato?

 

Ricordando in conclusione che la prossima intervista che pubblicheremo, realizzata ad Ambiente Lavoro, sarà a Celsino Govoni e Augusto di Bastiano sui temi del rischio chimico,  diamo ai nostri lettori la possibilità di vedere integralmente l’intervista a Marco Masi e/o di leggerne una parziale trascrizione.

 

 

 

 

Articolo e intervista a cura di Tiziano Menduto

 

(…)

 

Qual è la sua opinione sul fatto che le Regioni potrebbero non avere più la competenza normativa in materia di salute e sicurezza?

 

Marco Masi: (…) “Il Titolo I del decreto 81 in realtà affronta i temi del confronto Stato-Regioni e consegna un sistema complessivo della prevenzione sul lavoro italiana. Siamo nel 2008. Nel 2001 entra la modifica costituzionale, che lei ha richiamato, e che dà alle Regioni normazione concorrente. Ma il decreto 81 è una norma che definisce con chiarezza quali sono gli istituti in cui questi due soggetti - e tutte le componenti sociali interessate al grande tema della prevenzione - possono trovare sintesi ed elaborare, attraverso linee guida o buone prassi, quelli che sono il concetto delle soft law, della normativa secondaria, per poter meglio applicare norme generali previste dall’81. Quindi un modo anche moderno di affrontare la normativa sul lavoro.

Spesso tuttavia la materia concorrente è stata considerata piuttosto antagonista, competitiva.Ma non ci può essere competizione tra istituzioni sui grandi temi sociali, come la sicurezza e salute sul lavoro. La materia concorrente permette alle regioni di applicare meglio le norme generali previste dal decreto 81. E a volte questo può non servire se la norma generale è fatta bene.

E quindi insisto, ne abbiamo discusso proprio oggi, l’81 contiene, per esempio nella Commissione consultiva permanente, il modo di rapportarsi tra le componenti: i ministeri, le parti sociali, le regioni e le province autonome”.

 

Certo che una buona collaborazione tra Stato e Regioni può dare ottimi risultati. Ma l’eventuale passaggio delle competenze normative in modo esclusivo allo Stato, non potrebbe rendere ancora più efficace il raggiungimento degli obiettivi e dei principi del decreto 81?

 

M.M.: “Uno dei principi che definisce il decreto 81 (…) indica che la salute e sicurezza non è del lavoro dipendente. Non è del lavoro dipendente nella grande o piccola impresa. La salute e sicurezza è dell'individuo che lavora, a prescindere dal contratto, a prescindere dalla differenza di genere. (…) Anche uno studente è lavoratore in un’attività di laboratorio, anche un volontario, nel prestare la sua importante opera, è un lavoratore e quindi un creditore di attenzione in termini di prevenzione salute e sicurezza. L’81 ha affermato questo principio sovrano. È un principio che deve essere un faro per orientare tutti noi verso una normativa efficace. Una normativa che segue l'evoluzione del mondo del lavoro,.. Ecco perché parlavo delle linee guida e le soft law. Queste le possono emanare le Regioni insieme al Ministero con la collaborazione delle componenti sociali e dell’Inail che gioca un ruolo fondamentale, anche per rendere effettivamente agibile il Sistema Informativo nazionale per la prevenzione”. (…)

 

Lei ha toccato il tema del sistema informativo nazionale, del SINP, che è uno dei più chiari esempi di grandi ritardi normativi in materia di sicurezza. Lei non crede che un riparto diverso delle competenze velocizzerebbe la normazione?

 

M.M.: “Il problema della tempistica è vero, è reale e concreto. Noi dobbiamo dare quanto più possibile risposte certe, chiare e soprattutto in tempi compatibili a un'evoluzione del mondo del lavoro sempre più frenetica. E non è indubbio che cicli produttivi che si segmentano, ricorso sempre più spinto all'esternalizzazione, l’introduzione di nuovi contratti di lavoro, impongono a tutto il sistema di dare risposte in tempi veloci. E quindi lei ha ragione.

Questo sistema, in effetti, ha determinato dei ritardi.

Vorrei però sottolineare che ha anche permesso di garantire un plurimo apporto di competenze specialistiche: medici del lavoro, ingegneri, biologi, chimici, tutte le figure professionali che hanno contribuito coralmente a identificare delle norme utili per il mondo del lavoro.

Non mi pare il momento di parlare di materia concorrente. Mi piace pensare che il Decreto Legislativo 81 sia e rimanga, ovviamente migliorabile, l'elemento di confronto nel titolo I tra i soggetti tutti. Non ci dimentichiamo che anche il mondo delle imprese, gli stessi lavoratori, con la figura fondamentale del Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, possono apportare il loro contributo.

Facciamo un esempio su tutti. Mi piace ricorda l’esperienza tra Toscana ed Emilia Romagna che abbiamo avuto nella realizzazione dell’Alta Velocità/Alta Capacità tra Firenze e Bologna. Abbiamo adottato nuovi sistemi di prevenzione, abbiamo emanato linee guida. Grazie all’apporto delle imprese, grazie all’apporto dei lavoratori…”.

 

Secondo lei la possibilità di avere una prevenzione che tenga conto di specificità locali e regionali può rendere più efficace una strategia di prevenzione…

 

M.M.: “Lo ritengo l’elemento strategico. E questo elemento – voglio esser chiaro – c’era prima, quando la materia era in capo esclusivo al Ministero e c’è ora quando è concorrente.

Le Regioni devono riprendere il loro ruolo di prevenzione non disgiunto dalla prevenzione collettiva. Un lavoratore cittadino che si fa male, impatta sul sistema sanitario nazionale e regionale. Quindi la prevenzione di un lavoratore non è disgiunta dalla prevenzione di un cittadino (…)”.

 

Le ricordo tuttavia, a titolo esemplificativo, cosa ha fatto a livello normativo la Regione Toscana in materia di cadute dall’alto e di uso delle linee vita. È normale, è giusto che su aspetti così rilevanti si abbiano tra le Regioni differenze normative evidenti in materia di sicurezza?  Che ci siano Regioni che considerino alcuni rischi così elevati da necessitare di una regolazione specifica e altre no?

 

M.M.: “Bella provocazione.

Innanzitutto diciamo che la Regione Toscana ha utilizzato una norma urbanistica, edilizia per rafforzare i principi previsti dall’81. Eravamo coscienti, ma non solo in Toscana, che l'edilizia era uno dei principali settori a rischio, se non il principale. E purtroppo la caduta dall'alto era la causa dei principali infortuni gravi e mortali nell'edilizia. Non abbiamo portato normativa in più o in meno. Abbiamo posto in essere, come dire, una prassi. Abbiamo chiesto che gli edifici nuovi, e solo quelli, fossero dotati di sistemi anticaduta. (…)

Non intaccavamo, e non dobbiamo farlo, i principi generali dell’81.

Per questo io dico che se l’81 rimane nella sua concezione, è già l’81 un ecosistema tra Stato Regioni con cui migliorare la normativa, renderla effettivamente più efficace e soprattutto individuare quale sono le azioni di prevenzione nei settori maggiormente a rischio”.

 

Concludiamo riprendendo qualche spunto dal convegno in cui era relatore. Cambierà qualcosa per gli operatori, per le aziende, laddove le competenze passassero in modo esclusivo allo Stato?

 

M.M.: La legge 833 (riforma sanitaria, ndr) c’è. Non si tratta di passare competenze allo Stato. La riforma costituzionale dice di togliere la concorrenza normativa, che comunque, insisto, è una normativa di dettaglio, che non può intaccare i principi della norma, in questo caso dell’81. Ci tengo a questa precisazione…

Le Regioni e le Province Autonome possono ugualmente e con efficacia attuare quelli che sono i principi dell’833: garantire azioni di prevenzione verso il cittadino lavoratore, piani mirati di prevenzione, analisi degli eventi infortunistici, analisi epidemiologiche, particolare attenzione alle malattie professionali, (…) . Nessuno impedisce alle Regioni e alle Province Autonome di continuare a fare il loro lavoro”.

 



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Rispondi Autore: Giovanni - likes: 0
09/11/2016 (10:03:10)
Ma per favore ..... e come indirettamente e furbescamente fare propaganda per il referendum (per il NO). E' come domandare al lupo di proteggere l'agnello. Sarebbe ora che lo sfascio finora hanno combinato le regioni si cominciasse a fermarle. Poi vogliamo vedere nel campo nostro della sicurezza ?? Vi pare normale che ogni regione legiferi motu proprio quel che gli pare ? Dove i tecnici paese che vai usanze diverse trovi ? Se proprio vogliamo dirla .... gli SPRESAL-SPISA-Agenzie nuove ..... dove ognuna ha un nome ecc. per quanto mi riguarda hanno fallito nel loro compito, gli infortuni non diminuiscono (anzi preciso meglio oggi e da tempo sono percentualmente di meno perché 1/3 delle aziende in Italia hanno chiuso). Le grande strategie dei soloni dal comitato centrale alle regioni con i coordinamenti cosa programmano annualmente ?? Sempre e solo controlli in edilizia ed ogni tanto in agricoltura ed eccezionalmente qualche altro settore quando succedono disgrazie tipo ambienti confinati . Mai toccati settori diversi non si vuole come mai ? Interessi ?? Esempi..... estendere i controlli ai liberi professionisti ed alle loro strutture (medici di qualunque branca-avvocati-ingegneri-architetti-geometri ecc.) Controlli alla Pubblica Amministrazione che sono i più latitanti della materia ma siccome anche le ASL ne fanno parte allora per questi NO CONTROLLI ... connivenza ?? Mi fermo volutamente qui altrimenti mi ci vorrebbe un libro . Ed a PUNTOSICURO gentilmente non favorire o patteggiare furbescamente il voto del referendum , statene fuori questa intervista si poteva tranquillamente fare o pubblicare dopo , oppure diversificarla e renderla par-condizio . Scusate lo sfogo e buona giornata a tutti
Rispondi Autore: Francesco Santannera - likes: 0
09/11/2016 (12:04:03)
Concordo in parte con quanto dice Giovanni, nel senso che non è corretto strumentalizzare l'eventuale risultato del Referendum,però credo che con il Referendum alle porte qualcuno in modo chiaro spiegasse esattamente cosa potrebbe cambiare esprimendo il voto in un senso piuttosto che nell'altro. Perché penso che stavolta dato stiamo parlando della Costituzione, è importante che ciascuno di noi abbia tutti gli elementi per poter decidere in modo consapevole cosa votare.
Buona giornata a tutti voi
Rispondi Autore: matteo - likes: 0
09/11/2016 (14:39:50)
interessante aspettarsi se un dirigente di Regione possa concordare con il passaggio di competenze esclusive allo Stato.....
Rispondi Autore: andrea bordiga - likes: 0
09/11/2016 (15:11:11)
Parzialmente d'accordo con Giovanni, assolutamente non d'accordo quando parla di statistiche infortunistiche in quanto non solo i valori assoluti sono continuamente diminuiti ormai da piu di 10 anni ma anche gli indici standardizzati sulla popolazione lavorativa.. Il merito è del sistema prevenzionistico che naturalmente presenta ancora margini di miglioramento. Anche per me uno di questi miglioramenti sarebbe la competenza nazionale della sicurezza e salute oltre che della sanità.
Rispondi Autore: Marco Taylor - likes: 0
09/11/2016 (21:12:51)
Il "centralismo" statalista di Punto Sicuro (e di buona parte dei commentatori) che cerca di mettere la risposta (che vorrebbe) in bocca al dirigente Regionale. Ho la fortuna/sfortuna di aver vissuto e di vivere entrambi i sistemi e come tutte le cose ciò che va bene a Palermo può non andare bene a Verbania (parlo di "applicazione" della norma). Perfettamente d'accordo sull'emanazione della norma generale da parte dello Stato, non sulla sua applicazione che deve essere adattata al tessuto sociale "locale" (che da sempre avviene, in ogni settore e materia, checchè se ne dica). Che poi ogni argomento discusso finisca in politica....
Rispondi Autore: Carlo Mariani - likes: 0
10/11/2016 (08:41:59)
Aria fritta. Puro esercizio dialettico. Non che mi aspettassi chissà quali dichiarazioni, ma qui siamo al "nulla,". Tirem inanz con la - auspicabile - riforma.
Rispondi Autore: Stefano Taddei - likes: 0
11/11/2016 (17:59:43)
Il Dott. Masi senz'altro conosce la nuova Agenzia sulla Sic. e salute del lavoro, anche se stranamente, non ne fa mai riferimento nella sua intervista. Non dipende più dal Ministero della Salute ma da quello del Lavoro e forse il problema nasce da li. L'Agenzia è la casa comune di tutti gli enti ed organi che trattano la materia sic. igiene e salute nei luoghi di lavoro e spero tanto che non si voglia, a referendum concluso, continuare, sia che vinca il si che il no, a tener separate le funzioni delle ASL e ARPA dall'Agenzia. Sarebbe a mio avviso inconcepibile perchè l'unione creerebbe finalmente un unico interlocutore che possa confrontarsi a 360° con le aziende pubbliche e private senza subalternità. Per l'impresa avere un unico riferimento comporterà un risparmio di tempo e di danaro ed una migliore uniformità nell'azione di vigilanza. E' ovvio che le "poltrone" occupate grazie alla "833" in regione andranno liberate. Se non gli uomini che Dio provveda!!

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