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Referendum e sicurezza sul lavoro

Referendum e sicurezza sul lavoro
Rocco Vitale

Autore: Rocco Vitale

Categoria: Normativa

29/11/2016

La situazione in relazione alle questioni che riguardano la sicurezza sul lavoro nel referendum: una riflessione sul titolo V relativo alle Regioni. Di Rocco Vitale.

 

Tra alcuni giorni saremo chiamati ad esprimere il nostro parere sulle modifiche alla carta costituzionale approvata dal Parlamento e che, con referendum, deve essere ratificata o meno dai cittadini. Si coglie l’occasione per focalizzare la situazione in relazione alle questioni che riguardano la sicurezza sul lavoro e quindi non si entra nel merito di tutti i quesiti referendari.

 

 

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Per correttezza bisogna premettere che le modifiche proposte non riguardano i principi della Costituzione. Gli articoli relativi al lavoro (1) alla salute (32) ed alla tutela del lavoro (35) conservano la loro validità mentre si interviene esclusivamente sulla parte seconda relativa all’ordinamento della Repubblica.

 

Oggetto della nostra riflessione è il titolo V relativo alle Regioni in relazione alla sicurezza sul lavoro. Vale la pena ricordare (a molti smemorati) che il titolo V (come lo conosciamo) è stato profondamente cambiato con la legge costituzionale del 2001 e, oggi, potremmo dire che si ritorna all’originale. Quindi nessun stravolgimento se non ammettere il fallimento di una esperienza dei rapporti tra Stato e Regioni e ritornare ai principi ed ai valori della Costituzione.

 

La modifica costituzionale del 2001 introduceva una nuova forma legislativa definita “legislazione concorrente” tra Stato e Regioni. Certamente con un alto fine di “collaborazione leale” nell’intesa di concorrere a migliorare leggi e norme per aumentare salute e sicurezza sul lavoro. Questa modifica del Titolo V della Costituzione (del 2001) prevedeva all’art. 117 che le competenze di “tutela e sicurezza sul lavoro” fosse materia di legislazione concorrente che a sedici anni dalla sua applicazione (anche in altri settori) ha realizzato una “sleale concorrenza” che ha prodotto 20 mini-legislazioni differenti l’una dalle altre.

        

Con la proposta referendaria si ritorna ad una precisa definizione legislativa con le materie espressamente di esclusiva competenza dello Stato e con quelle di competenza delle Regioni. Viene posta la parola fine alla “legislazione concorrente” abrogandone la sua denominazione all’art. 117 ed al contempo nelle materie di esclusiva competenza dello Stato ritorna la “tutela e sicurezza del lavoro”.

 

Tale orientamento è stato precisato nelle premesse della modifica costituzionale in quanto le norme generali per la sicurezza del lavoro e la loro riconduzione alla competenza esclusiva dello Stato tiene conto del fatto che tra Stato e Regioni la materia è intrecciata e interferisce fra loro. Inoltre, viene sottolineato, che la salute e sicurezza del lavoro, attualmente demandata alla competenza concorrente, ha trovato compiuta sistemazione in una legge statale (D. Lgs. 81/2008) Ma ciò non ha impedito, anzi aumentato, il contenzioso nel quadro della complessa giurisprudenza dovuta alla “leale collaborazione” che ha indotto il legislatore consapevole dell’esistenza di un’interferenza tale da non poter consegnare l’assegnazione della materia all’uno o all’altro il titolo della competenza e a prevedere un ampio ricorso alla contrattazione dei contenuti normativi in sede di Conferenza Stato-Regioni. Lo stesso D. Lgs. 81/2008 rinvia le norme attuative a 35 Accordi Stato Regioni.

 

La Conferenza Stato Regioni ha, o avrebbe, la funzione di favorire la cooperazione tra l’attività dello Stato e quella delle Regioni. E’ sede privilegiata d’intesa tra le diverse posizioni dei soggetti istituzionali. Consente alle Regioni di partecipare alle scelte del Governo, nelle materie di comune interesse.

 

Ma, sappiamo bene come è andata a finire in tema di salute e sicurezza. Pochi gli Accordi raggiunti con tempi lunghi ed estenuanti, confusione normativa e procedurale che, quasi, ad ogni Accordo è dovuto seguirne un altro di rettifica e chiarimento. Alla mediazione tra il Governo e le parti sociali si sono aggiunte le mediazioni (tutte al ribasso) con le Regioni fino alla Provincia che in un caso ha bloccato, per un anno, gli Accordi.

 

Il peggio, però, non ha mai termine. Dopo la promulgazione degli Accordi abbiamo assistito ad un proliferare di leggi, regolamenti, delibere, determine, di singole regioni che hanno - di fatto - dato il via ad uno sconclusionato ed inconcepibile regionalismo locale con 20 normative differenti tra regione e regione.

 

Al di là dell’eccesso di norme, burocrazia e produzione di carta non è mai stata posta la domanda fondamentale: quanto tutto questo sistema regionale ha prodotto in termini di diminuzione degli infortuni sul lavoro e di aumento della salute e sicurezza dei lavoratori?

 

Le modifiche del Titolo V e dell’art. 117 della attuale Costituzione ci porta a cancellare le modifiche apportate nel 2001, avendone sperimentato la loro inefficacia ed inconcludenza.

 

Vale la pena ricordare come durante il dibattito parlamentare, durato circa due anni e mezzo, vi siano stati migliaia e migliaia di emendamenti alla modifica dell’art. 117. Per quanto attiene, nello specifico, alla sicurezza sul lavoro non si ricorda nessun emendamento, neppure nel milione di modifiche proposte dalla Lega, per lasciare alle Regioni questa materia. Tutti erano consapevoli di trovarsi di fronte un pasticcio giuridico che non poteva essere difeso o mantenuto e quindi la modifica costituzionale, che con un voto a favore del SI, verrà confermata consentirà di superare questo falso federalismo ed avere un sistema di salute e sicurezza uguale per tutti. 

 

Rocco Vitale, presidente di AiFOS

       


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Pubblica un commento

Rispondi Autore: Mirko Piazzoni - likes: 0
29/11/2016 (07:02:37)
Non è possibile anche qui campagna elettorale?
Non basta solo questo motivo, pur essendo d'accordo, per votare si a tutto il resto di modifica della Costituzione.
Autore: Francesco Bizzotto
29/11/2016 (10:05:06)
La politica non è riservata agli specialisti. Ciascuno deve fare la sua parte con coraggio e misura. Qui s'è fatta e bene. Sulla Sicurezza serve un indirizzo e controllo nazionale (in attesa di uno europeo). L'autonomia regionale sperimentata produce caos e riduce la Sicurezza. Il Sì riapre la partita della responsabilità (la nostra abilità nel dare risposta ai problemi).
Rispondi Autore: Andrea Nano - likes: 0
29/11/2016 (07:56:42)
Trovo di cattivo gusto e di scarsa professionalità un commento così superficiale. Non posso credere che puntosicuro.it non avesse altri interventi per completare la news di oggi.
Ricordo che spesso basta far funzionare quanto già esiste.
Rispondi Autore: Gianni Bonizzi - likes: 0
29/11/2016 (08:14:12)
Concordo con Andrea Nano e aggiungo che il Presidente AiFos ha avuto una decadenza di stile
aggiungo inoltre che il SI non fà ritornare alle origini solo il titolo V ( sanità, ecc- solo manovre d'alto bordo)ma toglie
anche il voto ai cittadini per l'elezione del
Senato e se si voleva diminuire i costi cerano
anche i deputati, i consiglieri regionali, le mu-
nicipalizzate, i grossi papaveri da 600/600 milioni di euro annui, le grandi evasioni, gli
amici degli amici, e chi più ne ha più ne metta.
Rispondi Autore: Igor Vanetti - likes: 0
29/11/2016 (08:24:32)
Concordo con il ragionamento del Prof. Vitale, a prescindere dalle questioni politiche qui si sta parlando di una materia che si chiama SICUREZZA E SALUTE NEI LUOGHI DI LAVORO, che non ha alcun senso lasciare nelle mani delle Regioni visto il guazzabuglio in cui ci troviamo. Il fatto che le competenze in materia di sicurezza sul lavoro possano tornare allo stato se passa la riforma costituzionale è materia di cui non parla nessuno, da nessuna parte, dato che probabilmente non fa audience...
Rispondi Autore: Emanuele Rizzato - quadrato - likes: 0
29/11/2016 (08:36:09)
Pur con buoni propositi la riforma sembra essere stata scritta con i piedi, e sinceramente "firmare un contratto" che prevede tutte queste clausole, della serie, diminuiamo i senatori, ma ti privo del diritto di eleggerli, eliminiamo il CNEL, ma le sue funzioni passano direttamente ad un'altro ente... lo trovo poco attraente al "contraente" che voleva votare SI. Detto questo, se proprio volessimo parlare di riforma, credo che i dirigenti dell ULSS debbano essere eletti all'interno delle stesse, e non da parte dei politici, se vogliamo che il servizio sanitario, ivi compreso lo SPISAL, possa erogare un servizio migliore ai cittadini e lavoratori.
L'errore basilare di questo referendum, è che dobbiamo dire si o no a qualcosa che per come è scritto è difficile da comprendere, è difficile da applicare, fa perdere diritti ai cittadini... Voi la sposereste una Donna del genere chiamata costituzione? io mi tengo questa e vediamo di cambiarla, se serve ed un pezzettino alla volta!
Rispondi Autore: Arianna Congiu - likes: 0
29/11/2016 (08:42:42)
Ogni Regione adotta proprie regole per SSL. In questo modo non esiste la certezza del diritto e troppa incertezza porta a scarsi investimenti e alla desertificazione industriale, come sta accadendo in Sardegna. Benvenga una razionalizzazione
Rispondi Autore: Giancarlo Lombardi - likes: 0
29/11/2016 (09:23:07)
L'analisi di Vitale è corretta ed è estendibile pari-pari all'AMBIENTE. Descrivere le cose come stanno è democrazia. Chi valuta che la legislazione concorrente abbia portato vantaggi in termini di sicurezza e ambiente li enunci.
Rispondi Autore: Simone Bianchi - likes: 0
29/11/2016 (10:42:35)
L'articolo è corretto ed evidenzia problemi con cui tutti noi ci scontriamo quasi giornalmente.
Giusto semplificare, giusto diminuire passaggi normativi anche contrastanti tra di loro. Il tutto però deve lasciar spazio vero alla chiarezza ed all'organicità.
Siamo già in ritardo...
Rispondi Autore: Celso Vassalini - likes: 0
29/11/2016 (11:04:13)
Concordo con Francesco Bizzotto
La politica non è riservata agli specialisti. Ciascuno deve fare la sua parte con coraggio e misura. Qui s'è fatta e bene. Sulla Sicurezza serve un indirizzo e controllo nazionale (in attesa di uno europeo). L'autonomia regionale sperimentata produce caos e riduce la Sicurezza. Il Sì riapre la partita della responsabilità (la nostra abilità nel dare risposta ai problemi).
Concordo con Igor Vanetti il ragionamento del Prof. Vitale, a prescindere dalle questioni politiche qui si sta parlando di una materia che si chiama SICUREZZA E SALUTE NEI LUOGHI DI LAVORO, che non ha alcun senso lasciare nelle mani delle Regioni visto il guazzabuglio in cui ci troviamo. Il fatto che le competenze in materia di sicurezza sul lavoro possano tornare allo stato se passa la riforma costituzionale è materia di cui non parla nessuno, da nessuna parte, dato che probabilmente non fa audience...
Rispondi Autore: Mirko Piazzoni - likes: 0
29/11/2016 (12:06:24)
Consiglio di leggere la modifica ala Costituzione, perchè se da un lato la sicurezza passa allo Stato, la formazione rimane regionale.
Ripeto il solo si al singolo "particulare", a mio parere, non salva per niente una riforma della Costituzione scritta coi piedi.
Rispondi Autore: Giuseppe Colucci - likes: 0
29/11/2016 (13:09:04)
Premesso che, come già detto da alcuni, "la politica non dovrebbe avere nulla a che fare con gli specialisti" ed a maggior ragione in materia di Sicurezza sul lavoro ed anche per l’Ambiente del territorio, ritengo che se si rilevano determinati “guazzabugli” e le diversità di posizioni tra le varie Regioni, per cui vige il caos ecc., non è che ritornando al passato si andrà a migliorare la situazione, perché se di “guazzabuglio” si vuole parlare, bisogna risalire alla formulazione del Testo unico (Dlgs.81/2008) ecc. che, seppur oggetto di numerose modifiche, a mio parere, ancora non trova una “facile” e lineare attuazione pratica (basta vedere, ad esempio, le numerose pronunce della Cassazione sull’individuazione delle responsabilità di alcune figure in materia di cantiere , ecc. ecc.)

In altre parole, il legislatore non ha certo brillato per chiarezza nel recepimento delle varie direttive, innescando confusione operative anche negli enti di vigilanza e piuttosto di referendare il Tit.V ecc. sarebbe opportuno rivedere approfonditamente il Testo normativo che presiede la materia, correlandolo alle effettive e variegate situazioni operative.

Sempre a mio avviso, credo che fino a quando la normativa è redatta prevalentemente in chiave politica e poco tecnica per cui lontana diventa molto lontana dalle varie situazioni concretamente esistenti, i risultati non potranno mai essere quelli auspicati.
Se poi si aggiunge che nell’ambito degli Enti preposti a dirigere e coordinare l’attività Prevenzionale, determinate figure-ruoli sono politicamente "nominate”, i risultati non potranno mai essere diversi da quelli di tutt’oggi.
Rispondi Autore: Rocco Vitale - likes: 0
29/11/2016 (18:47:28)
Devo ringraziare quanti hanno avuto la pazienza di leggere e lasciare un commento più o meno condivisibile.
Quanto scritto riassume quello che ho detto pubblicamente in un paio di convegni alla Fiera di Bologna lo scorso mese: quindi nessuna improvvisazione.
Ho seguito una linea di coerenza e professionalità. Da due anni scrivo di queste cose ed ho puntualmente riferito dei passaggi parlamentari e delle commissioni su questo testo leggendomi i testi delle commissioni.
(a proposito del milione di emendamenti del sen. Calderoli ha scoperto il logaritmo informatico che ha usato e da qui ho controllato che sulla sicurezza sul lavoro che ritornava allo stato e tolta alle regioni non ha presentato nessun emendamento).
Molte sono le argomentazioni di quanti hanno ben fotografato la situazione esistente che ha raggiunto aspetti che hanno del ridicolo; per non dire tragici, delle 20 legislazioni regionali concorrenti! (fra di loro) Il problema è altro, e me ne rendo conto, che essendo stato così formulato il referendum è ovvio che giudizi e pregiudizi "politici" (meglio sarebbe dire di parte, perchè la politica dovrebbe essere una cosa seria a vantaggio della "polis") hanno un peso non trascurabile nel giudizio, imminente, di una consultazione elettorale. E' anche vero che in questo bailame di dibattito (più che dibattito "caciarra") nessuno è intervenuto sulla sicurezza sul lavoro. E' proprio vero che solo una pagina di giornale con qualche morto fa notizia per poi rientrare nel dimenticatoio. Infine si tratta di un articolo giornalistico, e come tale il tema è stato trattato e non avevo nessuna pretesa di scrivere un saggio di diritto costituzionale che, del resto, non rientra nel mio ambito della sociologia e del diritto del lavoro.
Rispondi Autore: Luchini luca - likes: 0
29/11/2016 (19:05:33)
A prescindere dagli orientamenti politici e dalle idee personali, e tralasciando i recenti tristi fatti di cronaca sui funzionari del Ministero del Lavoro, la ricostruzione fatta nell'articolo mi sembra lontana dalla realtà. Le regole del TU sono vigenti e cogenti in ogni regione d'italia. Alcune regioni a statuto speciale hanno previsto norme integrative e restrittive ma la modifica della costituzione ciò non andrà a modificare trattandosi di autonomie. Cio che si modifichera sarà invece la concertazione tra Ministero del Lavoro e Regioni nella redazione dei decreti e accordi attuativi del TU, facendo venir meno al tavolo di lavoro i funzionari regionali e quindi l'unico organo di vigilanza e di prevenzione con competenza prioritaria ed esclusiva in molti settori prevista dal TU. Forse era ed è meglio chiedersi il perché della totale latitanza nei tavoli legislativi del Ministero della Salute, dato che la rilevanza sociale della materia è evidente, ma com'è noto l'intero iter legislativo attuativo e ormai da anni monopolio del Ministero del Lavoro.. con questa modifica le cose davvero miglioreranno? La tutela dei lavoratori, e non degli imprenditori, aumenterà? io ne dubito fortemente ma non resta che aspettare
Rispondi Autore: Ignazio Cavalluzzi - likes: 0
29/11/2016 (19:33:12)
Per anni ho seguito un'azienda con diverse sedi di lavoro in tutte le regioni. Potete immaginare le difficoltà per stare dietro a tutte le leggi regionali promulgate in materia, ciò che era vietato in una regione era permesso in un'altra. Per non parlare dei luoghi di lavoro, ad esempio dimensioni delle finestre dei servizi igienici o cicli di ricambi aria per volume. Ho solo fatto alcuni esempi, ma chi si è trovato come me in queste situazioni sa di cosa parlo. Qui la politica non centra, centra il buon senso.
Rispondi Autore: federico biasio - likes: 0
30/11/2016 (13:30:52)
Vergognati....fare politica anche qui....forse è meglio se ti fai da parte!
Rispondi Autore: Gino Rubini - likes: 0
02/12/2016 (02:08:14)
Su puntosicuro.it appare un articolo o meglio un intervento del dott.Rocco Vitale sul tema Referendum " Referendum e sicurezza sul

lavoro. La situazione in relazione alle questioni che riguardano la sicurezza sul lavoro nel referendum: una riflessione sul titolo V

relativo alle Regioni.
Debbo dire che per la mia esperienza e memoria storica sul tema della salute e della sicurezza nel lavoro ritengo questo articolo

poco convincente, pieno di asserzioni ideologiche non comprovate e fuorviante.

La ricentralizzazione delle competenze in materia di salute e sicurezza sul lavoro perorata dal dott. Rocco Vitale è esperienza già

vissuta dai lavoratori negli anni 50, 60 e 70 quando le competenze erano in capo all'Ispettorato del Lavoro e gli operai morivano a

migliaia nei luoghi di lavoro ( oltre 4000 morti per infortuni sul lavoro nel 1961 e 1962 ). Pochi ispettori con una metodologia di

vigilanza inadeguata. Gli operai si ammalavano per la esposizione allo stearato di piombo nelle ceramiche e rimanevano paralizzati

dal benzene e dagli altri solventi presenti nei mastici per la confezione delle scarpe. La ribellione a questo stato di cose portò

alla formulazione dell'art. 9 della Legge 300 e favorì la nascita dei Servizi decentrati di medicina del lavoro dei Consorzi socio

sanitari.
Infatti nella prima fase i medici del lavoro e i tecnici entravano nelle aziende a richiesta dei lavoratori in base all'art.9 della

Legge 300/70
La nascita delle regioni e delle Asl fu contemporanea alla crescita di un movimento per la salute e la sicurezza nel lavoro che aveva

origine dai comportamenti indecenti delle gerarchie alte degli Ispettorati del Lavoro ( non degli ispettori, pochi e malpagati ) e

dei medici di fabbrica delle grandi aziende troppo consenzienti alle richieste delle imprese.
Fino al 2000 questo sistema di decentramento ha funzionato abbastanza bene in Regioni molto impegnate sulla materia della salute e

sicurezza sul lavoro.Gli operatori dei Servizi SPSAL di Emilia Romagna, Toscana, Lombardia Veneto e Piemonte fino alle Marche e alla

Puglia hanno sviluppato esperienze e metodologie d'intervento efficaci (vedi la storia di Associazioni come la SNOP).Altre Regioni

hanno fatto poco o nulla: non tutte le regioni si sono comportate allo stesso modo.
Le proteste decennali di Confindustria o delle Associazioni datoriali rispetto alla disomogeneità degli interventi di vigilanza erano

ridotte sempre più a rituali. A livello regionale poi le Associazioni datoriali si accordavano con gli Assessorati e le metodologie

erano standardizzate. La favola della disomoegeneità è abbastanza risibile: con il D.lgs 81/2008 e smi, nonchè con le risposte agli

interpelli da parte del Ministero del Lavoro il problema era abbastanza superato.
Si tenga conto che la legislazione concorrente in materia da parte delle Regioni è stata esigua: la materia è regolata dal d.lgs

81/08 e smi, dal recepimento nazionale di Direttive europee, da norme tecniche non cogenti come le ISO e dalle buone pratiche delle

aziende più avanzate.
Spiace dirlo ma nell'articolo del dott.Vitale ho sentito echeggiare le parole di quei funzionari delle Associazioni datoriali che si

lamentavano sempre, come in un mantra, il fatto della "disomogeneità" dei comportamenti degli Spsal nella vigilanza, ed erano poi

gli stessi che si facevano ricevere dai funzionari della Regione per perorare sconti ed un'applicazione più blanda delle norme

nazionali ....
Non era la omogeneizzazione dei comportamenti degli Spsal che veniva il più delle volte richiesta alla Regione ma una applicazione

meno cogente delle norme di sicurezza.
Quindi vi è molta fuffa in questa storia dell'esigenza di unificare gli interventi di vigilanza per evitare il dumping tra una

regione e l'altra. Sono stati spesso dirigenti delle Associazioni datoriali a richiedere applicazioni "più leggere" delle norme in

materia di sicurezza...
La materia è complessa ma la centralizzazione burocratica delle competenze in materia allo stato centrale non è la panacea che

risolve tutti i problemi, anzi ne creerà dei nuovi con la sottrazione del rapporto diretto tra i portatori del bene salute e i

servizi territoriali che in questi anni non hanno fatto solo vigilanza ma hanno prodotto una crescita culturale nelle comunità

territoriali.
Il superamento del "falso federalismo" di cui parla Rocco Vitale non sarà prodotto dalla concentrazione di potere presso il Ministero

del Lavoro ma dal fatto che vi sia una reale assunzione di responsabilità da parte delle autorità regionali e centrali nella gestione

del tema. Ora questa responsabilizzazione in diverse regioni non c'è mai stata, in altre è stata accantonata perchè politicamente non

è più di moda.
Il Ministro del Lavoro che dovrebbe diventare il deus ex machina della sicurezza in Italia è colui che ha affermato in più

occasioni che gli ispettori non devono "disturbare" le imprese.

Il referendum che sta dividendo il paese su di un testo di riforma della Costituzione scritto male e pasticciato non è la strada con

la quale risolvere la complessità di una riforma efficace del sistema di prevenzione negli ambienti di vita e di lavoro. Io voterò NO

a questa proposta perchè sono consapevole che il superamento del Titolo V richieda una elaborazione più meditata che non

deresponsabilizzi i governi regionali rispetto alla materia della salute e della sicurezza nel lavoro. La riconsegna allo Stato

centrale di questa materia non sarebbe solo una sconfitta del decentramento ma un ritorno a modelli di gestione burocratica che

abbiamo già visto negli anni 60 e 70 del secolo scorso. Per questo ritengo l'articolo di Rocco Vitale più un assist propagandistico

che un effettivo contributo ad elaborare un percorso positivo di riforma istituzionale della materia.

Gino Rubini, editor di diario prevenzione
già responsabile per la Cgil Emilia Romagna
del Dipartimento Prevenzione e Sicurezza Lavoro
dal 1990 al 2012 .
Rispondi Autore: alberti christian - likes: 0
03/12/2016 (07:37:02)
concordo con la posizione di Vitale anche se non è per quello che si dovrebbe fare una scelta sul voto ma per eliminare un errore voluto consapevoli che la perfezione non esiste.
Rispondi Autore: Massimo Zucchiatti - likes: 0
03/12/2016 (08:00:23)
Tutti hanno le loro Ragioni ma qui da me in FVG basta entrare nell'ufficio di un funzionario o di un TdP o da un altro e la norma cambia...di poco ...di tanto ma cambia ...all'interno di una stessa Regione Provincia Ambito o...Comune con le stesse leggi...decreti. ..circolari e T.U.
E credo rimanga così ancora x molto. Chi vince è il danaro ...
Consiglio per Natale: leggete il libro IL CERTIFICATO COME SEVIZIA di Giorgio Ferigo. ...edizioni Forum
Rispondi Autore: Roberto Vitali - likes: 0
03/12/2016 (13:03:24)
Il prof. Rocco Vitale, rappresentativa voce del settore, ha manifestato la sua idea, relativamente allla riforma e le ricadute su "Lavoro e Sicurezza". Francamente non sono della sua opinione, ma la passione che manifesta e sopprattutto le scelte responsabili che lo contraddistinguono, in un paese dove è diffusa la deresponsabilizzazione, fanno del suo articolo una valida opinione. Credo che Punto sicuro abbia fatto bene a pubblicarne il parere.
Rispondi Autore: Danilo Di Gesu - likes: 0
03/12/2016 (16:36:21)
Sono meravigliato di trovare anche qui propaganda mascherata. È proprio il timore di una deriva autoritaria che mi ha fatto giá decidere come votare. E cosa fare di questa newsletter!
Rispondi Autore: Gianmaria - likes: 0
03/12/2016 (17:21:27)
molto deluso .... queste sono analisi e valutazioni da fare dopo aver saputo gli esiti del referendum... altrimenti è solo propaganda
Rispondi Autore: andrea ravizzini - likes: 0
04/12/2016 (08:26:37)
Articolo a dir poco superficiale, non me lo aspettavo da Punto Sicuro.
Non posso credere che si faccia campagna elettorale anche qui?

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