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I RISCHI DI CHI LAVORA NEI CANTIERI

Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Edilizia

13/10/2005

Cadute dall’alto, ipoacusie e polveri di silice: sono questi i rischi più frequenti di chi lavora nei cantieri edili. Gli ultimi dati Inail.

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Questo mese Dati Inail, il foglio mensile dell’Istituto sull’andamento degli infortuni sul lavoro, ci porta nei cantieri dove il numero degli incidenti per il triennio 2002-2004 rimane elevato, anche se leggermente in calo. Tra gli infortuni indennizzati tra il 2002 e il 2004 nel settore edilizio (più di 90mila casi l’anno pari al 15% del totale industria e servizi) le cadute dall’alto rimangono la principale causa di infortunio grave (oltre mille casi di inabilità permanente e circa 80 morti, pari a un quarto dei decessi nel settore). Seguono a ruota perdite di controllo (macchine, utensili o mezzi di trasporto), scivolamenti e crolli di struttura.

Inoltre, le malattie professionali riconosciute ogni anno nel settore edilizio sono circa un migliaio. Il dato più sorprendente però è che il 60% di queste è rappresentato da ipoacusie da rumore.

Tra le malattie “tabellate", invece, oltre il 20% è costituito dalle malattie cutanee provocate dal contatto con le sostanze chimiche fortemente presenti nei materiali usati nel settore edile. Mentre un altro 20% è dato dalle patologie da sovraccarico biomeccanico da movimenti ripetuti, come la sindrome del tunnel carpale, l’artrosi o le malattie dei tendini.

Nel settore edile, tuttavia, sono presenti ancora, anche se in maniera limitata (circa 10 casi l’anno), indennizzi per mesoteliomi, dovuti alla riconosciuta possibilità di esposizione all’amianto. Tale rischio riguarda soprattutto gli addetti alla costruzione delle strade ed alle demolizioni di fabbricati costruiti negli anni passati, quando si faceva largo uso dell’amianto.

Meno nota, ma fortemente rischiosa, è anche la presenza di polveri contenenti silice libera cristallina (Slc). Secondo le statistiche su 1.700.000 lavoratori esposti alle polveri di silice oltre il 40% appartiene al settore delle costruzioni. Il problema riguarda soprattutto l’edilizia abitativa e stradale, ma l’organizzazione tipica delle attività edili impedisce una conoscenza approfondita del grado di esposizione dei lavoratori.

Per questo negli ultimi anni sono nate una serie di iniziative di sorveglianza e di prevenzione sfociate, tra le altre cose, nella nascita del Network Italiano Silice. In questo contesto è stato elaborato un progetto finanziato dall’Ispesl con la collaborazione dell’INAIL, le ASL, e l’Istituto Superiore di Sanità al fine di descrivere compiutamente i livelli di rischio e approntare efficaci strategie di prevenzione.

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