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La valutazione dei rischi di security

La valutazione dei rischi di security
Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Valutazione dei rischi

03/07/2013

L’ANMIL alla “ricerca” di una normativa per i Security manager. L’intervista al Presidente del COPASIR, Sen. Stucchi per la regolamentazione del rischio security.

Roma, 3 Lug - ANMIL e ANMIL Sicurezza hanno promosso un progetto di studio e ricerca su “La valutazione dei rischi di security per la valorizzazione professionale del security manager: una proposta normativa”. Il progetto è volto a normare la funzione di Security aziendale e la sua riconduzione nell’ambito della disciplina in materia di tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, nell’ottica della qualificazione delle imprese e dei lavoratori autonomi e al fine di una migliore valorizzazione professionale del Security manager.
 
“La finalità di questo importante studio è di presentare una proposta di integrazione della normativa vigente nelle competenti sedi istituzionali - spiega il Presidente ANMIL Franco Bettoni - che preveda, per le realtà produttive (pubbliche o private), l’obbligo di valutare il rischio Security e, strumentalmente, assegnare a figure qualificate e dotate di adeguate competenze tecniche, quali i  Security Manager, compiti di valutazione, gestione e controllo delle predette fonti di rischio”.
 
“Perché la prevenzione del rischio security è nelle priorità di ANMIL? Perché tutte le realtà aziendali sono esposte a rischi di security di diversa intensità e le potenziali minacce di security - di  natura terroristica, criminale o politica che siano - sono strettamente connesse alle vulnerabilità degli assets alle stesse riferibili. Eppure, a differenza del settore più noto e tradizionale della Occupational Health and Safety aziendale, che è ormai da molti anni ampiamente normata, nel nostro Paese l’area della security manca ad oggi di una disciplina prevenzionistica integrata e sistematica”, precisa il Presidente Bettoni.

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I settori da tempo interessati da tali fenomeni sono peraltro numerosi: Trasporti (con particolare riferimento al trasporto merci pericolose); Vigilanza privata; Settore energetico (sia che si tratti di strutture di produzione di energia che di centrali di distribuzione nelle aree urbane); Forniture idriche (compresi gli impianti di potabilizzazione o distribuzione nella rete idrica urbana); Raffinerie, centri olii per la raccolta ed il trattamento del greggio, depositi carburante e lubrificanti con capacità di stoccaggio superiore a 100 tonnellate e,  più in generale, gli obiettivi sensibili considerati come tali quelli affidati alla vigilanza delle guardie giurate, qualora non vi provvedano direttamente le Forze dell'Ordine (ai sensi dell’Allegato D, Sezione III art. 3.b.1 Decreto del Ministero dell’interno n. 269 del 2010).
 
“Da un’attenta analisi avviata da diversi mesi dall’ANMIL e da ANMIL Sicurezza (ente appositamente costituito dall’Associazione per realizzare iniziative, ricerche, attività di formazione e progetti in tema di prevenzione in ambito lavorativo) è emersa così la mancanza di un riferimento normativo testuale sebbene fosse opportuno – aggiunge Franco Bettoni - per quegli eventi dolosi spesso correlati alle instabilità politico-istituzionali di determinati territori ovvero alla avversa ideologia che si consolida nei confronti di determinati settori produttivi o, ancor più, nei riguardi di singole imprese od operatori, che possono avere ripercussioni negative, se non fatali, sulla comunità aziendale e dei lavoratori oltre che sulla sicurezza pubblica. Questa tipologia di rischio sottovalutata o sostanzialmente non considerata dall’ordinamento giuridico in correlazione alla gestione della sicurezza nei luoghi di lavoro avrebbe potuto infatti trovare posto nel D.lgs. n. 81/2008 (cosiddetto Testo Unico Sicurezza). Tuttavia, sebbene così non sia stato, vale la pena precisare che in esso sono state però poste le basi per un nuovo modello di valutazione e gestione dei rischi in cui l’area della Security delle persone e del territorio potrà essere progressivamente compresa negli obblighi di valutazione dei rischi da parte dei datori di lavoro, attraverso l’inclusione nei cosiddetti ‘rischi particolari’, espressamente citati nell’art. 28 del Testo Unico sicurezza”.
 
Il progetto sarà portato avanti da un gruppo di ricercatori e professionisti di chiara fama facenti capo ad ANMIL che, attraverso ANMIL Sicurezza, vedrà alla guida del gruppo di lavoro come responsabile scientifico del progetto, la dottoressa Maria Giovannone - Amministratore Delegato e Direttore Scientifico di ANMIL Sicurezza - che ha già all’attivo il coordinamento, anche in ambito accademico, di numerosi progetti di studio e ricerca, nazionali e internazionali, in materia di sicurezza sul lavoro.
 
Per un supporto tecnico e di merito del gruppo di lavoro esperti di  prestigiose imprese interessati al tema per il rispettivo ambito di azione ovvero per le rispettive funzioni istituzionali costituiranno un comitato scientifico del quale faranno parte anche competenti specialisti di enti pubblici e ong che hanno inteso sposare l’iniziativa e appoggiarne l’intero percorso.
 
Il ruolo strategico del COPASIR (Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica)
La strategicità della prevenzione dei rischi di security aziendale, come punto di incontro tra interesse privato delle aziende e dei singoli lavoratori e interesse pubblico della popolazione e della Repubblica complessivamente considerata, emerge in modo dirompente all’interno della Relazione Annuale del COPASIR relativa all’anno 2012. Invero nel suo rapporto il COPASIR – Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica, sottolinea che “l’insorgere di nuovi rischi per le aziende ha determinato un incremento dei compiti delle security interne, pur in una situazione di risorse finanziarie limitate. Da ciò è conseguita anche una evoluzione di queste strutture che sono divenute fondamentali per la stessa competitività delle imprese”.
 
Non a caso dunque sarà proprio con il COPASIR che ANMIL ritiene che il progetto debba avere un interlocutore istituzionale fondamentale, ancor più oggi che nel ruolo di Presidente è stato eletto il Senatore Giacomo Stucchi, da anni vicino alla mission dell’Associazione.
 
Per questo, la dott.ssa Giovannone Responsabile del progetto ha colto l’occasione per scambiare in merito un confronto di idee in una sorta di colloquio-intervista al Sen. Stucchi che pubblichiamo di seguito.
 
A tu per tu con il Sen. Giacomo Stucchi – Presidente del COPASIR
intervista a cura di Maria Giovannone, Direttore Scientifico ANMIL Sicurezza
 
Giacomo Stucchi, 42 anni, è entrato in politica giovanissimo (nel 1987) e dopo un'intensa attività a livello comunale è approdato a Montecitorio a soli 27 anni nel 1996, dove ha ricoperto diversi incarichi, fino alla presidenza della Commissione XIV Politiche dell'Unione europea e successivamente della Commissione d’Inchiesta sulle Contraffazioni e Piraterie in campo commerciale, oltre ad essere stato per più legislature membro dell'Ufficio di Presidenza della Camera dei deputati e attualmente membro del Consiglio di Presidenza del Senato.
 
Il Senatore leghista bergamasco Giacomo Stucchi, da sempre attento ai problemi della salute e della sicurezza sul lavoro, ha manifestato in numerose occasioni il suo interesse verso le battaglie portate avanti dall’ANMIL sostenendo le proposte di legge che stanno a cuore dell’Associazione e promuovendone in ambito istituzionale la sensibilizzazione di parlamentari, esponenti di governo e tecnici della materia. Nello specifico, Stucchi ha presentato una proposta di legge per destinare risorse pubbliche all’Istituto di riabilitazione creato a questo scopo proprio dall’ANMIL ed ha sostenuto strenuamente la revisione normativa della Legge n. 68/1999 sul reinserimento al lavoro dei disabili; è stato altresì protagonista della legge che ha consentito all’ANMIL di entrare nei Comitati Consultivi Provinciali INAIL, una proposta normativa che nasceva dalla necessità di completare un disegno avviato nel 1999, quando l’ANMIL è stata ammessa a far parte del Consiglio di Indirizzo e Vigilanza dell’INAIL.
 
1) La Relazione Annuale del COPASIR relativa all’anno 2012 mette in luce in modo molto chiaro che “l’insorgere di nuovi rischi per le aziende ha determinato un incremento dei compiti delle security interne, pur in una situazione di risorse finanziarie limitate. Da ciò è conseguita anche una evoluzione di queste strutture che sono divenute fondamentali per la stessa competitività delle imprese”.
 
Ritiene che il rafforzamento di queste funzioni aziendali, oltre che tutelare il business e la sicurezza pubblica, possa migliorare le condizioni di tutela della salute e sicurezza dei lavoratori?
 
STUCCHI: Assolutamente sì. Le attività criminose di terzi - endemiche o terroristiche che siano - in un mondo del lavoro che cambia, seppur esterne alle attività produttive, non possono essere considerate solo un “affare” di pubblica sicurezza, ma anche una questione di sicurezza privata, per le imprese e per i singoli lavoratori stessi. Del resto anche la giurisprudenza di legittimità più recente pare orientata in tale direzione.
 
2) In un contesto allargato di partnership pubblico-privato non pensa che anche il fenomeno delle audizioni ai vertici delle security aziendali debba essere preso in maggiore considerazione dal COPASIR? L’evoluzione di queste strutture aziendali, sempre più coinvolte nella sicurezza di aziende strategiche come Eni e Finmeccanica, non pensa debbano essere governate con maggiore attenzione della parte pubblica?
 
STUCCHI: Dal complesso delle audizioni e dalla documentazione acquisita dal COPASIR è emerso in linea generale come la globalizzazione e l’insorgere di nuovi rischi per le aziende abbiano determinato un incremento dei compiti delle security interne, pur in una situazione di risorse finanziarie limitate. Da ciò è conseguita anche una evoluzione di queste strutture che sono divenute fondamentali per la stessa competitività delle imprese. Ritengo pertanto che le audizioni dei vertici delle security aziendali e la interazione da parte delle pubbliche autorità con le aziende strategiche sul tema siano obiettivi prioritari.
 
3) L’intervento del Governo con la legge 14 gennaio 2013 ha posto l’accento sulle “professioni non regolamentate” e di fatto ha sanato un vulnus dando alla figura del security manager la dovuta qualificazione. Non pensa che normativamente si debba meglio definire la figura del security manager?
 
STUCCHI: L’intervento della legge sulle professioni è un passaggio significativo che si inquadra in quel processo volto al conferimento, ai security manager, di quei requisiti di qualificazione e affidabilità pur richiamati nella Relazione del COPASIR.
 
4) All’estero la parte pubblica e quella privata hanno pensato di fare sistema in forma strutturata. Lei pensa che il COPASIR possa farsi portatore di queste istanze che dalle Nazioni Unite alla Commissione Europea sottolineano come l’integrazione pubblico privato possa essere la soluzione ai problemi ormai globali e non rinviabili?
 
STUCCHI: Io credo di sì. Non mancano del resto esempi di buone prassi provenienti dal Regno Unito o dagli Stati Uniti cui potersi ispirare. Basti pensare al ruolo svolto dal Centre for the protection of national infrastructure (CPNI) a beneficio degli operatori economici britannici. È stato, a tal proposito, segnalato anche l’esempio dell’Overseas security advisory council (OSAC) statunitense che si configura come un network composto di soggetti pubblici e privati che operano nei diversi paesi, in grado di realizzare un quadro informativo efficace a disposizione degli stessi soggetti.
 
5) Per come è stato affrontato in maniera strutturata e normativamente definito il rapporto aziende-DIS per la minaccia cyber non ritiene che si debba fare uno sforzo per favorire la definizione del perimetro nel quale pubblico e privato si debbano parlare per definire un rapporto regolamentato che trovi in una partnership compiuta la chiave di volta per realizzare finalmente un sistema paese efficace ed efficiente?
 
STUCCHI: Già il Presidente Monti ha affrontato il tema delle azioni dirette a ledere la sicurezza dello Stato mediante l’utilizzazione di strumenti informatici, affermando che la crescente minaccia cibernetica impone la definizione di una strategia di cyber security che, come già raccomandato dal COPASIR al Governo nella relazione predisposta al termine di una specifica indagine, è ormai divenuta una priorità assoluta. Questo è a mio avviso il solco lungo il quale muoversi.
 
6) L’ANMIL sta ora realizzando un tavolo di riflessione con le più grandi aziende italiane per colmare la lacuna di cui abbiamo parlato. L’Associazione, infatti, insieme ad ANMIL Sicurezza, braccio operativo dalla stessa fondato per svolgere studi e ricerche, ha lanciato dallo scorso novembre un ambizioso progetto di ricerca volto a presentare una proposta normativa sul tema, che ha come finalità ultima l’innalzamento dei livelli di tutela sul lavoro per il tramite della Security aziendale. Pensa che le istituzioni potrebbero sedersi a questo tavolo per proporre, insieme, un format ideale che possa finalmente soddisfare le esigenze di compiuta integrazione Stato-Aziende? Quali prospettive di sostegno politico intravede per la proposta normativa della nostra Associazione?
 
STUCCHI: Credo che le istituzioni non possano non raccogliere le istanze della società civile ed ignorare che il governo di grandi temi, come quello sulla sicurezza sul lavoro, devono avere una regia pubblica in un confronto con le parti sociali. Bisogna certamente sedersi ai tavoli dove si dibattono questi temi.
 
 
 
Fonte: ANMIL.
 
 

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