Banconote euro: misure antifalsificazione insufficienti?

Nel gennaio 2003, in riferimento all’aumento delle contraffazioni delle banconote in euro (145.153 biglietti contraffatti ritirati nel secondo semestre rispetto ai 21.965 del primo semestre), la Banca centrale europea (Bce) non aveva espresso preoccupazione. “Nell'insieme dell'anno – affermava in un comunicato stampa - esso rappresenta meno di un quarto del totale dei biglietti contraffatti registrato dalle banche centrali nazionali nel 2001, quando avevano corso legale le vecchie valute.’’ (Si veda n.705).

Questo ottimismo, tuttavia, pare stia scemando. Forse le misure di sicurezza, quali gli elementi in "rilievo", la filigrana, la lamina olografica, la striscia iridescente o il colore cangiante dell'inchiostro speciale, non si sono dimostrate efficaci?
In un articolo apparso sul quotidiano tedesco Handelsblatt, e riportato da Pamorama, si afferma infatti che la Bce sta pensando all’introduzione di una nuova misura anticonfraffazione nelle banconote: un microchip, non visibile e di 0,4 millimetri di spessore, quindi impercettibile al tatto.

Il Mu-chip, così è chiamato, memorizza una sequenza, non modificabile, di 38 numeri che ne precisano la provenienza e la fabbricazione.
Il codice può essere letto da appositi dispositivi, che potrebbero essere messi a disposizione anche di banche ed esercizi commerciali.
Il microchip, quindi, non sarà una misura di sicurezza accessibile e verificabile dai consumatori.

Per la realizzazione del progetto, la Bce sarebbe già in contatto con l’azienda giapponese Hitachi.
Se si optasse per l’introduzione del Mu-chip sulle banconote, si stima che i costi di produzione delle banconote raddoppierebbero.