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Sentenza Thyssen: da omicidio volontario con dolo eventuale a omicidio colposo

Sentenza Thyssen: da omicidio volontario con dolo eventuale a omicidio colposo
Pietro de' Castiglioni

Autore: Pietro de' Castiglioni

Categoria: Sentenze commentate

01/03/2013

La Corte d'Appello di Torino modifica il giudizio di primo grado riducendo le pene: per l’amministratore delegato la condanna passa da omicidio volontario con dolo eventuale a omicidio colposo con l’aggravante della colpa cosciente.

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“Mai nella nostra giurisprudenza sono stati dati 10 anni di reclusione per un infortunio sul lavoro” … “Lo voglio assumere come un riconoscimento della importanza che ha la sicurezza sul lavoro. È anche un messaggio a tutte le imprese: bisogna fare prevenzione perché se non si fa prevenzione si può incorrere anche in una responsabilità penale.”
Si è espresso così il pubblico ministro Raffaele Guariniello al termine della lettura della sentenza di appello del processo per l’ incendio che nella notte tra il 5 e il 6 dicembre del 2007, presso lo stabilimento torinese dell’acciaieria ThyssenKrupp, costò la vita a sette operai.
 
Sentenza che ha ridotto le pene per gli imputati, innanzitutto non riconoscendo l'omicidio volontario con dolo eventuale per l'amministratore delegato dell’azienda tedesca Harald Espenhahn, al quale in primo grado furono inflitti 16 anni e mezzo di carcere, ridotti ora a 10 anni. Per l’amministratore delegato la condanna passa quindi a omicidio colposo con l’aggravante della colpa cosciente.
 
Colpa cosciente in quanto l’amministratore delegato, pur ipotizzando e prevedendo il rischio di incendio, riteneva erroneamente che questo fatto non si sarebbe verificato come conseguenza della propria azione/omissione delle misure preventive.
 
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Quindi niente “dolo eventuale”, che nella sentenza di primo grado era stato individuato in quanto si era ritenuto che Espenhahn avesse “accettato” il rischio di un disastro mortale all’interno della sua azienda e che avesse scelto, in vista dell'ormai decisa dismissione dello stabilimento torinese a vantaggio di quello di Terni, una “logica del risparmio economico”. Espenhahn, nonostante fosse a completa conoscenza dei problemi, “prendeva dapprima la decisione di posticipare dal 2006/2007 al 2007/2008 gli investimenti antincendio per lo stabilimento di Torino pur avendone già programmata la chiusura”, e poi “di posticipare l'investimento per l'adeguamento della linea 5 ad epoca successiva al suo trasferimento da Torino a Terni”.
 
La corte d’Assise d’appello di Torino ha ridotto anche le pene per gli altri imputati:  invece di 13 anni e 6 mesi i consiglieri del Consiglio di amministrazione e membri del Comitato esecutivo Gerald Priegnitz e Marco Pucci sono stati condannati a 7 anni, 8 anni e 6 mesi per il direttore dello stabilimento Raffaele Salerno, 8 anni per il responsabile del servizio di prevenzione e protezione dello stabilimento Cosimo Cafueri e 9 anni al dirigente con competenze nella pianificazione degli investimenti in materia di sicurezza antincendio Daniele Moroni (invece di 10 anni e 10 mesi).
 
Confermato invece la condanna di primo grado per tutti gli imputati per omissione dolosa di cautele antinfortunistiche prevista dall’articolo 437 del codice penale:
 
Rimozione od omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro.
 
Chiunque omette di collocare impianti, apparecchi o segnali destinati a prevenire disastri o infortuni sul lavoro, ovvero li rimuove o li danneggia, è punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni.
Se dal fatto deriva un disastro o un infortunio, la pena è della reclusione da tre a dieci anni.
 
La ThyssenKrupp ha dichiarato che il verdetto “riforma in maniera significativa la sentenza di primo grado” e ha comunque annunciato che ricorrerà in Cassazione, così come anche la pubblica accusa: il pubblico ministero Guariniello non intende infatti rinunciare all’accusa di dolo eventuale.
  
Per un approfondimento si veda anche:
 
 
Oltre 16 anni all’amministratore delegato, da 10 anni a 13 anni per altri 5 dirigenti, 1 milione di euro e altre sanzioni ex D.Lgs. 231/01 all’azienda, pesantissimi risarcimenti a favore di parti civili, enti locali, sindacati, associazioni. Di R. Dubini.
 
Un approfondimento sull’omicidio volontario con dolo eventuale e la confisca del profitto derivante dal reato prevista dal D.lgs. 231/2001, in relazione alla sentenza del processo ThyssenKrupp. Di R. Dubini.
 
Un intervista di PuntoSicuro al magistrato Bruno Giordano per far luce sugli aspetti che rendono importante la sentenza del Tribunale di Torino in merito all’incendio alla Thyssenkrupp di Torino.
 
Alcune note a margine del caso Thyssen affrontano alcuni temi importanti in relazione alla sentenza. Le imputazioni, il dolo eventuale, il particolare lavoro di indagine, le responsabilità individuali e dell’impresa.
 
Il ruolo e i poteri gerarchici e decisionali concretamente esercitati dal Responsabile Ambiente e Sicurezza nonché RSPP della ThyssenKrupp che hanno portato la Corte d’Assise a considerarlo dirigente di fatto e giudicarlo come tale. Di Anna Guardavilla.
 
La sentenza Thyssen imprime una svolta alla prassi della responsabilità penale in materia di infortuni sul lavoro. Indicazioni e critiche sulle conseguenze di questa svolta in merito al miglioramento delle condizioni di sicurezza dei luoghi di lavoro.
 
Disponibile sul sito Dors la storia dell’infortunio Thyssenkrupp con le indicazioni per la prevenzione: cosa si poteva fare per prevenire l’incendio della linea 5?
 
 
Pietro de' Castiglioni
 
 
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Rispondi Autore: Sergio Tedeschi - likes: 0
01/03/2013 (08:42:45)
Condivido nel merito lla sentenza della Corte ed anche il pensiero del Consigliere Guariniello circa l'entità della pena. Nessuno prima di oggi ha subito una condanna a dieci annidi carcere per un fatto colposo.
Rispondi Autore: Gianni Prete - likes: 0
01/03/2013 (08:57:18)
Si, è verissimo. Di solito in italia la fanno sempre franca! Che tristezza però.
Rispondi Autore: attiliomacchi - likes: 0
01/03/2013 (09:20:20)
L'omicidio volontario francamente mi sembrava un po' tirato, ma che dire di uno che si mette al volante ed uccide una persona, magari nostra figlia/o!?
Alcune scelte dell'azienda erano nella direzione di un'assunzione di rischio volontario (poi ci son dentro tutti, lavoratori compresi, Guariniella ha tirato dentro tutti e non dimentichiamoci che il disastro Thyssen ha portato a variazioni sostanziali per i medici delle asl...).
In ogni caso sarebbe bastato il 589 del cp, per cui son previsti per omicidio colposo sino a 7 anni che si triplicano se i morti sono più di uno ma non sopra ai 15 anni, se aggiungiamo il 437, il 451 e magari il 582/583 del cp si arriva ugualmente alla prima sentenza forse anche di più...Comprendo la protesta dei familiari. poi il discorso è davvero complicato.
Rispondi Autore: Pier Giorgio Confente - likes: 0
01/03/2013 (09:37:39)
finalmente si comincia a ragionare, purtroppo permane l'idea che ad ogni fatto grave in azienda debba necessariamente corrispondere la responsabilità del datore di lavoro.
Inoltre è tempo che i fatti che provocano incidenti siano subito esaminati sul piano tecnico -scientifico e che siano pubblicati e posti all'esame degli addetti ai lavori per aprire un dibattito ed un approfondimento che miri a che l'evento non si ripresenti.
La banca dati dell'INAIL ho sentito ceh dovrebbe essere costruita in questo modo. Spero che parta al più presto.
saluti Confente
Rispondi Autore: Massimo Tedone - likes: 0
01/03/2013 (14:29:07)
Decisamente indicare il DL come "unico" colpevole è esagerato ma, allo stesso modo, giustificare la morte di 7 persone col mero calcolo delle probabilità di avvenimento, aggravato dalla programmazione della chiusura dello stabilimento mi sembra troppo. Purtroppo la nostra storia ci insegna che la vita di una persona viene monetizzata quasi come l'antico mercato degli schiavi ... pratica ancora molto diffusa tra i popoli (e noi del bel Paese non ne siamo esenti). Il fatto che nessuno abbia mai avuto una condanna esemplare per un fatto colposo, beh! c'è sempre una prima volta, anche perchè questi soggetti scaricano poi la problematica economica sulla collettività restando a loro il portafoglio bello pieno.
Sicuramente le colpe sono anche dei vari Enti preposti al controllo e al rilascio delle varie autorizzazioni; intanto cominciamo dal "mercante" perchè sennò il rischio vero e proprio, è quello di tornare indietro di 35-40 anni e contare 5/6000 morti all'anno.
Quindi chi è responsabile e di che cosa!
Qui deve intervenire prontamente il legislatore con norme chiare e certe anche se tutti i giorni assistiamo e vediamo discariche abusive ovunque, depositi di amianto più o meno incapsulato dove poi portiamo i nostri figli a giocare. Nessuno interviene, tanto la colpa è sempre di altri.
Un doveroso ringraziamento al Dott. Guariniello per l'immenso lavoro che ha fatto e per i risultati ottenuti, anche se oggi parzialmente offuscati, nonchè un affetuoso abbraccio alle 7 Vittime della Thyssen e ai loro famigliari.

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