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Imparare dagli errori: l’utilità dei DPI del corpo

Imparare dagli errori: l’utilità dei DPI del corpo
Tiziano Menduto

Autore: Tiziano Menduto

Categoria: Imparare dagli errori

03/11/2016

Esempi di infortuni correlati al mancato o errato uso di tute di lavoro e di dispositivi di protezione del corpo. Infortuni in attività edili e in un terminal portuale di contenitori. Informazioni generali sui dispositivi di protezione.


Brescia, 3 Nov – Se in molte attività lavorative e in assenza di particolari rischi il “vestiario da lavoro” può fornire una sufficiente protezione, vi sono attività che presentano rischi particolari e che richiedono l’utilizzo di specifici indumenti, gli indumenti di protezione, che possono coprire o sostituire gli indumenti personali e hanno specifiche caratteristiche protettive.

 

Il viaggio di “ Imparare dagli errori”, la rubrica che PuntoSicuro dedica al racconto e all’analisi degli infortuni, attraverso le conseguenze dell’uso errato o mancato dei dispositivi di protezione nei luoghi di lavoro, ci soffermiamo oggi sui dispositivi per la protezione del corpo.

 

Le dinamiche degli infortuni presentati sono tratte dalle schede di INFOR.MO., strumento per l'analisi qualitativa dei casi di infortunio collegato al sistema di sorveglianza degli infortuni mortali e gravi.



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I casi

Il primo caso riguarda un infortunio avvenuto in un terminal portuale di contenitori.

Un autotrasportatore, che era alla guida di autoarticolato, è stato caricato di un contenitore.

Il lavoratore scende dal camion per fissare i twist lock di chiusura del contenitore al semirimorchio. Prima chiude i due dal lato verso il parco di deposito dei contenitori, e successivamente si porta verso quello posteriore esterno lato viabilità.

Un dipendente della compagnia portuale alla guida di un’autovettura di servizio, sta transitando in prossimità del punto di carico del camion, e per evitare la collisione con dei new jersey, delle barriere che delimitano una buca, si sposta verso il camion rasentandolo, e investe l’autotrasportatore che viene colpito dal paraurti dell’auto e di contraccolpo picchia con la testa sul parabrezza del veicolo, procurandosi un trauma cranico.

Nel terminal “vigeva la regola scritta sul foglio di prelievo del contenitore di divieto di scendere dal mezzo in area operativa, ma non era prevista un’area apposita destinata al fissaggio dei twist per cui era frequente che l’operazione di chiusura dei twist venisse svolta sulla viabilità”.

La larghezza del passaggio in quel punto “avrebbe consentito il transito in sicurezza della macchina. L’infortunato, come è pratica frequente da parte degli autotrasportatori in aree portuali, non indossava il gilet ad alta visibilità al momento dell’infortunio, gilet peraltro disponibile”.

 

Questi i fattori causali individuati dalla scheda:

- un’autovettura “transitava in maniera imprudente molto vicino al camion per evitare una buca”;

- “l'infortunato scendeva dal camion sulla viabilità per chiudere i twist lock di vincolo del contenitore al semirimorchio;

- mancato utilizzo del gilet alta visibilità”.

 

Il secondo caso riguarda un infortunio avvenuto in attività edile e relativo alla rifinitura di un massetto, un elemento costruttivo adottato per raggiungere vari obiettivi (ad esempio livellare una superficie, ripartire il carico degli elementi sovrastanti, ricevere la pavimentazione finale, …).

Un lavoratore nell'intento di rifinire manualmente il massetto per il ballatoio, utilizzando una staggia di alluminio, utensile non idoneo, poggia le ginocchia sopra al calcestruzzo appena gettato nella casseforma assumendo un'errata posizione e procurandosi un'ustione di II grado agli arti inferiori.

L'infortunato non utilizzava tuta da lavoro.

 

Questi i fattori causali:

- il lavoratore “utilizzava una staggia di alluminio, utensile non idoneo, assumendo un'errata posizione;

- mancato utilizzo di tuta da lavoro”.

 

La prevenzione

I casi presentati ci offrono la percezione dell’importanza dell’abbigliamento protettivo, sia con riferimento anche ad una semplice tuta da lavoro, sia in relazione all’utilizzo di indumenti che hanno anche una funzione segnaletica.

Prima di passare, in una prossima puntata di “Imparare dagli errori” a parlare di infortuni e indumenti specifici contro il rischio di taglio, presentiamo oggi una breve rassegna generale di dispositivi di protezione del corpo. E per farlo facciamo riferimento al progetto multimediale Impresa Sicura - elaborato da EBER, EBAM, Regione Marche, Regione Emilia-Romagna e Inail - che è stato validato dalla Commissione Consultiva Permanente per la salute e la sicurezza come buona prassi nella seduta del 27 novembre 2013. Progetto che ha prodotto diversi materiali relativi alla prevenzione in molti comparti lavorativi (metalmeccanica, cantieristica navale, lavorazione del legno, calzature, ...) e una raccolta dettagliata di informazioni sui Dispositivi di Protezione Individuale nel documento “ ImpresaSicura_DPI”.

 

Il documento segnala che gli indumenti di protezionepossono essere:

- abiti di protezione: “indumenti che coprono tutto il corpo o la maggior parte di esso;

- capi di abbigliamento: componenti individuali il cui uso protegge solo la parte del corpo che coprono”.

E ci sono indumenti:

- a protezione locale: “utilizzati se il rischio riguarda una sola parte del corpo” (es: grembiuli per schizzi frontali,...); “in caso di utilizzo contemporaneo di altri DPI è necessario verificare che tutti offrano adeguata protezione, e non vi sia passaggio di materiali pericolosi nelle giunture. La direzione dalla quale si prevede che provenga il pericolo indicherà quale componente rimarrà all’esterno (per esempio la giacca posta fuori dai pantaloni per proteggere dalla caduta di liquidi dall’alto). Un’ulteriore protezione è fornita da giunture doppie sovrapposte inserite, specialmente se i due componenti possono essere uniti insieme con stringhe o lacci, eccetera. I materiali di tali indumenti sono permeabili all’aria”;

- a copertura limitata: “per rischi non gravi e per bassa probabilità di accadimento; questi indumenti devono poter essere tolti velocemente in caso di contaminazione (es.: camici, giacche…). I materiali di tali indumenti sono permeabili all’aria;

- a copertura completa: quando l’inquinante ha capacità di penetrazione tramite la pelle ovvero è in grado di intaccare la pelle stessa. Si ricorre ad indumenti alimentati ad aria fino ad arrivare a quelli impermeabili ai gas, in grado di isolare completamente l’operatore dall’ambiente esterno”. I materiali di tali indumenti sono impermeabili all’aria.

 

E gli indumenti di protezione si possono suddividere anche in sottotipologie diverse che si differenziano, ad esempio, per il genere di rischio da cui ciascuna tipologia protegge e con riferimento al “livello di prestazione” (tale livello “espresso da numeri, è ottenuto in laboratorio, a seguito di specifiche prove, non necessariamente riferite alle condizioni effettive sul posto di lavoro”).

E dunque l’indumento di protezione “dovrebbe essere selezionato tenendo conto delle condizioni e dei compiti relativi al processo dell’utilizzatore finale, considerando il rischio implicato e i dati forniti dal fabbricante nella nota informativa in relazione alle prestazioni dell’indumento di protezione contro il pericolo o i pericoli in questione”.

 

Riportiamo in conclusione un elenco, parziale, di tipologie di indumenti di protezione:

- Indumenti di protezione in ambienti severi caldi e severi freddi;

- Indumenti di protezione per lavoratori dell’industria esposti al calore;

- Indumenti di protezione dalle radiazioni UV;

- Indumenti di protezione contro il calore ed il fuoco (calore per contatto);

- Indumenti di protezione per la saldatura e procedimenti similari;

- Indumenti protettivi per elettricisti;

- Indumenti di protezione contro le azioni meccaniche;

- Indumenti protettivi per operazioni di sabbiatura con abrasivi in grani;

- Indumenti di protezione da puntura o taglio;

- Indumenti per la protezione della parte inferiore del corpo;

- Indumenti per la protezione della parte superiore del corpo;

- Indumenti di protezione ventilati contro la contaminazione radioattiva sotto forma di particelle;

- Indumenti di protezione non ventilati contro la contaminazione radioattiva sotto forma di particelle;

- Indumenti di protezione contro le sostanze chimiche;

- Indumenti di Protezione contro microorganismi;

- Indumenti ad alta visibilità per uso professionale.

 

 

Sito web di INFOR.MO.: nell’articolo abbiamo presentato le schede numero 1048 e 3322.

 

 

 

Tiziano Menduto



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