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Quale futuro per il “sistema prevenzione”?

Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Approfondimento

18/09/2006

Intervento dell’ingegner Marco Masi, direttore del settore prevenzione e sicurezza della regione Toscana e coordinatore del Comitato Tecnico Interregionale per la prevenzione nei luoghi di lavoro.

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PuntoSicuro ospita un intervento all’ingegner Marco Masi, direttore del Settore prevenzione e sicurezza della regione Toscana e coordinatore del Comitato Tecnico Interregionale per la prevenzione nei luoghi di lavoro.

 

"La trasformazione dell’organizzazione produttiva costringe il sistema della prevenzione a un processo di aggiornamento continuo: accanto alle forme tradizionali di rischio emergono nuovi e complessi fattori di condizionamento che obbligano chi opera per la prevenzione a confrontarsi con i cambiamenti e a condividere le esperienze che abbracciano le norme, l’ergonomia, l’organizzazione del lavoro.
L’edizione di Ambiente Lavoro Convention, che si svolgerà a Modena il prossimo 12 e 13 ottobre, rappresenta un’ulteriore opportunità di confronto sui temi centrali del lavoro, dell’ambiente e della tutela della salute delle lavoratrici e dei lavoratori.
Come è noto, la trasformazione delle strutture produttive si è associata a profondi cambiamenti anche sul versante del lavoro: quelle che erano un tempo le condizioni di stabilità lavorativa, nella nuova economia “globale” si trasformano per lasciare posto ad una maggiore flessibilità occupazionale. Le nuove forme del lavoro, l’ingresso e la rilevanza di nuove categorie di lavoratori, processi di decentramento ed esternalizzazione di cicli od interi segmenti produttivi, richiedono un’opera di costante monitoraggio, nuovi strumenti di analisi e conseguentemente nuove metodologie di intervento. Accanto ai rischi “tradizionali” e “conosciuti” vengono ad emergere nuovi condizionamenti dovuti a fattori molteplici e complessi.

Questo obbliga il “sistema prevenzione” ad un processo d’aggiornamento continuo che si relazioni ai cambiamenti avvenuti e che consenta di condividere e di confrontare varie esperienze che vanno dalle norme contrattualistiche, all’ergonomia, alla organizzazione del lavoro, sviluppando conoscenze sui rischi “emergenti”, anche di natura psico-sociale e di clima organizzativo.
Partendo da un’analisi condivisa del processo di sviluppo nazionale e regionale, le Regioni sono impegnate ad individuare azioni strategiche finalizzate da una parte a rafforzare l’incremento delle tutele e dei tassi di sviluppo aumentando così la capacità di generare occupazione e dall’altra a realizzare politiche innovative in direzione della creazione di nuove e migliori opportunità di lavoro, soprattutto per rispondere alle problematiche specifiche espresse dalle componenti più in difficoltà nel mercato del lavoro.
L’intento è di rendere più organiche e più strutturali le politiche di prevenzione, tramite il coinvolgimento delle Parti sociali, dei Ministeri competenti e delle Istituzioni che operano nel campo dello sviluppo e della prevenzione in un’ottica di piena collaborazione e di condivisione degli obiettivi.

Il problema dimensionale tipico delle piccole e medie imprese (PMI) richiede processi di rafforzamento sia per processi interni ed esterni di tipo aziendale sia attraverso la costruzione di “reti” certificate che incorporino servizi avanzati di accompagnamento e di assistenza tecnica, legando in tal modo sviluppo, innovazione, formazione professionale con la qualità dei processi organizzativi come fattore determinante per la qualità dei prodotti.
Anche per questo occorre approntare nuovi strumenti e nuovi modelli di intervento per mettere di nuovo l’uomo al centro delle politiche di prevenzione, il lavoratore come soggetto attivo dell’intero processo.
Prima ancora che una tecnica o una metodologia, la PREVENZIONE è infatti un modo di pensare e di agire: una conoscenza agita che valorizza i principi dell’inclusione sociale.

Uno dei punti qualificanti della manifestazione di Modena risiede proprio nel valore strategico del confronto, come metodo di lavoro anche per tutti i livelli istituzionali: un confronto qualificato ed esteso che può costituire un utile riferimento per tutti i portatori di interesse.
Lo studio e la promozione di “buone pratiche” non statiche, aperte ai vari contributi, con il pieno coinvolgimento delle forze sociali in particolare degli organismi bilaterali, ne è un esempio convincente.
Molte saranno presentate e discusse durante tutto lo svolgersi dell’evento di Modena, grazie anche al contributo delle stesse parti sociali, delle Istituzioni e Associazioni, delle Università degli Studi e delle Regioni e Province Autonome tramite i Servizi di Prevenzione delle Aziende Sanitarie.

Occorre però una “traduzione” efficace delle buone prassi nei luoghi di lavoro, che si correli pienamente con il processo di valutazione dei rischi di ogni singola realtà produttiva.
Ecco allora emergere di nuovo il ruolo fondamentale delle figure del Medico competente, del Servizio di Prevenzione e Protezione attraverso il Responsabile e gli Addetti, dei Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, dei lavoratori e soprattutto dei datori di lavoro come elementi attivi in un modello partecipativo della tutela della sicurezza e della salute nei luoghi di lavoro.
Anche questi temi verranno trattati durante la manifestazione e tutti potranno confrontarsi, in termini di qualità e di efficacia, sui criteri per l’accreditamento delle strutture, dei soggetti e dei prodotti formativi in materia di prevenzione e sicurezza.
Ma sopra ogni considerazione è necessario rimarcare un aspetto essenziale ovvero la competenza professionale dei vari soggetti della prevenzione e questo in relazione alla complessità dei compiti ma anche all’evoluzione del contesto produttivo e normativo.
In un contesto ormai consolidato di sviluppo della produzione incentrato sulla certificazione di qualità, dove la promozione della sicurezza rappresenta un elemento cardine dell’organizzazione del lavoro in una logica di processo di miglioramento continuo, appare evidente come anche la formazione di qualità delle figure del sistema di prevenzione possa e debba costituire elemento primario nelle scelte e nella programmazione aziendale.

Il dibattito innescato con l’approvazione dell’Accordo attuativo dell'articolo 2 del decreto legislativo 23 giugno 2003, n. 195, sulla formazione dei responsabili e addetti del servizio di prevenzione e protezione, richiama proprio l’attenzione verso un moderno sistema di prevenzione fondato sul ruolo attivo dei lavoratori e di tutti i soggetti titolari di compiti rilevanti ai fini della prevenzione. Una leva significativa su cui agire per incidere sui comportamenti individuali è la formazione che deve però essere qualificata, continua, estesamente rivolta a tutti i soggetti della catena produttiva, con il coinvolgimento del mondo della scuola e delle Università degli studi.
La tipologia di azioni adottabili deve prevedere infatti, oltre alle tradizionali iniziative di verifica e controllo, la promozione di tutte le iniziative idonee a migliorare le condizioni di organizzazione e prestazione del lavoro; ciò implica puntare prioritariamente all’estensione di azioni tese al miglioramento del benessere e delle possibilità dei lavoratori di operare in condizioni tali da evitare rischi per la sicurezza e la salute, aumentandone la consapevolezza e la partecipazione.
Si tratta quindi di privilegiare in particolare le iniziative di assistenza e di “tutoraggio”, sul versante dell’informazione e formazione, operando contestualmente per migliorare l’efficacia degli interventi attraverso un “atteggiamento culturale” maggiormente rivolto alla finalizzazione ed appropriatezza degli interventi.
Molti di questi spunti sono presenti all’interno delle linee attuative del Piano Nazionale della Prevenzione, nel Piano Sanitario Nazionale 2006-2008 e nel recente “Pacchetto sicurezza” inserito nell’agenda normativa del Governo, in cui viene esaltata la strategia del lavoro in rete e la ricerca delle sinergie, sia tra le strutture delle Regioni sia con i Ministeri competenti che con gli Istituti centrali, le Parti sociali e le Associazioni scientifiche, nella logica di un sempre più funzionale sistema nazionale di prevenzione.
Il tavolo di confronto permanente nato nel contesto del Coordinamento tecnico delle Regioni per la prevenzione nei luoghi di lavoro, ha permesso di affermare questo sistema di relazioni ma soprattutto ha creato i presupposti, attraverso una gestione integrata dei sistemi di registrazione dei rischi espositivi e delle patologie professionali, di una vera e propria “saldatura” dei vari momenti preventivi ponendo la sorveglianza attiva al centro dell’agire.

E ciò attraverso un’azione coordinata ed efficace di governo della prevenzione, attuando un sistema di confronto e collaborazione teso alla definizione di indirizzi e standard minimi di interventi e risorse, alla concretizzazione di iniziative in logiche di pianificazione e verifica dell’efficacia, integrando il tema della sicurezza del lavoro con quello del contrasto al lavoro irregolare.
In questo contesto è sentita fortemente l’esigenza di un testo unico in materia di tutela della sicurezza e salute dei lavoratori: si tratta, infatti, di armonizzare le molteplici norme esistenti, sottese da impostazioni diverse, a volte contraddittorie e contrastanti tra loro, attuando anche semplificazioni, e in alcuni casi abolizione, di adempimenti desueti e inefficaci.
Temi questi che rivestono carattere di priorità e su cui occorre riavviare un confronto reale tra le Regioni e i Ministeri competenti per la costruzione condivisa di un sistema a rete in cui i livelli statali, quelli regionali, le parti sociali e le strutture territoriali contribuiscano, in modo sinergico, a dare risposte efficaci ai bisogni dei lavoratori e del mondo della produzione.
E questo anche in relazione alla nuova Convenzione, di cui gli Stati membri devono tener conto per promuovere la salute e sicurezza nel lavoro, adottata il 14 giugno scorso a Ginevra nella seduta plenaria della 95a Conferenza dell’Oil, nella quale viene posto come obiettivo principale il miglioramento continuo della salute e della sicurezza dei lavoratori, attraverso la prevenzione dei rischi e sulla base del metodo della consultazione delle parti sociali.

In questi ambiti ritengo che le Regioni e le Province Autonome saranno in grado di creare livelli sempre più alti di integrazione e coordinamento interistituzionale, in un contesto di ripartizione ordinamentale ma doverosamente incardinato nel quadro dei principi costituzionali e delle direttive comunitarie.
La manifestazione di Modena, grazie alla qualificata presenza di tante istituzioni ed associazioni ma anche dei singoli operatori, potrà costituire terreno “fertile” per un dibattito aperto sulle condizioni delle esperienze lavorative nel nostro Paese ma anche per aumentare la consapevolezza, collettiva e responsabile, verso un diritto a una vita e a un ambiente qualitativamente migliori".

 

 

 

 

 

 

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