Per utilizzare questa funzionalità di condivisione sui social network è necessario accettare i cookie della categoria 'Marketing'
Crea PDF

Corpus normativo ed il terremoto di Amatrice

Corpus normativo ed il terremoto di Amatrice
Adalberto Biasiotti

Autore: Adalberto Biasiotti

Categoria: Security

26/09/2016

Lo ISO/TC 292/WG 5 ha cominciato a lavorare su una norma, che avrebbe potuto mostrare tutta la sua utilità durante il recente terremoto, che ha colpito l’Italia centrale. Di Adalberto Biasiotti.

 

Si chiama ISO/DIS 22395 - Guidelines for supporting community response to vulnerable people during disasters la norma su cui lo ISO/TC 292/WG 5 ha iniziato a lavorare; quanto tale norma sia urgente è oggi purtroppo testimoniabile in modo drammatico.

 

Questa norma deve offrire delle linee guida sulla individuazione di persone che sono particolarmente vulnerabili, a fronte di emergenze, e quali debbano essere gli interventi che permettono di includere queste persone nelle attività atte a fronteggiare possibili emergenze. Occorre pertanto inserire, nel processo decisionale, anche le esigenze di questi particolari soggetti.

 

Pubblicità
Emergenza e piano di evacuazione - Versione Ospedale - DVD
DVD per la formazione dei lavoratori e degli addetti alla squadra di emergenza - Versione Ospedale
 

Come definizione generale, una persona vulnerabile è una persona fisica che è esposta ad un maggiore rischio di morte, ferite o perdite di beni, per fattori legati al sesso, all’età,  a eventuali disabilità, oltre che a caratteristiche meno evidenti, come ad esempio la religione di appartenenza, gli orientamenti  sessuali, le condizioni di immigrato clandestino e le condizioni  politiche.

 

Queste caratteristiche possono portare a conseguenze molto diverse in termini di gestione di questi soggetti, in condizioni di emergenza.

 

Questi soggetti infatti hanno bisogno di specifici tipi di assistenze, ma ad oggi non esiste ancora una linea guida armonizzata che permette di individuare e gestire queste specifiche necessità.

 

L’esperienza mostra che in molti contesti questi soggetti, bisognosi di speciale assistenza, non vengono correttamente individuati e non vengono inclusi nei progetti che permettono di allestire interventi di emergenza atti a  fronteggiare queste speciali necessità.

 

Come di consueto, la norma mette a disposizione un glossario, che permette di classificare i soggetti coinvolti:

-si chiama “carer” una persona fisica che offre supporto a persone vulnerabili quando non vi è un’emergenza in corso; è indifferente il fatto che ci si trovi davanti a volontari o meno

 

-si definisce “marginalized person” un individuo i cui interessi e speciali esigenze non sono debitamente rappresentati nelle strutture che intervengono in caso di emergenza o preparano dei piani proattivi. È bene precisare che un tale soggetto potrebbe non essere necessariamente una persona vulnerabile

 

-si definisce “vulnerable person” un individuo che è dotato di minori capacità di auto-aiuto in caso di emergenza.

 

Appare evidente che per allestire una linea guida e, in grado di aiutare questi soggetti, occorre effettuare numerosi passi, come ad esempio:

  • condurre  un’indagine in grado di individuare le vulnerabilità e  le persone vulnerabili,
  • identificare le persone vulnerabili,
  • identificare quali possano essere i problemi che possono limitare o impedire l’assistenza a questi soggetti,
  • identificare i soggetti che possono offrire assistenza,
  • sviluppare un’analisi di rischio sulle vulnerabilità.

 

Potrebbe stupire i lettori il fatto che ad oggi, nonostante da tempo ci si trovi improvvisamente davanti ad emergenze, che coinvolgono persone vulnerabili in grande quantità, dalle migliaia alle decine di migliaia di persone, ancora nessun comitato normativo o ente internazionale si sia attivato per mettere a punto delle linee guida, come quelle che finalmente adesso il comitato tecnico ha deciso di cominciare a valutare.

 

Facendo riferimento alla situazione esistente in Italia nel 2016, con la presenza di numerosi clandestini, di cui non si percepisce nemmeno la presenza, almeno in certi casi, appaiano evidenti i problemi che potrebbero crearsi, in caso di terremoto, quando le squadre di pronto intervento si recano, come è del tutto naturale, dapprima nelle zone abitate, mentre potrebbero non intervenire in altre zone, dove magari  trovano ricetto centinaia di profughi e clandestini, di cui si può o meno supporre l’esistenza, ma difficilmente si può supporre il numero.

 

È una situazione che pone in grave difficoltà le squadre di pronto intervento, prive di indicazioni specifiche e di riferimenti numerici, circa la tipologia e la quantità di persone da assistere.

 

A ciò si aggiunge un’altra considerazione, che il gruppo di lavoro che sta elaborando la norma ha ben messo in evidenza, che riguarda il fatto che spesso questi soggetti vulnerabili tendono addirittura a fuggire, in presenza di squadre di emergenza, perché temono che esse possono comportarsi come squadre di polizia, più che come squadre di pronta assistenza.

 

La disponibilità, per tempo, di assistenti volontari specializzati rappresenta un preziosissimo aiuto per offrire efficiente ed efficace assistenza a questi soggetti in difficoltà.

 

Mi auguro che i lavori di questo WG 5, del comitato tecnico ISO, possano procedere speditamente, perché chi è vulnerabile e si trova in un’emergenza certamente non può aspettare a lungo!

 

 

 

Adalberto Biasiotti

 





Creative Commons License Questo articolo è pubblicato sotto una Licenza Creative Commons.
Per visualizzare questo banner informativo è necessario accettare i cookie della categoria 'Marketing'

Pubblica un commento

Rispondi Autore: Nicola Angelini - likes: 0
26/09/2016 (08:25:10)
A furia di normare tutto, finirà che non funziona più nulla. L'emergenza di protezione civile è il classico esempio dove, pur in un ambiente organizzato, le soluzioni vanno trovate di volta in volta analizzando lo scenario che si ha di fronte... anche i terremoti infatti non sono tutti uguali. Già sono state normate le figure operative, gli strumenti e le dotazioni, le modalità d'intervento in senso generale, adesso normiamo anche i bisogni... mah! Questa volta trovo che si stia andando un po' oltre, che mandino i robot a salvar la gente!
Rispondi Autore: mauro gallazzi - likes: 0
26/09/2016 (16:20:22)
Buongiorno, mi sembra più logico affrontare il problema "clandestini", che in quanto tali non possono stare sul territorio italiano, a monte e non dopo un evento quale può essere un terremoto.
Ho l'impressione che in Italia non si sappia più cosa è giusto e cosa non lo sia.
Gira tutto al contrario a cominciare da chi propone soluzioni come quelle dell'articolo e da coloro che si svegliano solo quando esiste un'emergenza.

Pubblica un commento

Banca Dati di PuntoSicuro


Altri articoli sullo stesso argomento:


Forum di PuntoSicuro Entra

FORUM di PuntoSicuro

Quesiti o discussioni? Proponili nel FORUM!