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In Europa lo stress e' il secondo problema di salute nel mondo del lavoro

Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Rischio psicosociale e stress

05/02/2008

Una relazione dell’Osservatorio europeo dei rischi rivela che è in aumento il numero di persone esposte a rischi psicosociali sul lavoro. Più della metà delle giornate di lavoro perse è riconducibile allo stress.

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L’Osservatorio europeo dei rischi, istituito nel 2005 come parte integrante dell’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro, si è posto l’obiettivo di individuare i rischi nuovi ed emergenti e di promuovere un’azione preventiva precoce.
Per farlo, l’Osservatorio analizza le tendenze e i cambiamenti nel mondo del lavoro determinandone le principali conseguenze in termini di sicurezza e salute.
 
Nel mercato del lavoro è indubbio che in questi anni si sia assistito all’aumento del ricorso a contratti precari, all’intensificazione dell’attività lavorativa individuale, ad episodi diversi di violenza (mobbing, molestie, …) e a un crescente disequilibrio tra lavoro e vita privata. Questi fattori hanno portato ad un aumento delle situazioni di stress tra i lavoratori, come già indicato in passato da PuntoSicuro, ad esempio in relazione alle vicende dei call center o con la presentazione di pubblicazioni su questo tema (si veda, ad esempio “Stress, mobbing, burn-out”, una pubblicazione della Regione Veneto).
 
Alcuni dati, relativi alla crescita di questo fenomeno, li otteniamo dal direttore dell’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (EU-OSHA): “lo stress legato all’attività lavorativa è una delle principali sfide dell’Europa nella sfera della salute e della sicurezza sul lavoro (SSL) e il numero di persone che lamentano situazioni di disagio provocate dallo stress o aggravate dal lavoro è destinato ad aumentare nel tempo”.
 
Ma veniamo ai dati.
 
“Lo stress è il secondo problema sanitario legato all’attività lavorativa segnalato più di frequente in Europa, un problema che colpisce il 22% dei lavoratori dell’UE (2005). Dagli studi condotti emerge che una percentuale compresa tra il 50% e il 60% di tutte le giornate lavorative perse è riconducibile allo stress”.
Nel 2002 il costo economico annuo dello stress legato all’attività lavorativa nell’Unione Europea ammontava a 20 miliardi di euro: i problemi psicosociali rischiano di incidere pesantemente non solo sulla salute del singolo ma anche su quella delle aziende e delle economie nazionali.
 
La relazione dell’Osservatorio europeo, la terza di una serie di relazioni sui rischi nuovi ed emergenti, oltre a rilevare le già citate modificazioni in ambito lavorativo, con l’introduzione di nuove tecnologie, di nuovi materiali e di nuovi processi di lavoro, analizza alcuni dei rischi psicosociali più importanti.
 
- Il lavoro precario
I lavoratori con contratti precari, generalmente a basso reddito e con poche opportunità di formazione e progressione di carriera, “tendono a svolgere i lavori più pericolosi, a lavorare in condizioni peggiori e a ricevere meno formazione in materia di salute e sicurezza sul lavoro”.
L’incertezza lavorativa, legata alla precarietà, aumenta poi “in maniera esponenziale lo stress causato dall’attività lavorativa”.
 
 
 
 
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- L’intensificazione del lavoro
“Scadenze strette e un ritmo di lavoro serrato sottopongono un numero crescente di lavoratori nell’UE a un carico di lavoro elevato e a una pressione eccessiva”. Causa di stress, in questo senso, è anche la “riduzione dei posti di lavoro, il moltiplicarsi delle informazioni da gestire sul lavoro quale frutto delle nuove tecnologie di comunicazione e un volume sempre crescente di responsabilità condivise da sempre meno colleghi”.
 
- Violenza e bullismo
Il fenomeno della violenza nei luoghi di lavoro sta assumendo dimensioni sempre più preoccupanti, specialmente nei settori della sanità e dei servizi. La conseguenza può portare al “deterioramento dell’autostima, disturbi d’ansia, depressione e persino il suicidio”.
 
- Scarso equilibrio tra lavoro e vita privata
Molto lavoro e orari poco flessibili o troppo variabili portano come conseguenza un disequilibrio tra attività lavorativa e vita privata, soprattutto per le donne, che spesso sono costrette a fare “il doppio turno”: prima sul lavoro, poi a casa. Oltre il 40% dei lavoratori dell’Unione Europea con un orario di lavoro lungo dichiara di non essere soddisfatto dell’equilibrio tra lavoro e vita privata.
 
- Invecchiamento della forza lavoro
La conseguenza di un’età di pensionamento più elevata è una maggiore vulnerabilità ai pericoli derivanti da condizioni di lavoro peggiori rispetto ai dipendenti più giovani. Ai lavoratori più anziani si offrono meno opportunità di formazione permanente con conseguente aumento della pressione mentale ed emotiva.
 
Nell’aprile 2008 si terrà a Bruxelles un workshop per discutere ed esplorare nuove soluzioni pratiche per far fronte ai rischi psicosociali e nel 2009 sarà probabilmente lanciata un’indagine tra le imprese in tutti e 27 gli Stati membri dell’UE per scoprire in che modo le organizzazioni del settore pubblico e privato fanno fronte ai rischi psicosociali.
 
Ridurre lo stress legato all'attività lavorativa e i rischi psicosociali non è solo un imperativo morale, bensì anche un dovere del legislatore: lo stress influisce fortemente sulla salute e sulla redditività di noi tutti (si veda “I problemi dello stress sul lavoro: quale la via “necessaria” verso l’affermazione del benessere sul luogo di lavoro?”).
 
È possibile consultare on line la relazione “Le previsioni degli esperti sui rischi psicosociali emergenti relativi alla sicurezza e alla salute sul lavoro” (formato PDF, 215 Kb) o collegarsi al sito dell’Agenzia europea per saperne di più su stress e lavoro.



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