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Mozziconi di sigaretta, un rifiuto tossico radioattivo dimenticato

Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Ambiente

08/02/2010

Dai posaceneri al primo posto tra i rifiuti raccolti in strada: i mozziconi di sigaretta guadagnano il titolo di nuovi inquinanti cancerogeni.

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“Una volta abbondavano nei posaceneri di case e locali, oggi, come conseguenza delle norme di limite al fumo e della scarsa cultura sociale, sono al primo posto tra i rifiuti raccolti in strada, e stazionano indisturbate negli ambienti più vari: le “cicche” di sigaretta si sono guadagnate così il titolo di nuovi inquinanti.”

Inizia così la presentazione dei risultati di un’interessante analisi, proposta per la prima volta in Italia, e che ha per oggetto le “cicche” di sigaretta quale rifiuto tossico dimenticato, presentata in occasione del Convegno "L'impatto ambientale del fumo di tabacco. Le “cicche” di sigaretta: un rifiuto tossico dimenticato" organizzato dall’ENEA il 21 gennaio scorso.


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Finora lo studio dei danni prodotti dal fumo ha riguardato esclusivamente i prodotti della frazione fumata e i danni per la salute dell’uomo. I dati non sono assolutamente confortanti: in Italia ogni anno sono 83.000 i decessi per danni da fumo e 3000 quelli per fumo passivo, contro i 5000 per incidenti d’auto.

E la causa sono gli oltre 4000 elementi tossici e nocivi residui della combustione della sigaretta, come racconta Vincenzo Zagà (AUSL di BolognaSITAB): “Un argomento sicuramente misconosciuto o sconosciuto del tutto è la presenza di sostanze radioattive nel fumo di tabacco. La sostanza radioattiva in questione è il Polonio 210 che emette radiazioni alfa. È un elemento cancerogeno altamente cancerogeno e che provoca e causa praticamente molti danni e soprattutto responsabile, il maggior responsabile della cancerogenesi soprattutto a livello polmonare. Pensate che il danno biologico per esempio di un fumatore che fuma 20 sigarette al giorno per un anno equivale al danno biologico di 300 radiografie, ed è una cosa veramente allarmante, che sia i medici che la popolazione in generale dovrebbe conoscere.”

Il filtro e la parte che rimane incombusta, in realtà raccolgono il 50% delle sostanze nocive e degli elementi tossici sprigionati dalla combustione di una sigaretta. Ma se il fumo, attivo e passivo, è considerato agente cancerogeno, perché la “cicca” no?

Ed inoltre, quale impatto ambientale può provocare una piccola “cicca” di sigaretta buttata a terra?

È una questione di numeri! Se il carico nocivo di una singola “cicca” è basso, occorre invece calcolare l’impatto dei 72 miliardi di “cicche” prodotte ogni anno in Italia dai 13 milioni di fumatori, che significano circa 195 milioni di “cicche” al giorno gettate nell’ambiente insieme al loro carico inquinante, e ad un quantitativo di cenere di circa 3600 tonnellate l’anno. Un disastro per il nostro ambiente!

Oltre l’inquinamento indoor, il decoro urbano, i pericoli del fumo alla guida; infatti l’impatto ambientale del contenuto nocivo delle “cicche” abbandonate in strada, in mare, sulle spiagge e nei luoghi naturali, è preoccupante così come la loro raccolta e smaltimento… anche se trasportate nella normale discarica i mozziconi continuano ad inquinare! La proposta di una nuova raccolta differenziata per le “cicche” è un invito alla responsabilità e alla salvaguardia dell’ambiente che una società civile moderna non può non considerare!

L'impatto ambientale delle “cicche” di sigaretta

Accendere una sigaretta significa immettere in ambiente più di 4000 sostanze chimiche ad azione irritante, nociva, tossica, mutagena e cancerogena. Una parte di queste sostanze chimiche resta nel filtro e va a contaminare quella parte di sigaretta non fumata che comunemente chiamiamo “cicca” o mozzicone. Nelle “cicche” quindi è possibile trovare moltissimi inquinanti: nicotina, benzene, gas tossici quali ammoniaca e acido cianidrico, composti radioattivi come polonio-210, e acetato di cellulosa, la materia plastica di cui è costituito il filtro.

Sulla base della normativa inerente la classificazione ed etichettatura delle sostanze pericolose le “cicche” di sigarette dovrebbero essere classificate come un rifiuto pericoloso per l’ambiente e come tale trattate. Contrariamente a questo principio, invece, le “cicche” vengono immesse in ambiente senza nessun criterio e nessuna precauzione. A conferma di tale comportamento una recente ricerca delle Nazioni Unite ha messo in evidenza che le “cicche” sono nettamente al primo posto nella top-ten dei rifiuti che soffocano il Mediterraneo. Inoltre le “cicche” di sigaretta non spente, buttate o abbandonate in ambiente esterno o in casa, possono provocare incendi in casa o di boschi.

Lo studio ENEA - AUSL di Bologna presentato da Carmine Lombardi, Giuliana Di Cicco, Vincenzo Zagà mette proprio in evidenza il potenziale nocivo delle “cicche” di sigarette. Il lavoro valuta il carico inquinante delle “cicche” di sigaretta sul territorio italiano, argomento sul quale esiste un vuoto culturale e normativo. In effetti il carico nocivo di ogni “cicca” è basso (dell’ordine di milligrammi): il fattore che  amplifica il problema è proprio l’elevato numero di “cicche” prodotte. La valutazione si basa sul numero di fumatori (13 milioni), sul numero medio di sigarette fumate da ogni fumatore (15 sigarette al giorno), sui quantitativi di alcuni agenti chimici presenti in ogni “cicca” e sul numero complessivo di “cicche” immesse in ambiente ogni anno (72 miliardi di “cicche”/anno).

Riassumendo, tenuto conto del potere filtrante dell’acetato di cellulosa (filtro) è possibile affermare, che il carico nocivo immesso in ambiente con le “cicche” è rilevante:

sostanza
carico nocivo immesso in ambiente
in un anno
Nicotina 
324 tonnellate
Polonio-210
1872 milioni di Bq
 Composti organici volatili
1800 tonnellate
Gas tossici
21,6 tonnellate
Catrame e condensato
1440 tonnellate
Acetato di cellulosa
12240 tonnellate
  
Altro aspetto da considerare – più strettamente sanitario - è legato alla possibile ingestione di “cicche” da parte dei bambini di età inferiore a 6 anni, una fascia di età in cui i bambini tendono ad esplorare attivamente il mondo che li circonda.

Lo studio sottolinea ancora che non esistendo  normative nazionali che ne limitino la dispersione in ambiente, ma solo singole iniziative da parte di alcuni comuni, la maggior parte delle “cicche” imbrattano i marciapiedi e il suolo, o finiscono nelle fogne e nelle acque superficiali contaminandole. Da tutto questi fattori emerge l’opportunità di classificare le “cicche” come un rifiuto tossico per l’ambiente e trattarle come tale.

I comuni, gli amministratori locali, i datori di lavoro – concludono i ricercatori- dovrebbero non solo emanare norme di comportamento,  ma anche installare, in analogia a quanto previsto per altre tipologie di rifiuti, appositi raccoglitori per le “cicche”. Inoltre è importante sensibilizzare i cittadini e soprattutto i giovani, al rispetto della propria e altrui salute.

Questo significa che il problema delle “cicche” va affrontato da vari punti di vista, coinvolgendo diversi attori e notevoli risorse finanziarie. La sua risoluzione comunque è legata intimamente al modo di agire dei fumatori. Infatti, solo con una riduzione del loro numero e con un comportamento consapevole di questi soggetti è possibile ridurne l’impatto ambientale.

Infine, è utile ricordare che l’Agenzia per la protezione dell’ambiente della California ha classificato il fumo di tabacco come un inquinante tossico dell’aria. Poiché le “cicche” contengono gli stessi prodotti chimici presenti nel fumo è quanto mai evidente l’opportunità di classificare le stesse come prodotto tossico per l’ambiente. Inoltre, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, OMS, definisce il fumo come la principale causa mondiale di malattia e di morte prevenibile. In Italia ogni anno oltre 80.000 persone vengono uccise dai prodotti delle combustione del tabacco, soprattutto sigarette.
 
Fonte: ENEA



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