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D.Lgs. 81/2008: la valutazione dei rischi negli istituti scolastici

La valutazione dei rischi psicosociali in ambiente scolastico. I ruoli istituzionali, i problemi del burnout, le definizioni e i consigli sul come affrontare lo stress lavorativo nel DVR. A cura di V.L.D'oria. Prima parte.

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PuntoSicuro aveva garantito, in precedenti articoli dedicati alla scuola, di tenere alta l’attenzione sui problemi psicofisici tra gli insegnanti, problemi di cui non c’è spesso sufficiente consapevolezza sia nella società che nella scuola stessa.
Presentiamo dunque un nuovo documento scritto da Vittorio Lodolo D'Oria, medico specialista che si occupa di Disagio Mentale Professionale (DMP) negli insegnanti dal 1998 e che è componente del Collegio Medico della ASL Città di Milano per il riconoscimento dell' inabilità al lavoro per causa di salute.
 
 
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Il documento si intitola “Valutazione dei rischi psicosociali in ambiente scolastico: analisi e gestione nel documento di valutazione dei rischi” e affronta diversi temi relativi ai rischi dello stress lavoro correlato nella scuola, agli interventi di prevenzione e alla compilazione e gestione del DVR.
 
Nella premessa si affrontano le basi normative, scientifiche e i ruoli istituzionali individuati dalla normativa. Ad esempio si ricorda che gli “Uffici Scolastici Regionali sono tenuti (ai sensi dell’art. 6 comma 1 del DM 382/98) a provvedere alla formazione dei dirigenti scolastici e dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza perché, a loro volta, pongano in essere tutte le necessarie azioni di prevenzione e gestione del DMP (a vantaggio dei lavoratori, dell’utenza e di tutto l’ambiente scolastico)”.
 
Successivamente l’autore entra nel vivo del tema affrontando “il logoramento psicofisico degli insegnanti nella letteratura scientifica internazionale”, un capitolo che affronta il tema dello stress, del burnout e delle cause di questo nel corpo docente.
 
Riguardo al burnout D’Oria ricorda che non è ancora contemplato nella classificazione delle patologie psichiatriche DSM-IV (Diagnostic and Statistical Manual of mental disorders) presumibilmente per diversi motivi:
- “perché studiato primariamente dal punto di vista sociale anziché fisio-patologico”, come sostenuto da alcuni autori;
- per la “pretesa di voler definire compiutamente gli aspetti sociali, eziologici, psicopatologici, e i fattori di rischio” prima di arrivare a parlare di “sindrome” e di “trattamento terapeutico”.
Ma l’autore ipotizza che questo avvenga anche per “il timore di dover ammettere l’esistenza di una piaga dalle gigantesche proporzioni, sia per il numero di individui a rischio (nel solo settore dell’istruzione il rapporto insegnanti/abitanti in un paese avanzato oscilla tra 1/50 e 1/70), sia per l’impatto sociale che questa ”ammissione” comporterebbe sui giovani, sulle loro famiglie e sull’opinione pubblica”.
Tuttavia il problema del mancato riconoscimento di questa sindrome da parte della comunità medico-scientifica continua a rendere più difficile la comprensione della dinamica d’insorgenza del quadro e una qualunque attività di prevenzione.
 
Nel capitolo dedicato allo stress lavoro correlato, secondo quanto indicato nell’art. 28 del Decreto legislativo 81/2008, si sottolinea che la definizione della Commissione Europea stabilisce che lo “stress legato al lavoro è uno schema di reazione emotiva, cognitiva, comportamentale e psicologica agli aspetti conflittuali e nocivi dei contenuti del lavoro, dell’organizzazione del lavoro, dell’ambiente di lavoro. Lo stress è causato da una scarsa corrispondenza tra il nostro ruolo al lavoro e fuori dal lavoro e dal non avere un ragionevole grado di controllo sul nostro lavoro e sulla nostra vita”.
Attraverso un’altra definizione, quella di malattia correlata al lavoro - “malattia che ha un’origine multifattoriale, cioè può essere provocata o aggravatala un’azione combinata di più cause, individuali o ambientali, presenti in ambiente professionale o extraprofessionale” – si può tuttavia dire che “lo stress lavoro correlato non è solamente la tensione che deriva dal lavoro svolto, ma la sommatoria dello stress da lavoro e dello stress che ciascun individuo possiede e porta con sé sul lavoro”.
Dunque “il controllo della salute del lavoratore non può dunque ridursi alla valutazione del rischio professionale, ma – a maggior ragione nelle helping profession come quella degli insegnanti – deve contemplare l’analisi dell’influenza di tutte le variabili succitate perché l’individuo raggiunga la piena consapevolezza dei limiti e rischi individuali”.
 
Ma veniamo ad uno dei temi focali di questo intervento: come affrontare lo stress lavoro correlato (rischi psicosociali) nel DVR.
 
D’Oria indica che “affrontare lo stress lavoro correlato richiede un approccio sistematico, che include la valutazione dei rischi e un monitoraggio continuo dell’ambiente scolastico attraverso il ricorso a specifici indicatori”.
Innanzitutto occorre aumentare la consapevolezza del rischio psicosociale legato alla professione cercando di generare:
- “conoscenza del rischio oggettivo di usura psicofisica per gli insegnanti (helping profession);
- consapevolezza sul fatto che sul predetto rischio incidono variabili individuali da monitorare;
- condivisione quale risposta positiva per diminuire l’isolamento personale durante il disagio;
- cultura sulla giusta risposta e gestione del DMP da parte di dirigente e insegnante”.
La consapevolezza dei rischi professionali e individuali permetterà al lavoratore “di effettuare un monitoraggio costante sui livelli di stress, affrontando lo stesso mediante condivisione del disagio esperito anziché il ritiro sociale e l’isolamento”.
 
Inoltre per un’azione idonea contro lo stress lavoro correlato sarà necessario:
- “illustrare fonti di rischio personali, segni e sintomi del DMP per monitoraggio e autocontrollo;
- illustrare e monitorare fonti di rischio professionali, segni e sintomi per riconoscimento DMP;
- attuare prevenzione di I livello: informazione di tutti i lavoratori sui rischi psicosociali specifici”;
- attuare prevenzione di II livello: formare Dirigente Scolastico (DS), RLS, RSPP, RSU, Medico Competente e “spazio d’ascolto DMP”;
- “attuare prevenzione di III livello: illustrare al DS il ricorso appropriato all’accertamento medico;
- individuare specifici indicatori di rischio nell’ambiente scolastico ed eseguirne monitoraggio”.
 
Nella seconda parte della presentazione di questo documento di D’Oria approfondiremo quanto scrive in relazione agli interventi di prevenzione del Disagio Mentale Professionale, interventi che, come abbiamo appena visto, potranno essere di primo, secondo e terzo livello.
 
 
 
 
 
Tiziano Menduto



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